Il remake di Dead Space è pronto a spaventarvi ancora una volta!
Solo qualche settimana fa eravamo alle prese con The Callisto Protocol, horror spaziale di ultima generazione fortemente ispirato alle spaventose avventure di Dead Space.
Pur avvicinandocisi nelle atmosfere, il titolo creato da uno degli ex autori di Dead Space, non riusciva a replicarne il successo, perdendo così l’occasione di colmare quel vuoto lasciato negli anni dal titolo di EA.
Fortunatamente per noi però a salvare la situazione ci penserà proprio l’originale Dead Space, con un remake che promette di dare nuova vita al titolo del 2008, non solo con una nuova ed affascinante veste grafica, ma con tutta una serie di accorgimenti e modifiche per rendere Dead Space appetibile anche a chi ha già vissuto sulla sua pelle gli orrori della Ishimura.
Versione Testata: Xbox Series X
Avviato il gioco ci troviamo di fronte ad un remake che segue in maniera abbastanza fedele il titolo originale. Rispondendo ad una richiesta di soccorso da parte della USG Ishimura, una nave trivella planetaria, l’ingegnere spaziale Isaac Clarke e la sua squadra si trovano catapultati in un vero incubo quando saliti a bordo della Ishimura scopriranno che gran parte dell’equipaggio è stato brutalmente ucciso da una specie di parassita alieno che occupa e trasforma i corpi dei suoi ospiti.
Toccherà quindi ad Isaac Clarke porre un freno all’avanzata dei letali Necromorfi e scoprire la causa che ne ha scatenato la follia omicida sulla nave.
Il remake di Dead Space mantiene quindi intatta la formula originale andando però ad operare alcune modifiche sostanziali al racconto, senza snaturarne o cambiandone i risultati ma approfondendo il racconto con la riscrittura di alcuni personaggi, così come lo stesso Isaac, che adesso è diventato un personaggio “parlante” contrariamente a quanto avvenisse nel 2008. Anche i vari text e audio log sono stati arricchiti di dettagli e in generale la storia appare molto più chiara e diretta al giocatore, che potrà scoprirne di più dietro la dilagante comparsa dei necromorfi e le cause che ne hanno favorito la proliferazione.
Uno dei punti chiave di Dead Space è da sempre l’esplorazione della Ishimura e tutto quello legato ad essa.
Qua ci troviamo di fronte ad una sorta di workout che seguendo la progressione fedele a quanto avveniva in passato concede al giocatore una maggior libertà ed una spinta esplorativa che alleggerisce il backtraking e lo premia con maggiore soddisfazione. L’introduzione del livelli di sicurezza permette di sbloccare nuove aree man mano otterremo nuovi permessi, che ci garantiranno l’accesso a nuovi percorsi o stanze sigillate, vere e proprie loot room ricche di risorse e munizioni.
Continuando la carrellata delle novità, la più grossa per quanto riguarda l’impatto ludonarrativo è da ricercarsi nelle missioni secondarie. Si tratta di un’introduzione abbastanza importante che aggiunge un ulteriore strato narrativo alla struttura di Dead Space e che ci spingerà ad esplorare con minuziosità la nave per portare a termine queste nuovi incarichi. E come se non bastasse EA Motive è andata ad aggiungere anche un finale extra, sbloccabile completando il New Game + e che apre la strada al possibile remake del secondo capitolo di Dead Space.
Leggi anche: The Callisto Protocol – La Recensione.
A livello di gameplay Dead Space Remake funziona grossomodo come l’originale. In generale sono stati apportati piccoli accorgimenti qua e là, ma il “feel” giocando è lo stesso del 2008.
Ci ritroviamo fra le mani quindi un ottimo survival horror con un gunplay che si basa soprattutto sullo smembrare e rendere inefficaci i necromorfi il più rapidamente possibile. Nostra fedele alleata la plasma gun, una pistola in grado tranciare le articolazioni dei nemici, così da bloccarne i movimenti, e magari lanciandoglieli contro utilizzando i poteri cinetici della tuta di Isaac.
Le prime ore di gioco sono forse quelle più cariche di tensione proprio perché saremo in possesso di una sola arma e di munizioni contate, trasmettendo al giocatore quel senso di inadeguatezza rispetto alla situazione che ogni buon titolo horror dovrebbe avere. Man mano che avanzeremo e il nostro arsenale si espanderà questa sensazione verrà assottigliata, sebbene le situazioni di pericolo e sconforto non manchino mai.
In questa riedizione di Dead Space EA Motive è andata ad introdurre un ingegnoso sistema chiamato Intensity Director, che in maniera del tutto randomica dinamizza la tensione del giocatore in base agli eventi, giocando con il sonoro, con il sistema di illuminazione o facendo apparire nemici dove non dovrebbero più esserci.
L’Intensity Director è una chicca veramente interessante e che abbiamo avuto modo di apprezzare durante l’avventura di Isaac. In più di un occasione ci è capitato di assistere a situazioni apparentemente tranquille rese più drammatiche da urla improvvise dietro di noi, o dallo sfliccherio dei neon mentre percorrevamo un corridoio, quasi ad annunciare l’arrivo di qualcosa di pericoloso. Per quanto funzioni bene e riesca mantenere alta la pressione sul giocatore, in più di un occasione ci siamo trovati di fronte a situazioni completamente sbagliate, come la comparsa di nemici dopo un caricamento ad un save point, o all’interno delle safe zone, le aree sicure disseminate qua e là fra i corridoi della Ishimura.
Una cosa che invece resta legata al passato è il suo gunplay che viaggia a braccetto con un’intelligenza artificiale non proprio brillante dei nemici. Questo comporta che spesso e volentieri per superare certe situazioni, basterà indietreggiare e sparare ai nemici riuscendo così ad abbatterli senza rischiare troppo, proprio come avveniva nell’originale.
Oggi come allora Dead Space deve gran parte del suo fascino al comparto grafico, che in questa edizione targata 2023 va a sfruttare a piene mani tutte le potenzialità del Frostbite, con un remake che ricostruisce da zero l’avventura di Isaac.
A beneficiarne è sicuramente il sistema di illuminazione e tutta la componente dedicata all’effettistica, che al netto di una grafica iper dettagliata nei modelli strutturali, rendono vive le ambientazioni, con i giochi di luci, gli sbuffi di vapore o la nebbia che satura alcune stanze, o le decine di spie che illuminano corridoi completamente oscurati. La resa dei materiali, i riflessi delle superfici metalliche o ancora le scie di sangue che portano a stanze completamente corrotte dal passaggio dei necromorfi, l’effetto orrorifico è sempre garantito anche quando meno ve lo aspettate.
Le scene di morte poi guadagnano un dettaglio prima irraggiungibile e sarà un piacere per gli amanti dello splatter assistere alle varie sequenze in cui verremo fatti a pezzi dei vari nemici.
L’assenza di ogni qualsivoglia di interfaccia grafica o l’hud integrato nella tuta e nelle armi sono un’ulteriore dettaglio volto ad immergere il giocatore nelle vicende, scremando in toto qualsiasi altro elemento di disturbo.
È presente poi una doppia modalità grafica, una che predilige la qualità (con tanto di supporto al ray tracing), l’altra che punta su un frame rate stabile. Per quanto la seconda sia quella più appetibile e il compromesso migliore per giocare a Dead Space, cedere alle velleità grafiche è un peccato che vale la pena concedersi.
Ma la grafica non sarebbe nulla senza il supporto di un audio di altrettanto livello.
Se alla grafica va il merito di trasportare il giocatore nell’inferno della Ishimura, il sonoro agisce ad un livello di subconscio, instillando nel giocatore il seme della paura. Dalle rumori metallici della nave, ai versi soffocati dei necromorfi che ci osservano segretamente attraverso le condutture, o le ansiogene fasi sorde durante la gravità zero, ogni singolo suono fa scattare sull’attenti il giocatore, in un’esperienza uditiva che punta tutto sulla tridimensionalità del suono e che da il meglio di sé se giocato con un buon paio di cuffie, così da coglierne a pieno il potenziale.
Anche il doppiaggio in italiano contribuisce a completare ulteriormente un’opera che punta tutto sull’immedesimazione del giocatore in quella che è una delle più iconiche avventure di stampo horror fantascientifico.
Avevamo grandi aspettative su Dead Space Remake, ed era impossibile deluderle dato il materiale di partenza. EA Motive ricostruisce da zero un classico del genere survival horror, e lo fa mantenendosi più che mai fedele all’originale, andando però ad apportare le doverose modifiche laddove era necessario, non solo grafiche ma anche numerose aggiuunte a livello narrativo nel flow esplorativo, elevando e modernizzando diversi aspetti del gameplay. L’Intensity Director è una piacevole aggiunta che però merita di essere rivista e perfezionata, magari proprio nel remake del secondo capitolo, così come alcuni elementi legati al gunplay e all’IA, forse gli unici aspetti rimasti troppo fedeli al passato. Per il resto Dead Space Remake non solo è un’ottima occasione per i nuovi giocatori per recuperare uno degli horror più iconici del panorama videoludico di sempre ma anche per i fan di riscoprire uno dei loro giochi preferiti che ritorna sulle scene con diverse novità al seguito.