Cobra Kai: la Recensione della Stagione 4

Cobra Kai si conferma un'ottima serie di intrattenimento

Tornano i protagonisti di Cobra Kai alle prese con il torneo dell’All Valley

Alla fine della terza stagione, Cobra Kai ci aveva lasciati con l’inaspettato sodalizio di Johnny Lawrence e Daniel LaRusso, pronti a battersi contro Kreese e il suo Cobra Kai in occasione del torneo dell’All Valley. Ed è proprio da qui che questa quarta stagione riparte.

In molti erano scettici sulla piega che i nuovi episodi avrebbero potuto prendere, perché già nei precedenti ci si era spinti oltre nel raccontare in maniera approfondita i personaggi e le loro storie; il rischio era di esaurire tutto quello che si poteva dire. Eppure, così non è stato, e ci siamo ritrovati con una stagione ricca di colpi di scena, che ha saputo reinventarsi senza stravolgere la propria struttura narrativa. Se, prima, le vicende ruotavano principalmente intorno agli adolescenti e al loro mondo, adesso viene dato maggior spazio agli adulti protagonisti, focalizzandosi non solo sulla loro rivalità, ma andando oltre ed esplorando ancor di più le loro debolezze e i loro punti di forza. L’introduzione del personaggio di Terry Silver, ad esempio, è servita senz’altro a farci vedere il lato più nascosto e aggressivo di LaRusso, finora strenuo paladino della filosofia pacifista, contribuendo ad accrescerne la caratterizzazione. Insomma, non è stato inserito solo al mero scopo di suscitare nello spettatore l’ormai abusato effetto nostalgia.

La quarta stagione di Cobra Kai è senz’altro più matura, cresce e si evolve insieme ai giovani protagonisti, che stanno pian, piano abbandonando i panni di liceali e iniziano a interrogarsi sul proprio futuro, sulla scelta del college e su come superare gli ostacoli che la vita pone loro davanti. Meno scazzottate impulsive e più momenti di riflessione, quindi, ma senza dimenticare l’epico torneo finale, dove le azioni e i movimenti ci catturano completamente, rendendo omaggio alla straordinaria disciplina che è il karate. Ed è proprio durante il torneo che abbiamo i colpi di scena più belli, dando la possibilità anche ai personaggi secondari di emergere sempre di più e mettersi in discussione.
L’aver rimescolato le carte, infatti, darà sicuramente modo agli sceneggiatori di esplorare nuovi orizzonti nella quinta stagione, che a questo punto probabilmente sarà meno scontata di quanto potremmo aspettarci.

Perché guardare Cobra Kai

Uno dei tanti pregi di Cobra Kai, sta nell’essere una serie che abbraccia indistintamente tutte le generazioni, dai fan di Karate Kid, ai ragazzi che si approcciano per la prima volta a questo mondo. Genitori e figli si guardano allo specchio e imparano vicendevolmente dai propri sbagli, dialogando, voltandosi le spalle e ritrovandosi ancora. Dinamiche che tutti noi abbiamo vissuto e in cui possiamo riconoscerci.

Cobra Kai ci insegna che non è mai tutto bianco o tutto nero, ma il segreto sta nel trovare l’equilibrio tra le due parti. Come direbbero I Cani, “i cattivi non sono cattivi davvero […] ma anche i buoni non sono buoni davvero”, infatti non a caso ci vengono sempre mostrare le ragioni per cui i villain si comportano in un determinato modo, così come i buoni hanno punti oscuri che vengono alla luce, in un continuo ribaltamento del punto di vista. L’aver scelto lo stesso Johnny Lawrence, il perdente e bullo di Karate Kid, come protagonista della serie ha contribuito a dare ricchezza al personaggio e alla serie, andando in controtendenza rispetto a come solitamente vengono dipinti i cattivi in film e serie tv.

Con la sua sagace ironia – pur sempre nel rispetto delle diversità -, le schitarrate anni ’80 e tanto sano fanservice, sarà impossibile non rimanere catturati dal microcosmo che è Cobra Kai.
Unico neo di questa stagione, la scarsa prestazione attoriale di Griffin Santopietro nei panni di Anthony LaRusso, figlio di Daniel. Sebbene, infatti, la sua storyline sia interessante e ben costruita, la sua interpretazione decisamente non conquista.

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