High School Musical: The musical: La Serie – La Recensione dei primi due episodi della Stagione 1

High School Musical: The musical: La Serie

Tutti ci ricordiamo di High School Musical. Troy, Gabriella, un amore sbocciato durante un karaoke, due destini che si ritrovano per caso. Una storia che nei primi anni 2000 ha fatto impazzire milioni di adolescenti e che ancora oggi ripensarci fa scattare subito quel senso dolce amaro di nostalgia che tanto ci piace.

Ed è proprio puntando sull’effetto nostalgia, che Disney ha deciso di produrre High School Musical: The Musical: La Serie, in esclusiva dal 24 marzo su Disney+. Ma non aspettatevi ritorni in pompa magna del vecchio cast, tutt’altro, lo show vira in un’altra direzione nonostante ci sia, chiaramente, del citazionismo al film originale.

La serie è ambientata all’interno del liceo East High, la scuola dove è stato girato High School Musical e i protagonisti sono proprio gli allievi di quel liceo.

La sinossi principale vede Ricky (Joshua Bassett) e Nini (Olivia Rodrigo) alle prese con il rientro a scuola dopo la fine dell’estate; i due dopo una lunga relazione si lasciano e il rivedersi gli causa non poca difficoltà e imbarazzo, soprattutto perché Nini ha iniziato a frequentarsi con un nuovo ragazzo, E.J. Caswell (Matt Cornett) bello e tanto popolare. A complicare la situazione arriva una nuova professoressa di teatro, Miss Jenn (Kate Reinders), che decide di riproporre la versione teatrale di High School Musical, proprio lì, nel liceo dove tutto è nato.

Ricky, deciso a riconquistare Nini, si iscrive alle audizioni per il ruolo di Troy Bolton nel musical – anche se odia il teatro – sapendo che lei parteciperà a quelle per Gabriella Montez. Ironia della sorte i due saranno scelti per interpretarli, anche se con grande fastidio da parte di Nini.

La serie risulta fin da subito molto dinamica, semplice, dal ritmo serrato e ogni episodio finisce sempre con un piccolo cliffhanger che ti spinge a continuare.

Molto originale anche la modalità in cui è girata, quella di reportage, in cui si ha la rottura della quarta parete, un po’ come eravamo stati abituati con Modern Family – anche se le due serie non hanno niente in comune. Un espediente questo che conferisce al racconto maggior realismo e avvicina lo spettatore ai personaggi.

Nel complesso siamo di fronte a un prodotto per ragazzi molto piacevole. High School Musical: The Musical è divertente, autoironico e non si prende mai troppo sul serio. Più volte viene schernito non solo il genere del musical, ma lo stesso High School Musical. Una strategia ottima che permette sì, di fare leva sull’effetto nostalgia e di costruirci una storia, ma col risultato di essere per niente stucchevole.

Il racconto è sorprendentemente maturo per gli standard a cui ci si riferisce e pone fine ai cliché sul romanticismo; benché infatti non manchino momenti di tenerezza tipici delle storie per adolescenti, è tutto ben costruito. Anche i dialoghi sono realistici e alla fine la narrazione convince. A partire dalla scelta del cast: ecco finalmente dei liceali che sembrano dei veri liceali!

Essendo una serie musical, sono ovviamente presenti momenti cantati. In primis vengono riproposte parti delle vecchie canzoni del film di High School Musical, in secondo luogo però ci sono anche canzoni originali che tuttavia non sono troppo invasive e soprattutto sono contestualizzate perfettamente. Per farvela breve, i personaggi cantano quando c’è motivo e occasione di farlo; ecco che quindi viene sdoganato il classico musical di genere in cui si inizia a cantare e suonare in momenti del tutto casuali. Una scelta che personalmente ho apprezzato e che alleggerisce molto il racconto.

Insomma, benché non sia una serie perfetta, High School Musical: The Musical è un prodotto che convince. Perfetto per passare qualche momento di spensieratezza e tornare indietro nel tempo. E’ una serie ottima perché si rivolge a un pubblico giovane, in particolare ai millennials, ma senza impartire lezioni. E anche se c’è qualche strizzatina d’occhio al politically correct, i messaggi vengono veicolati in modo molto naturale, senza che il tutto risulti artefatto.