Final Fantasy VII Rebirth, vecchi amici e nuove avventure | Provato

Final Fantasy VII Remake è stato un titolo generalmente molto apprezzato, ma allo stesso tempo anche controverso.

Se la prima parte di questa riproposizione delle avventure di Cloud aveva un sapore nostalgico, mano a mano che la trama si evolveva è emersa la reale intenzione di Square Enix. L’intenzione di dare vita non tanto a un “remake”, quanto a un vero e proprio sequel. Una scelta che ha lasciato spiazzati molti e che ha anche infastidito i giocatori più severi.

Eppure, nonostante questo, Final Fantasy VII Remake presenta uno dei migliori combat system sul mercato e decide di andare per la propria strada senza guardare in faccia nessuno. Kazushige Nojima e Motomu Toriyama hanno una storia da raccontare e, nonostante gli interventi saltuari di Nomura sulla sceneggiatura, sembrano aver preso una direzione ben precisa. Una direzione che risponde al nome di Final Fantasy VII Rebirth.

Con maggiori possibilità di manovra rispetto al primo capitolo di questa nuova trilogia, Final Fantasy VII Rebirth promette di pescare a piene mani dal materiale originale, adattandolo e modificandolo in base alle proprie esigenze. Quanto visto nei vari trailer sinora incuriosisce e lascia presupporre che si tratti di un titolo mastodontico e roboante, ma è solo pad alla mano che si capisce se le buone impressioni possono essere confermate o meno. Fortunatamente nelle scorse settimane siamo stati ospiti di Plaion e Square Enix in quel di Milano, potendo stringere tra le mani il DualSense di PlayStation 5 e provare una demo di Final Fantasy VII Rebirth, la stessa disponibile al TGS in questi giorni.

Siete curiosi di scoprire se vale la pena, ancora una volta, seguire Cloud e compagni in questo epico viaggio?

FIANCO A FIANCO CON SEPHIROTH

Una volta indossate le cuffie e impugnato il pad, ci siamo immersi nella prima parte della demo. Ed eccoci, quindi, nei panni di un giovane Cloud, fianco a fianco con il maestoso Sephiroth. Senza entrare nella pericolosa area spoiler, diciamo che si tratta di un flashback di quando i due rivali ancora combattevano dallo stesso lato della barricata. Sin da subito si nota un ottimo lavoro di scrittura, con un Cloud più spigliato e meno ombroso di come abbiamo imparato a conoscerlo. Il ragazzo dai capelli biondi tenta in continuazione di dimostrare la propria forza, venendo però surclassato dalla devastante potenza di Sephiroth. Entrambi i personaggi, infatti, erano giocabili e, esattamente come nel 1997, questa sezione ci è servita per capire il reale potere del vero villain della serie.

Il tutto è però condito da un po’ di sano fan service, che vede il gioco mettere in scena delle inquadrature che faranno gridare i fan di questo specifico episodio. Vedere combattere insieme Cloud e Sephiroth è infatti estremamente appagante e, in un paio di scene, la regia è riuscita a farci saltare sulla sedia per l’emozione. Questo è stato possibile anche grazie a una delle nuove meccaniche principali, legata alle mosse sinergiche viste in Final Fantasy VII Remake Intergrade. I vari personaggi giocabili, infatti, incrementeranno uno speciale indicatore ogni volta che eseguiranno una mossa attraverso la ATB. Raggiunti determinati livelli, diversi in base alla mossa che si vorrà attivare, sarà quindi possibile eseguire una spettacolare azione combinata. Inutile dire che, oltre a essere molto utili, queste azioni sono anche estremamente spettacolari da vedere.

A SPASSO PER JUNON

Una volta sconfitto l’immancabile boss di fine area, siamo quindi passati alla seconda parte della demo, ambientata a Junon. Qui abbiamo potuto constatare quanto i dev abbiano voluto dare vita a un’opera affine a Final Fantasy VII Remake, ma con nette differenze nella struttura. Ci siamo trovati di fronte, infatti, a una vasta mappa da esplorare, con diverse missioni di caccia da completare. Ognuna di queste missioni, però, presentava tre diverse sfide da effettuare per ottenere in cambio una moneta di gioco che non sappiamo ancora a cosa possa servire. Le missioni variavano dallo sconfiggere il nemico entro un tempo limite, oppure compiere determinate azioni durante la battaglia. Piccole attività extra in grado di dare ai combattimenti un pizzico di profondità maggiore.

Per muoverci attraverso la mappa siamo quindi saliti in sella ai nostri fidati Chocobo. Chocobo dalle abilità differenti e che, nel nostro caso, potevano fiutare l’aria per trovare tesori sepolti. Avremmo voluto esplorare maggiormente le capacità di questi enormi pennuti, ma il tempo purtroppo è stato davvero poco e non siamo riusciti a comprenderne appieno il potenziale. Quel che abbiamo notato (e apprezzato) è però la possibilità di formare diversi gruppi di personaggi con i quali esplorare le vaste aree. Gruppi che possono essere rapidamente intercambiati, permettendo così agli eroi scelti di entrare in battaglia. Final Fantasy VII Rebirth vanta almeno il doppio dei personaggi del titolo precedente ed è necessario gestire al meglio questa mole di combattenti soprattutto in vista delle succitate mosse sinergiche.

A differenza della demo con Cloud e Sephiroth, infatti, è qui che abbiamo potuto constatare la varietà di queste combo. Combo che variano anche in base al personaggio che si utilizza mentre le si attiva. Per fare un esempio: se si compie un’azione sinergica con Barrett utilizzando Aerith sarà comunque una mossa diversa da un’azione fatta con Aerith utilizzando Barrett. Questo mette in scena combattimenti molto più vari rispetto al passato, incentivando anche il giocatore a passare da un membro all’altro della squadra con molta più frequenza rispetto al passato.

UNA VERA E PROPRIA RINASCITA?

La nostra ora in compagnia di Final Fantasy VII Rebirth è stata tanto emozionante, quanto piena di contenuti. Le premesse narrative sono assolutamente interessanti e non vediamo l’ora di scoprire quale direzione voglia prendere questa nuova trilogia. Da un punto di vista ludico, invece, si evince l’intenzione di dare vita a un’opera più grande, più longeva e più varia. L’unica nostra paura è che questa scelta possa compromettere il ritmo dal forte stampo narrativo del titolo precedente. Un ritmo che abbiamo amato e che riusciva a guidare il giocatore attraverso una storia dal forte stampo cinematografico. Aree più vuote e missioni secondarie rischiano invece di dilatare i tempi e siamo certi che i giocatori non abbiano intenzione di trovarsi di fronte a un mix mal gestito di storia e fetch quest. Non è vero, Metal Gear Solid V: The Phantom Pain?!

In attesa di chiarire questa unica perplessità, non possiamo far altro che attendere con impazienza il 29 febbraio, data di uscita di questo nuovo frammento della Settima Fantasia Finale.