Don’t Look Up: la Recensione del nuovo film di Adam McKay

Dopo Vice, Adam McKay torna con una satira sulla contemporaneità

Don't look up

Don’t Look Up è il nuovo film di Adam McKay

Adam McKay è sempre stato uno di quei registi che non si è fatto scrupoli nel raccontare, attraverso i suoi film, la realtà dei fatti in maniera cruda: sia essa politica – com’è stato nel caso di Vice – L’uomo nell’ombra – sia essa di carattere sociale, di cui abbiamo avuto prova in Don’t Look Up, il suo ultimo lavoro. Amato da molti, non compreso da altri, la pellicola è una denuncia alla contemporaneità e al modo in cui, purtroppo, sempre più spesso si preferisce ignorare un problema piuttosto che affrontarlo. Attraverso l’approccio satirico che da sempre lo caratterizza, McKay ci mostra una società sempre più scettica nei confronti della scienza, in cui il negazionismo la fa da padrone e ogni cosa viene sdrammatizzata con un paio di meme e balletti su Tik Tok.

Ma di cosa parla Don’t Look Up? 

Il film è ambientato ai giorni nostri, quando la dottoranda Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) scopre che una cometa è in rotta di collisione verso il Pianeta Terra. L’impatto è previsto in soli sei mesi. A niente, tuttavia, sembrano servire i tentativi di Kate e quelli del collega e scienziato Randall Mindy (Leonardo Dicaprio) per convincere il governo degli Stati Uniti a intervenire una volta per tutte.

Come anticipato, Don’t Look Up ci mostra senza filtri una realtà che, nella sua assurdità, non è tanto lontana da quella in cui viviamo. All’annuncio di un meteorite e del suo imminente schianto sulla Terra, le reazioni della gente sono delle più disparate; da persone che non credono ad una parola e gridano alle fake news, a chi cerca di capitalizzare sull’evento per trarne profitto – a discapito di un’informazione precisa e puntuale – e a chi, ancora, parla del problema sui social solo perché in cerca di popolarità.
La genialità di McKay sta nell’affrontare temi spinosi facendo ironia in maniera non convenzionale; il suo black humor è sottile e non fa leva tanto sulle battute dei personaggi, quanto piuttosto delle situazioni che ci vengono mostrate. Eppure, nella sua assurdità, l’universo narrativo di Don’t Look Up è quanto di più vicino al nostro e le vicende ci ricordano tanto quelle che negli ultimi tempi stiamo vivendo. Ne abbiamo avuto qualche esempio con il Covid e i vaccini; molti hanno preferito continuare a dubitare, fagocitando teorie del complotto pescate in rete chissà dove, invece che fermarsi e riflettere scientemente.
Il film, insomma, ci mostra la vittoria degli impulsi umani sulla ragionevolezza, dandoci il ritratto di una società infantile alla ricerca incessante di distrazioni e svago; tutto pur di non pensare. Gli stessi protagonisti, Kate e Randall, benché siano i soli che realmente cercano di battersi per risvegliare le coscienze della collettività, sono vulnerabili e irrazionali e non agiscono seguendo una logica precisa, finendo per risultare poco credibili agli occhi del mondo; Kate non riesce a controllare la rabbia e per questo non viene presa sul serio; Randall è costantemente preda delle sue ansie e finisce per lasciarsi inglobare dal mondo effimero e artefatto della televisione, dimenticando che la Terra sta per essere spazzata via di lì a poco.

Diversamente dai tanti disaster movie, Don’t Look Up prova, comunque, a dare ai protagonisti speranza; infatti, la soluzione per distruggere la cometa e salvare la razza umana esiste, servirebbe soltanto che chi di dovere agisse prima che sia troppo tardi. Ma è proprio qui che McKay decide di darci il colpo di grazia.

Il risultato finale è un’opera matura, anche se meno dinamica rispetto a ciò che di McKay siamo stati abituati a vedere – rottura della quarta parete, voci fuori campo, montaggi frenetici e nosense -; ma anche se il film scorre lento in alcune parti, riesce a tenere viva l’attenzione, grazie alle tematiche interessanti che emergono mano a mano che la storia va avanti, inducendoci a voler sapere cosa succederà. E, soprattutto, se il mondo finirà.