Daybreak recensione serie tv Netflix
Immaginate di essere seduti sul divano, intenti a sfogliare l’enorme catalogo di Netflix alla ricerca di qualcosa da vedere. Il vostro sguardo si posa su Daybreak, la nuova serie tv teen di Netflix che apparentemente sembra ricalcare l’ormai abusato genere zombie. Passate avanti. Ma in fondo siete stanchi e dopo una lunga giornata di lavoro volete qualcosa di leggero che vi tenga svegli per giusto per 40 minuti prima di cadere in un sonno profondo. Quindi tornate indietro e cliccate ok.
Daybreak fin dal trailer trasudava trash e americanata teen ma dietro questa sua maschera nascondeva qualcosa di più. La serie è ispirata all’omonima graphic novel di Brian Ralph e ruota intorno alla vita di Josh (Colin Ford) costretto a vivere in un mondo post apocalittico dopo che un’attacco nucleare ha completamente spazzato via la popolazione adulta del pianeta, ormai dominato solamente dai teenager organizzati in folli gruppi in diverse aree della città di Glendale. I pochi adulti sopravvissuti si sono trasformati in Ghoulie, simili agli zombie, si nutrono di carne umana, sono attirati dal sangue e ripetono in continuazione l’ultima frase pronunciata prima della fine del mondo. Josh è alla disperata ricerca della sua amata Sam Dean (Sophie Simnett) (citazione a Supernatural?) e durante il suo viaggio incontrerà e stringerà amicizia con gli altri co-protagonisti della serie, Angelica (Alyvia Alyn Lind) la ragazzina piromane dal vocabolario colorito, Wesley (Austin Crute), un ex bullo che dopo l’apocalisse ha votato la sua vita al kung-fu diventando un ronin solitario (WAT?) e molti altri.
Daybreak non punta ad emergere come nuova serie capolavoro dell’anno ma riesce comunque a catturare lo spettatore con alcuni espedienti decisamente interessanti. Josh rompe continuamente la quarta parete, rivolgendosi ed interrogando lo spettatore in più occasioni, inoltre diversi episodi hanno una loro caratteristica particolare come l’episodio 5 con intermezzi in versione anime o l’episodio in cui tutta la serie sfonda la quarta parete diventando una serie girata dentro la serie e così via. Le citazioni alla cultura pop e nerd poi arrivano a profusione. Bande ispirate al mondo di Mad Max, a quello delle amazzoni di Wonder Woman e poi action figures di Lanterna Verde, GI Joe, Rainbow Six Seige, Magic The Gathering, Carte Pokémon e chi più ne ha più ne metta. (Sul serio vi sfido a trovarle tutte) La stessa Netflix si autocita mostrando il logo di Netflix in un episodio.
Nonostante la forte vena umoristica ed alcune scene decisamente al limite del trash (come un carlino mutato gigante che tenta di accoppiarsi con un ragazzo) non mancheranno alcuni momenti splatter e scene particolarmente serie in cui vengo affrontate tematiche come la morte e la discriminazione, che risaltano con forza ancora maggiore in questo calderone di battute, nosense voluto e demenzialità. Da segnalare inoltre la presenza di Matthew Broderick nel ruolo del preside Burr, il cameo di Joe Manganiello ed una fino ad’ora a me sconosciuta Krysta Rodriguez nel ruolo della Signora Crumble, la cui prova attoriale mi ha positivamente sorpreso insieme a quella delle giovane Angelica (Alyvia Alyn Lind).
Per darvi un ulteriore metro di giudizio vi basti sapere che la serie è ideata e diretta da Brad Peyton, si proprio quello di San Andreas, Rampage e Incarnate, che di certo non sono capolavori ma che comunque sono i classici film “ignoranti” da Venerdì sera con amici. Daybreak esce quindi vincitore con 10 episodi (che forse potevano essere 8) divertenti, leggeri e piacevoli da guardare, con un finale semi aperto che lascia le basi per una possibile stagione 2.