Avete ancora sete di sangue? Ci pensa il primo DLC di DOOM Eternal.
Che DOOM Eternal sia uno dei titoli migliori di questo 2020 non c’è bisogno di ribadirlo. Bethesda e Id Software sono partiti dalle fondamenta del reboot di DOOM di qualche hanno fa e gli han cucito addosso un nuovo vestito, laddove sembrava non ci fossero grandi margini di miglioramento, creando un titolo ancora più profondo, spettacolare e brutale.
Partendo da questo punto era impossibile non aspettarsi tanto da The Ancient Gods Part 1, il primo DLC di DOOM Eternal, un’espansione dedicata alla storia del gioco che continua proprio poco dopo i titoli di coda, e butta nuovamente lo Slayer in azione, per fermare una volta per tutte l’avanzata demoniaca su Urdak, e per farlo dovremo cercare il Serafino, la chiave di volta di questa eterna guerra.
Versione Testata: Xbox One X
The Ancient Gods parte subito con il botto, senza perdersi in troppi preamboli, riprendendo da dove ci eravamo lasciati, con un DOOM Slayer più assetato che mai di sangue e vendetta.
L’intenzione di questa prima espansione è quella di estendere il racconto originale, che tanto aveva fatto per innalzare il livello narrativo della serie, da sempre bistrattato e ritenuto superficiale in questo contesto.
Fra una strage demoniaca e l’altra, ci ritroveremo a seguire il Serafino, in una missione suicida della durata di 5/6 ore (in base poi ai collezionabili e ai segreti scoperti), e che troverà il suo epilogo solamente nella seconda parte, ancora priva di una data d’uscita.
E se in queste ore la storia viaggia su livelli abbastanza “tranquilli”, senza troppi slanci creativi sballottandoci da una parte all’altra dell’universo, toccherà al finale di questo DLC lasciaci in balia di un inaspettato cliffhanger, che renderà l’attesa del seguito e la sua conclusione veramente snervante.
In termini di gameplay potremmo definire The Ancient Gods un “DOOM of the same”.
Mentre spesso e volentieri i DLC di questa portata tendono ad introdurre nuovi elementi e meccaniche di gioco, il più delle volte “cut content” tagliati via dal gioco principale, qua tutto è come l’avevamo lasciato.
Si riparte con tutto l’arsenale al completo, con tutti i potenziamenti delle armi e della tuta, pronti a far fuoco e sbarazzarci dell’esercito demoniaco, spingendo il giocatore a concentrarsi solamente sulla voglia di distruggere e smembrare tutto. Quello che però salta subito all’occhio invece è l’innalzamento del livello di difficoltà di questa espansione, che evidenzia un certo sbilanciamento nel grado di sfida verso l’altro.
Le battaglie si susseguono una dietro l’altra, con un ritmo serrato senza lasciarci tempo di riposare, buttando in campo nemici come se piovessero. Non preoccupatevi se finirete più di una volta in game over, costretti a riavviare la partita dall’ultimo check point.
The Ancient Gods è punitivo, è consapevole d’esserlo e non fa nulla per nasconderlo.
La scelta di puntare su un gameplay così brutale è probabilmente dovuta al fatto di essere un’espansione post game, che offra al giocatore ormai navigato, nuovi spunti e nuove sfide. Quello che però non convince a pieno e la scelta di farlo semplicemente senza novità di rilievo, aumentando la difficoltà senza apportare di qualche modifica sostanziale. È forse questo l’unico cruccio di The Ancient Gods.
Anche perché, pad alla mano, ripresa confidenza con il gioco e il suo velocissimo gameplay, ci ritroviamo catapultati in uno dei migliori FPS di questa generazione, che anche in questa seconda battuta, riesce ad intrattenere e divertire come non mai.
Nel corso The Ancient Gods visiteremo 3 nuove ambientazioni, che riprendono lo stile delle location dell’avventura principale. Se la Struttura Atlantica UAC è la classica base militare alla DOOM, le Paludi del Sangue e le rovine di Urdak, mostrano una maggiore attenzione al dettaglio e al level design, puntando su uno degli elementi che più era stato integrato e valorizzato in DOOM Eternal, il platforming.
C’è da dire però che anche la piattaforma della UAC, pur non brillando in termini di struttua, propone un gameplay claustrofobico, con scontri orchestrati in spazi angusti e privi di margini di manovra, caratteristica che va a braccetto con il già citato innalzamento della difficoltà complessiva del gioco.
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Qualche piccola novità invece la troviamo con l’introduzione di 3 nuove Rune di supporto, che potranno essere equipaggiate per rendere più dolci le nostre sparatorie.
Anche il roster dei nemici ha subito un piccolo upgrade. Se le torrette demoniache sono solamente una spina nel fianco durante le sparatorie, costringendoci a “cecchinare” il loro nucleo per liberarcene, la cose si complicano con gli Spiriti, guerrieri eterei in grado di possedere gli altri demoni rendendoli ancora più potenti e difficili da abbattere, o il letale Maykr di sangue, un guerriero che sarà vulnerabile solamente durante il suo attacco più potente.
Artisticamente The Ancient Gods mantiene la stessa direzione di DOOM Eternal, un’opera visivamente potente e tecnicamente solida, caratteristiche essenziali per un FPS così frenetico. Aspetti che non deludono ma che rinforzano ulteriormente le buone impressioni avute con il gioco principale.