Hamilton debutta su Disney+ con un anno d’anticipo ed è pronto a conquistare il pubblico con le sue musiche.
Inizialmente Hamilton, lo show campione d’incassi, vincitore di 11 Tony Award, dei Grammy Award, degli Oliver Award e del Premio Pulitzer, scritto, diretto e interpretato da Lin-Manuel Miranda, sarebbe dovuto uscire l’anno prossimo nelle sale di tutto il mondo.
Fortuna nella sfortuna dell’emergenza sanitaria, The Walt Disney Company, lo stesso Miranda, Jeffrey Seller e Thomas Kail hanno deciso di rilasciarlo anticipatamente per tutti gli abbonati a Disney+, e il musical ha debuttato venerdì 3 luglio in tutto il mondo.
Due ore e quaranta in cui Miranda racconta, attraverso musica moderna, la storia di Alexander Hamilton e della nascita della costituzione americana. Lo show è un successo e rivive nei teatri di tutto il mondo: la versione che trovate su Disney+ però è quella col cast originale, ripresa a giugno 2016 con ben sei telecamere, e curata dal regista Thomas Kail. Scopriamo in questa recensione perché Hamilton è una gioia per tutti gli amanti dei musical e un’occasione imperdibile di assistere a uno dei migliori spettacoli dell’ultimo decennio in maniera unica direttamente sul proprio divano.
Il musical teatrale segue la storia di Alexander Hamilton (Lin-Manuel Miranda) fin dal suo arrivo a New York in cerca di fortuna nel 1776, dove incontra Aaron Burr (Leslie Odom Jr.) che diventerà presto il suo principale rivale. I due si arruoleranno nell’esercito americano, sotto il comando di George Washington (Christopher Jackson) per ottenere l’indipendenza dal Regno Unito, guidato dal terribilmente ilare Re Giorgio III (Jonathan Groff).
Non è solo la storia di una guerra, ma anche d’amore, con il rapporto tra Hamilton e le sorelle Schuyler, quello impossibile con la maggiore Angelica (Renée Elise Goldsberry) e quello poi divenuto matrimonio con Eliza (Philipa Soo).
Nel secondo atto invece, lo spettacolo si concentra sulla nascita della costituzione americana, con l’elezione dei presidenti e un occhio anche sulla rivoluzione francese oltreoceano.
La seconda parte di Hamilton è decisamente più movimentata, con attori apparsi o caduti in battaglia nella prima metà che cambiano ruolo grazie alla magia del teatro. Con la nascita della costituzione però Miranda non risparmia il racconto della vita di Hamilton che va in frantumi dopo scelte poco sagge.
Il rapporto col figlio, con Washington e con Thomas Jefferson (Daveed Diggs) e l’irrimediabile conflitto finale con Burr danno un ritmo decisamente più serrato rispetto al primo atto, mantenendo alta la qualità dell’opera e mischiando i nuovi brani coi precedenti.
Il messaggio finale con la canzone Who Lives, Who Dies, Who Tells Your Story si concentra sull’incapacità di avere scelta su cosa viene tramandato ai posteri ma al contempo sull’importanza di farlo non importa come, se con un musical, con una serie di lettere o con un libro.
Hamilton è disponibile su Disney +, Abbonati ora!
In questa versione teatrale di Hamilton, registrata dallo stesso Kail in più performance da più angolazioni, il pubblico da casa diventa parte integrante dello spettacolo, riuscendo ad avvicinarsi molto di più agli di attori di quanto potrebbe fare in una serata reale.
Kail da uno sguardo intimo ai personaggi, con un taglio quasi cinematografico grazie ai campi lunghi e ai primi piani degli attori. Performance tutte degne di nota, dal cast principale ai meri ensamble, guidati nella coreografia di Andy Blankebuehler.
Alcuni momenti sono messi in scena sfruttando sia il palco semi-mobile sia altri escamotage originali. Particolarmente convincente il flashback in Satisfied in cui gli attori ripetono al contrario tutta la coreografia vista pochi instanti prima, per narrare la scena da un altro punto di vista.
Ad aiutare ulteriormente la messa in scena e le riprese, sono le luci capaci di spogliare dei colori gli attori e di renderli credibili nelle loro performance di fine 1700.
Miranda ha scelto un cast di etnie diverse per dare un ulteriore tocco di modernità alla rappresentazione: riflettendo la composizione della società americana contemporanea e dandogli ruoli storici di rilievo.
La modernità dello show però si riflette anche nella musica e in tutte le canzoni dell’opera. Scritti dallo stesso Miranda, ogni brano è pensato per narrare la storia utilizzando terminologia e stile dei tempi moderni. Così la discussione tra Hamilton e Jefferson sulla costituzione diventa una battaglia rap, le guerre sono combattute con un sottofondo hip hop, e Re Giorgio III intona minacce di morte con una musicalità da Broadway.
La scelta del genere Hip Hop e Rap per il musical è dovuta proprio alla natura di Alexander Hamilton: arrivava ai cuori della gente grazie alle proprie parole, anche se, come visto poi nell’opera, quelle stesse parole gli costeranno tutto. Miranda vede lo stesso Hamilton come il primo e vero rapper, prendendo così la decisione di basare l’intero spettacolo sul genere. Una scommessa riuscita e che ha ripagato spedendo lo show nell’olimpo di Broadway e ora, finalmente, alla portata di tutti su Disney+.