Il Tesoro del Cigno Nero, la recensione del nuovo graphic novel di Paco Roca

Il nuovo graphic novel dell’autore spagnolo che mette in mostra un thriller reale con la dolcezza e l’ironia che contraddistinguono Paco Roca

Nel mondo del fumetto, così come in ogni altro settore artistico e non solo, alcuni nomi suscitano sempre una certa curiosità e interesse a causa della loro fama e del loro contributo dato ai settori di competenza. Per quanto riguarda l’universo fumettistico, Paco Roca è senza ombra di dubbio uno degli autori più apprezzati e di talento al mondo grazie alle sue opere che lo hanno posizionato nell’Olimpo dei Maestri del fumetto. Impossibile non conoscere opere come Rughe, o ancora La Casa o Il Bivio di cui abbiamo realizzato una recensione. Ed ecco, quindi, che torniamo a parlare di Paco Roca per la recensione de Il Tesoro del Cigno Nero, graphic novel edita in Italia da Tunué, che il maestro a realizzato in collaborazione con Guillermo Corral Van Damme il quale ha firmato la storia e i testi e che ha vissuto la vicenda in prima persona essendo, all’epoca dei fatti, il direttore generale del Ministero della Cultura del Regno di Spagna (attualmente è il direttore di gabinetto della Secretaria de Estado de la España Global).

Uno dei più grandi tesori di tutti i tempi

Si tratta infatti di un racconto che prende spunto da una storia vera, nonostante molti nomi siano stati cambiati per motivi di sicurezza. La storia è ambientata nel 2007 quando la nave americana capitanata dal cercatore di tesori Frank Stern riuscì a localizzare nel bel mezzo dello stretto di Gibilterra un tesoro che tutti credevano impossibile da trovare. Questo era il famoso Tesoro del Cigno Nero di cui tutti erano alla caccia e di cui Stern voleva impossessarsene in maniera, comunque, lecita. Proprio per questo punto bisognava mettere dalla propria parte un avvocato che in passato aveva lottato sempre contro la sua azienda e che aveva collaborato proprio col governo spagnolo il quale riteneva fosse il vero proprietario di quel tesoro.

Si tratta quindi di un racconto che vede una fitta lotta di interessi e di attività diplomatiche realmente accadute. Per avere contezza dell’importanza del tesoro, potete osservare un esempio visivo della tragedia navale al National Maritime Museum di Greenwich a Londra dove è conservato ed esposto il quadro di Francis Sartorius dal titolo Four frigates capturing Spanish treasure ships. Il dipinto mostra la flotta navale inglese mentre riesce a mettere le mani sul tesoro che il Regno di Spagna fece arrivare dal Nuovo Mondo per pagare il debito dovuto alla Francia in base al Secondo Trattato di San Ildefonso, ma in particolare rappresenta anche la nave Nuestra Señora de las Mercedes che, a causa di un colpo inatteso ed errato, si inabissa insieme al suo tesoro. Questo è proprio il Tesoro del Cigno Nero (il nome cigno nero si riferisce al fatto che si tratta di un evento rarissimo), uno dei più grandi tesori marini di tutti i tempi.

Il realismo tra forze e debolezze

La nuova opera di Paco Roca, quindi, non smentisce le aspettative dal punto di vista della storia e, una volta terminata la lettura, nemmeno dal punto di vista qualitativo e realizzativo. Si tratta, infatti, di un thriller incredibilmente ritmato che permette al lettore di appassionarsi a quella che è una storia vera e realistica, sebbene sia anche abbastanza romanzata. Questa presenta tratti polizieschi ricchi di azione, tratti politici e diplomatici, ma c’è anche spazio per una certa ironia e romanticismo. I temi principali sono le battaglie legali combattute dal governo spagnolo nei confronti di una ricchissima ditta privata, le segrete trattative dell’intelligence spagnola e la storia che si nasconde dietro il Tesoro del Cigno Nero che ne spiega dettagliatamente l’importanza. In tutto questo vi sono dei riferimenti politici non indifferenti come le contraddizioni governative che derivano dalla dittatura franchista come ad esempio l’ambigua attenzione ad una Guardia Civil poco limpida e al poco velato odio nei confronti dei diplomatici visti come soggetti altezzosi e poco vicini alla realtà.

L’autore, però, riesce a raccontare tutto questo con estrema dolcezza e delicatezza, dopotutto è un suo marchio distintivo osservato in tutte le sue opere. Che sia un argomento delicato ed intimo, o un argomento di pubblico dominio e polemico nei confronti della politica di un Paese, Roca riesce ad essere sempre composto, gentile e a tratti ironico. Anche in questo caso, quindi, siamo dinnanzi ad un thriller calmo e pacato, ma allo stesso tempo ricco di azione e suspense. Inoltre il maestro ci ha fortemente abituati a mostrare le persone, anche quelle più altolocate e importanti, come delle persone normali, con i vari aspetti positivi e negativi che ne formano l’aspetto umano. Ognuna di esse è rappresentata nella propria quotidianità in modo tale da permettere al lettore una immedesimazione maggiore nella storia, ma anche di sentire i protagonisti più vicini e apprezzarne o odiarne i tratti umani e non fittizi. Proprio per questo motivo all’interno del racconto c’è spazio per una piccola storia d’amore, per alcuni screzi tra colleghi di lavoro e per dei momenti divertenti per smorzare la tensione, perché dopotutto è ciò che anche nella realtà accade in questi casi dove ognuno deve combattere le proprie debolezze e sfruttare le proprie forze.

Tratto estetico semplice, ma ricco di dettagli

Dal punto di vista estetico, siamo dinnanzi ad un altro capolavoro di Paco Roca: tratti semplici, ma funzionali che prendono spunto dallo stile franco-belga con un occhio di riguardo verso il realismo. Le linee sono marcate e i volti appena abbozzati, ma le linee sono talmente precise da comprendere perfettamente la situazione anche con pochi tratti. Si aggiunge, però, una caratteristica in più rispetto alle precedenti opere dell’autore: la cura per le ambientazioni.

Infatti, adesso, ogni tavola presenta una mole di dettagli incredibili con una forte dose di realismo soprattutto perché vengono rappresentati luoghi realmente esistenti come la Banca Nazionale di Spagna o il Museo Naval di Madrid. I dettagli, però, emergono anche quando vengono rappresentati gli uffici, i ministeri e le ambientazioni all’aperto. Una chicca interessante è presente quasi alla metà del libro dove viene raccontata la storia del tesoro e in questo caso l’autore ha deciso di farlo come una sorta di flashback storico dove al posto delle foto originali (ovviamente impossibili da trovare dato che la macchina fotografica fu inventata nel 1839 e l’evento avvenne intorno al 1805) vi sono delle tavole di Roca antichizzate e con un tratto ancora più dolce e realistico. Tutto questo è stato ancora più rafforzato da Tunué che, come sempre, ha realizzato un’opera cartonata di pregevole fattura sia per quanto riguarda la rilegatura che la grammatura della carta.

Commento conclusivo 

In conclusione Il Tesoro del Cigno Nero è un graphic novel di grandissimo livello che conferma nuovamente le grandi doti narrative e artistiche dello scrittore e disegnatore spagnolo Paco Roca. Un’opera che mostra e descrive una storia reale in ogni sfaccettatura, anche nella descrizione dei protagonisti e dei personaggi che la compongono. Si presenta come un thriller, ma c’è spazio anche per l’ironia e il romanticismo, elementi di cui, dopotutto, la vita dell’uomo è piena. Non mancano le parti romanzate, ma servono per dare verve al racconto.

Il Tesoro del Cigno Nero
Pro
Storia reale, ma coinvolgente e ricca di colpi di scena
Personaggi e luoghi incredibilmente curati
Disegni semplici, ma dettagliati e realistici
Contro
Alcune vicende un po' troppo romanzate
9.7
Voto