Dragon’s Dogma 2 – La Recensione

Dragon's dogma 2

Finalmente ci siamo, Dragon’s Dogma 2 è qua tra noi.

Dopo una lunga attesa durata quasi 12 anni, che in ambito videoludico sono paragonabili a due ere geologiche e mezzo, la serie di Dragon’s Dogma è riuscita a farsi amare in tutto il mondo e riscoprire in tempi recenti non solo grazie all’edizione rimasterizzata del primo gioco ma anche ad un interessante adattamento per Netflix. Forte del successo e dell’amore dei fan, Dragon’s Dogma risorge con un secondo capitolo, pronto a portare i giocatori in un universo fantasy unico, per vivere un’avventura che si plasmerà in base a come deciderete di giocare.

Siete pronti a scoprire in insieme a noi quali avventure vi aspettano? Continuate a leggere la nostra recensione di Dragon’s Dogma 2.

Versione testata: PlayStation 5

Nel mondo di Dragon’s Dogma ciclicamente un drago strappa dal petto il cuore ad un comune mortale generando così un Arisen, l’eroe delle leggende il cui destino è quello di tornare a combattere il drago e sfidarlo per riottenere indietro il suo cuore e la vita che gli è stata tolta.

Dragon’s Dogma 2 parte però con il nostro risveglio come pedina, un essere ultraterreno pronto a servire l’Arisen, priva dei propri ricordi e con il solo compito di ubbidire agli ordini ricevuti senza il minimo contraddittorio. Durante le operazioni di scavo all’interno di una miniera, una gorgone inizierà a seminare il panico fra le varie pedine, ma nel tentativo di dare una mano a sconfiggere questa mostruosità serpentina, una figura eterea ci contatterà fornendoci l’occasione per scappare dalla nostra prigionia, in una fuga che terminerà sulle ali di un grifone.

Un inizio abbastanza movimentato per un racconto che non si risparmia colpi di scena, come quello che scopriremo di lì a poco: noi siamo in realtà l’Arisen, e il viaggio per riconquistare il nostro cuore è appena iniziato.

Ovviamente non sarà così semplice, e non appena arriveremo nella cittadina fortificata di Vernworth verremo a sapere che un falso Arisen siede sul trono e toccherà a noi indagare e smascherare l’intrigo che si cela tra le mura del castello reale. Ed è da questa traccia si svilupperà tutto l’intreccio narrativo di Dragon’s Dogma 2, che vi porterà ad esplorare il regno di Vermund, teatro di epiche avventure e quello di Battahl, la terra dei feridi, una razza felina il cui forte legame nella religione li porta a diffidare gli stranieri e ripudiare le pedine.

Se avete giocato al primo capitolo di Dragon’s Dogma avrete sicuramente un’idea di quello che vi aspetta in questo nuovo capitolo. In caso contrario è giusto introdurre i nuovi giocatori a quella che cercherà di essere un’avventura totalmente immersiva in un mondo a voi estraneo ed ostile. Parlando di Dragon’s Dogma è giusto parlare di esperienza unica, in quanto sarete voi stessi a plasmare lo svolgimento dell’avventura, dei personaggi che incontrerete e delle scelte che andrete a compiere giocando. Negli anni sono molti i giochi che hanno seguito la strada della libertà d’azione, e sicuramente Baldur’s Gate 3 ne è diventato il punto di riferimento in questo senso.

Ma Dragon’s Dogma 2 opera su un altro livello, un piano più esperienziale nel quale verrete gettati nella mischia senza il minimo aiuto se non nei primi passi iniziali, e starà a voi muovervi e rimettere insieme i pezzi della storia. Un approccio all’avventura abbastanza controtendenza con le produzioni attuali sempre molto guidate, che sprona il giocatore ad agire e pensare fuori dagli schemi, per trovare la soluzione ad un problema che sembra irrisolvibile. Vi basti pensare a situazioni nelle quali vi chiederanno aiuto per un oggetto rubato o un personaggio scomparso, ma non avrete alcuna idea su dove possa essere finito, fin quando arrivati in una nuova città sentirete delle voci che si ricollegano all’accaduto, dandovi nuovi spunti su dove indagare. Di fatto questo sistema è estremamente punitivo perché obbliga i giocatori ad un’attenta ricerca e un continuo ritornare sui propri passi, dato che con il passare del tempo potrebbero verificarsi dei cambiamenti negli equilibri narrativi, con risvolti che potrebbero incidere magari negativamente, basti pensare a qualche incarico da portare a termine entro un certo tempo limite. Ma nonostante questo aspetto non proprio amichevole ed intuitivo, si viene catturati dal “mood”, si gira ogni angolo dei villaggi o delle città sperando che un qualsiasi personaggio ci avvicini e ci chieda qualcosa. A rendere le cose ancora più complesse, gli sviluppatori hanno eliminato gran parte degli indicatori a video, obbligando il giocatore ad affidarsi alle sole indicazioni ricevute con la quest e scervellarsi per arrivarne a capo.

Il voler però lasciare così carta bianca alle azioni del giocatore si ripercuote in parte sullo sviluppo della storia e dei suoi personaggi, con il rischio che si perda una parte del racconto o che alcuni eventi o protagonisti non siano così importanti nonostante il loro volto appaia sulla cover del gioco. Ed è un peccato perché nel tentativo di seguire certi sviluppi di trama si rischia di allontanarci da altri elementi, specie se si tende a concentrarsi sulla trama principale frettolosamente.

Si perché Dragon’s Dogma 2 è un titolo dalla natura pacata e dai ritmi lenti e rilassati, e questo aspetto viene esasperato ancora maggiormente che nel prequel, nel quale Hideaki Itsuno, director della serie di Dragon’s Dogma, ha voluto riproporre uno degli aspetti più criticati del primo capitolo, ovvero la penuria di fast travel, in favore di un livello di esplorazione quasi totalitario, che spinge i giocatori a muoversi a piedi nel mondo di gioco, spostandosi da un punto di interesse all’altro in balia di pericolosissimi mostri ed eventi catastrofici.

L’idea e quella di scoprire il mondo un passo alla volta, di seguire la strada maestra e lasciarsi catturare da qualsiasi cosa faccia scattare il nostro interesse, concedendoci un “detour” verso una struttura diroccata o qualche grotta inesplorata. La visione di Itsuno è quella di un open world che abbia qualcosa da dire e da raccontare, e da questo punto di vista fa ottimamente il suo lavoro. Sebbene appaia abbastanza stressante dover percorrere chilometri su chilometri, seguendo solamente una mappa priva di indicazioni con l’impressione di non arrivare mai a destinazione, il risultato è un’esplorazione stimolante nella quale si rimane incantati ed affascinati dagli scorci montani, dai sentieri che si inerpicano su pericolosi precipizi e dagli stretti passaggi abitati da mostri pronti a tenderci un agguato.

L’esplorazione ha un che di poetico, nonostante si cammini per decine di minuti interi nel nulla più totale, abbracciati solamente dalla natura incontaminata che spesso e volentieri è pronta a toglierci la vita in pochi secondi. Il fast travel è gestito con il contagocce e solo in alcune zone fondamentali della mappa, ma come nel primo capitolo è possibile recuperare dei cristalli da piazzare strategicamente (e fino ad un massimo di 10) da utilizzare per i nostri viaggi rapidi, che non saranno sempre disponibili ma attivabili grazie alle Pietre del Trasporto, una pietra misteriosa in grado di teletrasportarci all’istante.

Ci sono poi alcuni modi per accelerare un po’ gli spostamenti fra un luogo e l’altro, come i carri, delle corriere spesso prese di mira dai nemici (che rischiano di rompere il mezzo lasciandoci a piedi nel bel mezzo del viaggio) o le funivie, che consentono di spostarci rapidamente a mezz’aria evitando così spiacevoli incontri (ma non del tutto sicure). E per quanto sia coinvolgente come è stata impostata l’esplorazione, sentirete inevitabilmente il peso del backtracking dopo diverse ore che continuerete a fare avanti e indietro dagli stessi posti nella speranza di “triggerare” qualche evento particolare, cercando di preservare ai momenti più utili le preziose Pietre del Trasporto.

Si potrebbe parlare di Dragon’s Dogma 2 più come una sorta di reboot che non un vero e proprio seguito dato che Itsuno ha voluto riproporre gran parte dell’esperienza originale di Dragon’s Dogma, limando qua e là qualche elemento ruvido ma di fatto senza snaturare l’essenza del capostipite, riproponendola oggi in chiave moderna.

Ed ecco che a farci compagnia in questa nuova avventura ritroviamo le amate Pedine. Dragon’s Dogma è un GDR fantasy single player e le Pedine rappresentano i nostri compagni di viaggio che compongono il party. Oltre ad avere piena libertà nel creare il nostro personaggio (con un ottimo editor che permette di ricreare con precisione qualsiasi volto partendo da zero) dovremo dare vita anche ad una Pedina che ci accompagnerà per tutto il corso dell’avventura, e ci fornirà pieno supporto. A questa potremo affiancarne altre 2 evocandole dalla faglia, un hub che interconnette più dimensioni e riunisce le pedine degli altri giocatori di Dragon’s Dogma, in una sorta di multiplayer asincrono.

Sebbene il funzionamento e le dinamiche del party siano le stesse del precedente capitolo, le maggiori novità del gioco le troviamo proprio inerenti alle Pedine. Gran parte del lavoro è stato svolto nel rendere meno asettiche e distaccate le Pedine, creando dei compagni di viaggio più attivi e in parte “vivi”, con una rountine comportamentale che ne delinea non solo i tratti ma anche le azioni che compiranno. Adesso, in Dragon’s Dogma 2, potremo deciderci di farci aiutare nel completamento di una missione nel caso che la pedina che ci accompagna abbia già completato la stessa missione nella sua partita, il che farà si che si prodighi nel fornirci supporto, magari guidandoci a destinazione, o dandoci suggerimenti sulla strada da seguire o su eventuali punti di interesse sul cammino. Un sistema questo che va in parte ad addolcire asperità di un’esplorazione per alcuni versi fin troppo rigida, e che rende il viaggio decisamente più motivato, con la possibilità per i puristi di disabilitare qualsiasi aiuto.

Anche in battaglia le Pedine si rivelano estremamente utili, spalleggiandoci negli scontri e fornendoci tutto il supporto necessario, specie per quanto riguarda le soluzioni di cura o suggerendoci eventuali debolezze dei nemici offrendoci degli “hint” sulla strategia da usare. La possibilità di impartire al volo dei semplici comandi è la soluzione perfetta per rendere le Pedine ancora più reattive ed adattarle alle varie situazioni, specie nei momenti più caotici tipo se accerchiati dai nemici o contro i mostri giganti.