A distanza di quasi un anno, ci siamo immersi nuovamente in quel maestoso viaggio videoludico che risponde al nome di Final Fantasy VII Rebirth.
Al di là delle opinioni personali sulle modifiche alla trama, Final Fantasy VII Remake e il suo seguito sono stati dei titoli semplicemente incredibili. Opere in grado di prendere il lessico dei JRPG e di ibridarlo con il genere Action per creare qualcosa di nuovo e, allo stesso tempo, di estremamente fedele con il passato. Il tutto arricchito da un comparto tecnico di prim’ordine. Un comparto tecnico in grado di lasciare a bocca aperta grazie a una grafica sensazionale e a una soundtrack al limite della perfezione.
Queste impressioni positive non sono ovviamente una novità. Se avete seguito l’uscita di Final Fantasy VII Rebirth lo scorso anno saprete già che il titolo è stato accolto con ovazioni da parte della critica e del pubblico di tutto il mondo. A partire da domani, 23 gennaio, l’ultima fatica targata Square sarà però disponibile anche per tutti i giocatori PC. Nelle scorse settimane abbiamo avuto la possibilità di giocare a questa nuova versione, forte di diverse migliorie tecniche in grado di elevare l’esperienza finale. Ma varrà la pena acquistare nuovamente il gioco nel caso lo si avesse già completato a suo tempo su PlayStation 5?
Sarà riuscito questo porting a migliorare il lavoro svolto su PlayStation 5 Pro? Le risposte nella nostra recensione dell’edizione PC di Final Fantasy VII Rebirth.
UNA NARRAZIONE DIVISIVA (MA NON TROPPO)
Il Final Fantasy VII originale non è solo uno dei capitoli della saga Square più apprezzati di sempre, ma è uno di quei videogiochi che hanno fatto la storia di questo magnifico linguaggio. È una storia che pesca a piene mani dal genere shonen, potenziandolo con tematiche legate all’ambiente e con personaggi tridimensionali non solo nei modelli presenti a schermo. Il progetto “Remake” nasce quindi con lo scopo di far conoscere ai giocatori moderni questo storico episodio. Il tutto cercando, allo stesso tempo, di stupire e sorprendere anche tutti coloro che si sono innamorati di Cloud e compagnia nel 1997. Un doppio obiettivo sicuramente ambizioso ed encomiabile, ma allo stesso tempo di difficile realizzazione.
Sia Final Fantasy VII Remake che Final Fantasy VII Rebirth, infatti, sono riusciti nell’intento di conquistare la maggior parte del pubblico, ma le scelte narrative intraprese non hanno soddisfatto proprio tutti. Al termine del primo (dei tre) episodi di questa nuova avventura moltissimi giocatori sono rimasti interdetti di fronte alle modifiche alla trama. Un risultato in parte condiviso anche dal finale di Rebirth, anche se molte delle criticità riscontrate nel primo capitolo sono state qui corrette. L’intera avventura, sebbene diluita dalla quantità di contenuti sparsi per le mappe di gioco, riesce ancora una volta a scaldare il cuore. Un risultato che dà il meglio di sé durante le sequenze più lineari e cinematografiche.
È impossibile rimanere indifferenti di fronte ad alcuni momenti di una storia dall’ampio respiro e che richiede quasi sessanta ore per essere completata. Final Fantasy VII Rebirth è un’opera mastodontica, che ricorda da vicino i “vecchi” Final Fantasy, con momenti più leggeri (dal sapore tipicamente nipponico) e altri più drammatici. Ci sentiamo quindi di premiare la narrativa di questo secondo episodio tanto oggi, quanto un anno fa. Certo: alcuni elementi divisivi sono ancora presenti, ma il risultato è migliore della somma delle parti. Almeno fino alla futura pubblicazione del terzo (e ultimo) capitolo di questa operazione “Remake”.
UN’OPERA INCREDIBILMENTE ENORME
La prima caratteristica del gameplay che balza all’occhio una volta avviato Final Fantasy VII Rebirth è la totale libertà d’azione data al giocatore. A differenza di Final Fantasy VII Remake, infatti, in questa seconda parte dell’avventura ci si trova a vivere decine di avventure tra una missione principale e l’altra. Questo, come già riportato, diluisce il comparto narrativo, ma arricchisce l’impianto ludico sotto diversi aspetti. Le missioni secondarie ci permettono non solo di testare le nostre abilità in battaglia, ma anche di ottenere ricompense utili per la nostra squadra. Esistono, infatti, tipologie diverse di incarichi da svolgere, ognuna delle quali permette di potenziare in una precisa direzione il party. Che si tratti di raccogliere oggetti per le armi o di sbloccare le numerose evocazioni presenti nel gioco, a ogni azione completata corrisponde una giusta (e soddisfacente) ricompensa.
Nonostante questa struttura rischi di risultare ripetitiva con il procedere delle ore, la mole di contenuti proposti riesce sempre a posticipare la possibile noia. Noia che, alla fine, non arriva mai, permettendo così al giocatore di rimanere sommerso dalla quantità di minigiochi, nemici segreti, avventure parallele ed eventi secondari che il gioco gli offre. Una volta completata la trama principale, Final Fantasy VII Rebirth ci spinge a ritornare sui nostri passi per sperimentare qualche bivio narrativo presente in un paio di capitoli e a godere appieno di tutti i contenuti del gioco. Vi basti pensare, giusto per fare un esempio, che al celebre casinò Gold Saucer sono presenti le gare dei Chocobo. Gare checompongono un vero e proprio gioco a parte, con ben venti tracciati su cui sperimentare un gameplay in stile Super Mario Kart. E questa è solo la punta dell’iceberg.
È POSSIBILE MIGLIORARE LA PERFEZIONE?
Come abbiamo avuto modo di segnalare in apertura, il combat system di Final Fantasy VII Rebirth è la fusione perfetta tra il genere dei JRPG e quello degli Action. La pausa tattica che è possibile attivare durante gli scontri permette al giocatore di selezionare un’infinità varietà di azioni, dalle abilità alle magie, passando per le mosse di squadra e le evocazioni. Il risultato è un vero piacere per le mani e per gli occhi. Un tripudio di azione e divertimento semplicemente unico che non ha precedenti nell’industria del gaming.
Siamo di fronte a un gameplay che dimostra tutta la sua complessità anche nel caso si decida di affrontare l’avventura a livello “Difficile”. Livello che, al di là della difficoltà maggiorata, diminuisce le zone nelle quali recuperare i PM, dando così maggiore importanza alle risorse presenti nei vari oggetti distruttibili dello scenario, e impedisce l’utilizzo degli Oggetti. Dei malus che impattano molto sul gioco, ma che costringono l’utente a impegnarsi al massimo, facendo così sbocciare il combat system in tutta la sua complessità.
Rispetto alla recensione dello scorso anno (che trovate a questo link), la versione PC di Final Fantasy VII Rebirth non aggiunge nulla di nuovo, ma perfeziona (se possibile) quanto già visto. Questo perché offre un comparto grafico impressionante a un frame rate che, nella nostra configurazione, non è mai sceso sotto i 60 fotogrammi al secondo. Inutile dire che un gioco d’azione in grado di raggiungere questo frame rate ne trae grande guadagno, dando vita così a un’opera ancora più godibile e appagante. Una differenza molto sensibile se paragonata alla versione PlayStation, ma persino migliore di quanto sperimentato su PlayStation 5 Pro.
LA VERSIONE MIGLIORE IN ASSOLUTO
Arriviamo, però, alla componente tecnica, vera chicca di questa edizione. Come gira Final Fantasy VII Rebirth su PC? Magnificamente. La versione PC del capolavoro targato Square ci ha permesso di giocare il titolo in 4K con il succitato frame rate granitico a 60 FPS. Sono necessarie, però, delle puntualizzazioni. La modalità a 120 FPS funziona alla perfezione, ma sporca leggermente la risoluzione, un po’ come accadeva alla modalità “Performance” su PlayStation. Sconsigliamo, quindi, di attivarla se volete godere appieno della potenza visiva offerta dal gioco. Sono evidenti anche dei risultati migliori in base al sistema di Anti-alising utilizzato. Il TAA sbiadisce leggermente i colori, a differenza del DLSS che questa volta risulta la miglior soluzione per giocare. La resa finale, scegliendo la modalità 60 FPS, in 4K con DLSS, restituisce una resa grafica incredibile. Una resa superiore persino a quella del PSSR di PlayStation 5 Pro.
Siamo di fronte, quindi, alla miglior versione possibile di Final Fantasy VII Rebirth. Questo nonostante la scarsa personalizzazione dell’esperienza grafica, che si limita a farci scegliere la qualità di diversi aspetti (texture, ombre, nebbia e fondali marini), ma senza comunicare nel modo corretto le evidenti migliorie alla resa finale. Segnaliamo anche la possibilità di gestire le folle nel gioco e la distanza dalla quale mostrare le ombre dei vari personaggi. Si poteva fare di meglio, ma siamo comunque in linea con gli altri porting delle versioni console di titoli di stampo nipponico.
Imponente, sontuosa e incredibile ancora una volta la colonna sonora, che regala una quantità sconfinata di tracce memorabili, posizionandosi tra le migliori OST di tutti i tempi. Buono anche il doppiaggio in inglese, accompagnato da sottotitoli in italiano che ancora una volta ricalcano il testo giapponese. Questo crea delle sostanziali differenze tra voci e sottotitoli, che è comunque possibile risolvere dalle opzioni modificando uno dei due parametri e implementando, per esempio, i testi nella lingua d’Albione.
FINAL FANTASY VII REBIRTH (PC) – IL COMMENTO FINALE
Final Fantasy VII Rebirth su PC rimane il capolavoro dello scorso anno, con l’aggiunta di una componente tecnica che migliora il combat system e rende tutto più bello da vedere. Si tratta, in poche parole, esattamente del porting che era lecito aspettarci, senza particolari novità o dettagli di sorta. Nel caso abbiate già vissuto l’avventura su PlayStation 5 e siate ora in possesso di un buon PC, potreste sinceramente pensare di avvicinarvi a questa edizione. Se, invece, siete passati a PlayStation 5 Pro, nonostante le migliorie della versione PC non ci sentiamo di consigliarvi la spesa. Se, infine, non avete mai avuto il piacere di giocare a Final Fantasy VII Rebirth, allora siete di fronte all’acquisto obbligatorio di questa prima parte del 2025.