Hollywood arriva su Netflix
Greta Gerwig (Lady Bird; Little Women) in occasione del Festival di Palm Springs lo scorso anno, si è espressa in merito al lavoro di Quentin Tarantino dicendo:
Quentin Tarantino realizza film come se questi volessero salvare il mondo. I film possono uccidere Hitler, liberare gli schiavi e dare a Sharon Tate un’altra estate.
Questo è quello che Hollywood, la serie tv Netflix di Ryan Murphy (The Politician) potrebbe simboleggiare: il riscatto di quello che era il mondo del cinema a cavallo degli anni ’50. Un mondo governato ancora dallo Star System, estremamente corrotto e discriminatorio. Un riscatto che tuttavia si conferma illusione.
La Seconda Guerra Mondiale si era da poco conclusa e l’America si avviava verso una ricostruzione nazionale, non solo per quanto riguardava le strutture produttive, ma anche quelle ideologiche e politiche. E il cinema era una di quelle industrie più coinvolte nella realizzazione di questo processo; ecco perché la figura del Divo a Hollywood rimaneva forte, così come il Divismo, che per definizione non era altro che l’esclusiva promozione dell’immagine che legava mondo dello spettacolo e mezzi di comunicazione di massa. Avendo l’immagine un alto potere simbolico, il corpo diventava oggetto da plasmare – anche con pesanti operazioni chirurgiche – a scopo di lucro. Il Divo infatti doveva apparire come un’entità superiore, un essere perfetto lontano dal modo di essere dei comuni mortali. Nella serie di Murphy, emblema e vittima di questo sistema è il personaggio di Rock Hudson (Jake Picking), attore realmente esistito, sodomizzato e umiliato dal proprio agente, Henry Willson (Jim Parsons). Tuttavia, la figura del Divo si discostava drasticamente da quella dell’attore, in quanto mera immagine confezionata, priva di brillanti doti attoriali. L’immagine doveva venire prima del talento e il sogno di Hollywood a qualsiasi costo non risparmiava a molti giovani ragazzi dal cedere a ricatti.
Questo meccanismo serviva alle grandi major cinematografiche per dare al pubblico l’illusione di realtà e rinnovare fiducia e ottimismo nei confronti della società; i film infatti erano costruiti in modo che lo spettatore si sentisse al centro del racconto, con inquadrature ad hoc, così che si potesse identificare lui stesso nel Divo. Nell’epoca d’oro di Hollywood è infatti l’attore a piegarsi alla macchina da presa e non viceversa.
Ma se le cose fossero andate diversamente? E se ci fosse stato qualcuno che si fosse davvero opposto a quel sistema e avesse dato il via a una rivoluzione che avrebbe cambiato, non solo il modo di fare film, ma anche quella società votata all’illusione?
Ebbene, Hollywood, pur dando un ritratto perfetto dello Star System e di come con le sue leggi dava l’illusione di creare mondi inarrivabili, devoti al lieto fine, ci rende quella stessa illusione che in chiave moderna si rispecchia nel cambiamento. Esempio lampante di ciò è proprio l’ultima puntata, dal titolo Finale in stile Hollywood, che nonostante l’happy ending ci lascia con la consapevolezza che all’epoca una storia simile, nella realtà, non sarebbe mai potuta esistere. Ma va bene così, perché l’intento è proprio quello ed è emozionante. Ci illude, ci fa vivere un sogno che sappiamo altrimenti non sarebbe stato possibile, e ci dà, ironia della sorte, quell’illusione di realtà del cinema della Golden Age.
La stessa scelta di voler cambiare il finale del film, nella serie, ci riporta alla ricercatezza dei quell’ottimismo a tutti i costi.
Hollywood è polivalente poiché è, sia simbolo di riscatto degli outsider, di chi in passato non ce l’avrebbe mai fatta, ma è anche una serie che descrive il mondo dello spettacolo di oggi, diversificandolo sì da come era una volta, ma dimostrandoci che certe dinamiche sono ancora presenti. Andando a fondo, ci accorgiamo che il buonismo esasperato presente dall’inizio alla fine, non è solo un modo per sensibilizzare ai temi importanti trattati, quali il patriarcato, l’omosessualità e il razzismo, ma ricalca perfettamente il modo di fare cinema di quegli anni. Anche la recitazione degli attori è molto simile a quella dei personaggi che interpretano. Eppure, paradossalmente è proprio questo il punto di forza della serie: la capacità di farci storcere il naso.
Certamente Hollywood non è esente da difetti. Spesso le dinamiche tra i personaggi sono poco approfondite e tutto viene risolto troppo velocemente, finendo per restituire ai protagonisti una caratterizzazione a tratti superficiale. Sicuramente ciò è dovuto alla difficoltà di gestire tantissime personalità estremamente interessanti.
Nonostante ciò, se siete amanti del cinema probabilmente Hollywood vi piacerà, anche se molto dipenderà da come vorrete leggerlo.