Don’t Worry Darling, la recensione del nuovo film di Olivia Wilde

Dopo l’anteprima mondiale di Venezia79 il film più discusso del periodo approda finalmente nelle sale italiane

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Don’t Worry Darling, la recensione del nuovo film di Olivia Wilde

Domani, 22 settembre, debutta finalmente nel territorio nostrano l’atteso film della vibes anni ’50 diretto da Olivia Wilde, Don’t Worry Darling. Ho avuto il piacere di visionare la pellicola in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia incontrando per l’occasione anche il cast e la regista. Oggi, prima del debutto ufficiale del film sul territorio nostrano, vi proponiamo in anteprima la nostra recensione.

Don’t Worry Darling rievoca lo stile e gli schemi narrativi di WandaVision, peccato che il risultato sia differente. Florence Pugh regge la pellicola quasi completamente sulle proprie spalle e porta a casa un’ottima interpretazione. Harry Styles, invece, regala un’interpretazione mediocre e sottotono. Il resto del cast fa da contorno ad un film con buone premesse ma privo della giusta introduzione e dotato di un montaggio particolarmente problematico. Ecco la recensione di Don’t Worry Darling. 

Se ancora non avete avuto modo di visionarlo, ecco il trailer di Don’t Worry Darling

 

Don’t Worry Darling, quando le promesse non vengono mantenute 

Avete presente la sensazione che si prova quando state per assaporare il nuovo gusto di gelato della vostra gelateria di fiducia? Un gusto che potenzialmente potrebbe diventare il vostro preferito e che invece finisce per rivelarsi una grande delusione? Ecco, più o meno questa è la situazione in cui mi sono ritrovata appena uscita dalla sala di Don’t Worry Darling a Venezia79. Badate bene, la pellicola non è assolutamente qualificabile come “un film brutto”, semplicemente poteva ambire a molto di più rispetto a quanto ha portato a casa. 

Probabilmente le mie aspettative erano davvero troppo alte ma resto convinta che i problemi produttivi che hanno coinvolto il film hanno causato diverse complicazioni in corso d’opera generando un risultato finale diverso rispetto a quanto inizialmente progettato. Congetture, direte. No, in realtà mi baso solo su quanto ho letto da fonti affidabili e quando ho visto ed ascoltato con i miei occhi a Venezia. Detto questo addentriamoci nella trama del film.

Don’t Worry Darling racconta la storia d’amore, ambientata negli anni ’50, tra Alice (Florence Pugh) e Jack (Harry Styles). La giovane coppia vive in una comunità sperimentale, isolata e utopica, e conduce un’esistenza idilliaca. In questa comunità idealizzata vige il concetto di ottimismo sociale portato avanti dallo stesso amministratore delegato Frank (Chris Pine), che gestisce ogni aspetto della vita della comunità. Le donne sono tutte casalinghe dedite alla cura della casa e ai figli, gli uomini passano le loro giornate nel quartier generale del Victory Project, un progetto top-secret dedicato allo “sviluppo di materiali innovativi”. Apparentemente la vita di Alice e Jack è perfetta, vivono spensierati nella loro nuova casa ed hanno amici fedeli e divertenti, l’unica condizione per restare all’interno del gruppo è l’impegno lavorativo e la discrezione sul progetto in atto. Tutto sembra procedere per il meglio finché Alice inizia a ricordare in maniera casuale e incontrollata un famoso brano. Da quel momento frammenti del passato vengono alla luce e la vita felice che stava vivendo non ha più lo stesso dolce sapore. La verità è l’unico desiderio che assilla Alice giorno e notte. Il personaggio interpretato da Florence Pugh sarà davvero pronto a perdere tutto pur di portare a galla la terribile verità nascosta?

Don’t Worry Darling, ecco il nuovo WandaVision privo dell’introduzione e dell’emotività della serie Marvel

Come avete avuto modo di notare dalla trama del film, Don’t Worry Darling parte da premesse molto simili a quelle della prima serie Marvel di Disney+: Alice come Wanda si trova fin da inizio film in una realtà anni ’50 felice e spensierata. Nessuna delle due protagoniste riesce a ricordare tanto del proprio passato, solo alcuni frammenti. Le vibes anni ’50 caratterizzate da una splendida colonna sonora e dai meravigliosi costumi di Arianne Phillips (premiata anche a Venezia79) sono il fiore all’occhiello del thriller di Olivia Wilde. Peccato che la gestione del mistero e dell’aurea di finta perfezione svanisca quasi subito. Se in WandaVision assistiamo ad un graduale crollo della realtà fittizia di Wanda, personaggio che conoscevamo già molto bene, in Don’t Worry Darling manca quasi completamente un’introduzione adeguata. La pellicola si apre con uno scorcio sul magnifico paesaggio anni ’50 ed una rapida esposizione della routine della famiglia composta da Alice e Jack, peccato che già dal minuto 5 la realtà felice inizia ad incrinarsi a causa dei dubbi istantanei di Alice. Non ho trovato una giusta corrispondenza tra minutaggio dedicato alla costruzione della vita fittizia e la successiva (e volendo graduale) distruzione della stessa. Si passa dalla presentazione dei personaggi alla rottura del credo dello spettatore, purtroppo costruito solo dal trailer e non supportato da un’adeguata presentazione in sala. 

Purtroppo Don’t Worry Darling è anche privo dell’emozione che ci aveva invece donato WandaVision. Florence Pugh regala una grandissima interpretazione nei panni di Alice, una moglie che pian piano vede crollare le sue certezze. La giovane viene fatta passare per pazza e malata, una donna che necessita di cure idonee a ritornare quella di un tempo, il tutto allo scopo di non far evadere Alice dalla “felice” comunità anni ’50. La Pugh mostra a pieno la capacità di riuscire da sola a gestire un intero film sulle sue spalle: è sensuale, emotiva ed in grado di passare da un genere all’altro nel giro di un cambio di inquadratura. Il thriller è sicuramente il suo genere comfort, è davvero brava. State pronti ad alcune scene che la vedono protagonista di momenti molto intensi. 

Purtroppo non posso dire lo stesso per Harry Styles, per carità il giovane attore fa il suo ma non eccelle o brilla per originalità. Styles si limita a portare a casa il compito con risultati mediocri. La colpa non è nemmeno interamente da attribuire a lui, probabilmente la sceneggiatura non ha aiutato l’attore nella costruzione del personaggio, freddo e distaccato fino ai minuti finali. 

Il resto del cast è davvero menzionatile solo in qualità di cameo, né Chris Pine né tanto meno Gemma Chan o la stessa Wilde sono degni di nota. Rivestono ruoli troppo di contorno per la storia per poter risultare impattanti per lo spettatore. 

Il cliffhanger finale è interessante. La rivelazione che cerca di emergere durante tutto il film è sicuramente molto intrigante sotto molteplici profili che, per forza di cose, non posso illustrarvi nel dettaglio. Vi basta sapere che l’essere donna, la solidarietà femminile e la routine della vita lavorativa così come le abitudini della società moderna occupano una buona parte della seconda metà del film. 

A rovinare la magica atmosfera di Don’t Worry Darling, oltre alla sceneggiatura non eccellente che ha causato la perdita dell’illusione troppo presto, interviene il montaggio. È palese che alcune scene non sarebbero state le stesse se il film non avesse avuto le divergenze creative che si sono verificate sul set. A peggiorare la situazione entra a gamba tesa il montaggio. Alcuni frame sono letteralmente incollati l’uno all’altro senza soluzione di continuità. Preparatevi alle montagne russe.

Nulla da dire sulla regia della Wilde, senza infamia e senza lode. 

Don’t Worry Darling poteva diventare il mio nuovo film preferito ed invece cadrà, purtroppo, presto nel dimenticatoio.

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