Sarete capaci di sopravvivere ai disastri naturali di Disaster Report 4?
Devo essere sincero: non avevo mai messo mano alla serie di Disaster Report nonostante ne fossi sempre stato stranamente attratto. Mi piace dare la colpa al fatto che si tratta di una serie di nicchia e semi sconosciuta già ai tempi di PlayStation 2, deturpata ulteriormente da una serie di adattamenti occidentali poco felici per portarli da noi.
Con l’uscita però del quarto capitolo, posticipato negli anni da un susseguirsi di infauste congiunzioni astrali poco favorevoli, come il terremoto del 2011 che colpì duramente il Giappone, ho deciso che fosse arrivato il momento di soddisfare questo mio desiderio masochistico, coltivato nel tempo fino ad oggi.
Allora mettetevi comodi ed iniziamo a parlare di Disaster Report 4: Summer Memories, disponibile su PlayStation 4, Nintendo Switch e PC dal prossimo 7 Aprile.
Versione Testata: Nintendo Switch
Che cosa farebbe Gesù?
C’è da dire che raccontare di un gioco a tema catastrofico, durante questo periodo di pandemia, non sia certo l’argomento migliore. E anche trovarsi ad affrontare un titolo del genere, dopo giorni di reclusione forzata, ha contribuito a rendere questi giorni ancora più pesanti da sopportare, tanto da desiderare ogni singolo secondo la fuga sulla più rilassante isola di Animal Crossing.
Quella di Disaster Report 4: Summer Memories però è una storia che solitamente non si trova nei videogiochi, o almeno non ne è il punto focale. Un tema, quello dei terremoti, che tocca da vicino tutti, ma in particolar modo il popolo giapponese, che ne gli anni hanno dedicato le più svariate produzioni a questo tema (ci piace citare anime come The Day The Earth Moved o Tokyo Magnitude 8.0). Ci troviamo quindi di fronte ad uno “slice-of-life” a tema catastrofico, nel quale il protagonista (con la possibilità di sceglierne sesso e caratteristiche fisiche) dovrà affrontare un terremoto distruttivo che segnerà per sempre la sua vita e quella di centinaia di persone.
Fra situazioni al limite del prodotto “educational” (non così rari in Giappone) e la fan fiction, dovremo fare il possibile per scappare dalla città messa in ginocchio dalle continue scosse, decidendo se dedicare o no le nostre forze ad aiutare gli altri o pensare solo a noi stessi.
Disaster Report 4 ci metterà subito di fronte a numerose scelte morali, che alla stregua di un libro game apriranno la strada a più scenari e a diversi finali. Sarà stata l’enfasi del momento, o l’empatia provata verso i protagonisti essendomi trovato a mia volta in passato in una situazione simile (storie di vita vera), la mia run si è svolta in totale devozione del più debole e bisognoso, prodigandomi a diventare il factotum della città e a compiere sempre la scelta giusta in base alla situazione e guadagnando punti moralità per le buone azioni compiute.
Questo ha aperto la strada a determinate situazioni e dialoghi che non sempre hanno rispecchiato le aspettative, creando situazioni illogiche né tanto meno credibili. Il problema sorge quando i temi trattati, come la disperazione delle persone o l’egoismo della natura umana, si scontrano a muso duro con svolte surreali o a tratti grottesche che sminuiscono di colpo il messaggio del gioco.
City Escape
Disaster Report 4 non brilla di certo per chissà quale qualità narrativa, ma queste situazioni ne abbassano ulteriormente l’efficacia comunicativa, finendo per far emergere un lato non-sense che spesso troviamo in altre produzioni giapponesi. Ma se in altri casi, ci viene da pensare a quello di Yakuza, le variazioni sul tema funzionano e servono per staccare la spina da una storia “pesante” (in termini di racconto), qua il risultato è completamente l’opposto, con l’ulteriore rischio di far perdere quel poco interesse che si può avere nel gioco.
Disaster Report è di base un adventure, ma si sviluppa come puzzle game ambientale. A noi non viene offerto il minimo aiuto, lasciando le scelte da fare a discrezione del giocatore, sebbene esista uno schema invisibile di sequenze ed eventi da far scattare, magari raggiungendo un determinato luogo o parlando con personaggi chiave. Ogni area della città avrà luoghi da esplorare, oggetti da raccogliere ed usare come merce di scambio, o personaggi con i quali interagire per scoprire informazioni od ottenere indizi su cosa fare.
Non sempre però la lettura dello “stage” è chiara, ed è facile finire a girare a vuoto perché si è mancato ad esempio qualche oggetto fin troppo nascosto (e mal segnalato dal gioco). Ad amplificare il senso di pericolo ed abbandono di Disaster Report ci pensano poi delle semplici meccaniche che vanno ad intaccare lo stato del nostro protagonista. Dovremo infatti sempre tenere sottocchio alcune statistiche, come la disidratazione, la fame o la necessità di andare in bagno. Tutte queste esigenze vanno ad aumentare lo stato di stress del personaggio, che sarà più vulnerabile e più soggetto a finire coinvolto in un incidente durante le scosse di terremoto. Potremo quindi affidarci ad un tasto per accucciarci ed evitare di cadere e farci male. Sotto stress invece il personaggio tenderà ad inciampare più spesso con una risposta ai controlli meno precisa ed affidabile.
Il gioco però è tutto qua. Ogni tanto ci troveremo alla guida di qualche veicolo per raggiungere un determinato luogo, o dovremo affrontare una zona allagata a bordo di un gommone, ma si tratta di brevi passaggi che al posto di aggiungere varietà, rendono il gameplay di Disaster Report un accozzaglia di meccaniche legnose dalle quali desidererete fuggire presto, più del terremoto.
Disaster Report abbozza anche delle dinamiche stealth, legate ad una porzione di storia nella quale verremo fatti prigionieri da alcuni malviventi. Se anche in questo caso le intenzioni sono lodevoli, è nello svolgimento e nella resa che troviamo lo scoglio più grosso, finendo per mettere in scena l’ennesima sequenza strampalata e priva di credibilità.
Una volta completata l’avventura (circa 10/15 ore in base alle scelte effettuate), sarà possibile caricare il salvataggio dei nostri progressi ed accedere ad una sezione post game, rilasciata in precedenza come DLC. Questo nuovo contenuto si svolgerà diversi mesi dopo la storia principale, dopo che siamo riusciti ad abbandonare la città per metterci in salvo. Il nostro ritorno ci vedrà tornare sui luoghi del disastro, ora in lenta ripresa, ed incontrare nuovamente alcuni dei nostri compagni di disavventura scoprendo così cosa è successo in questo lasso di tempo dalla nostra partenza.
A peggiorare le sorti di un gioco che a stento riesce a raggiungere la sufficienza per una serie di scelte poco felici e una struttura che già 10 anni fa puzzava di vecchio e stantio, ci pensa un comparto tecnico che potrebbe tranquillamente appartenere a 2 generazioni fa.
Disastro grafico
All’annuncio della versione occidentale di Disaster Report 4, dopo aver visto un trailer poco pretenzioso in termini di resa grafica, ho optato per la versione Switch, giusto per sfruttare la portabilità della console Nintendo. Mai scelta fu più infausta.
Al contrario della controparte PS4, che resta bruttina da vedere ma tutto sommato giocabile, su Switch ci troviamo di fronte ad una situazione più disastrata. Il frame rate tocca livelli bassissimi, con continui scatti, specie nella zona iniziale più carica di elementi, che va peggiorando ogni qualvolta si verifica un crollo di un edificio o un incendio. Il sistema di illuminazione va completamente in crisi nelle transizioni da esterno ad interno, facendo virare i colori delle texture e non illuminando a dovere le location al chiuso, rendendo difficile l’esplorazione. Sorvoliamo poi sulle texture, brutte da lontano, inclassificabili da vicino, ed una risoluzione traballante che tende ad impastare il tutto perdendo in primis i dettagli a video.
Stranamente il gioco si comporta meglio in modalità portatile, facendomi optare per questa scelta per tutto il resto della run. I difetti elencati sopra restano, ma in generale grazie forse alla dimensione ridotta dello schermo e alla risoluzione più bassa, sembra che Switch riesca a gestire meglio il motore di gioco salvandosi in calcio d’angolo, pur offrendo un esperienza visiva di bassissimo livello.
Disaster Report 4 è completamente in inglese, con la scelta di mantenere come sola traccia audio quella originale Giapponese. Nonostante ci sia una presenza massiccia di testi, che coinvolgono maggiormente le scelte da fare, il livello dei dialoghi è abbastanza abbordabile da tutti.
L’audio, per lo più ambientale, svolge abbastanza bene il suo lavoro enfatizzando sull’effetto “disastro” con urla e rumori di sottofondo. Meno presenti le musiche che entrano in scena durante le situazioni più rilassate, o per accentuare alcune scelte di gioco, utilizzando un “tono” decisamente drammatico.