Inventing Anna: la recensione della serie Netflix 

Ecco la nuova miniserie prodotta da Shonda Rhimes ed ispirata ad una storia vera 

Inventing Anna: la recensione della serie Netflix 

La nuova serie frutto della collaborazione tra il colosso dello streaming, Netflix, e Shonda Rhimes (Grey’s Anatomy, Scandal e Bridgerton) è alle porte. Inventing Anna debutterà su Netflix l’11 febbraio. La creatrice di Bridgerton ha scelto di ispirarsi ad una storia di cronaca giudiziaria reale per realizzare la sua nuova opera. Inventing Anna narra in chiave romanzata la vera storia di Anna Delvey-Sorokin, truffatrice tedesca che a soli 22 anni ha ingannato banchieri, avvocati e ricchi newyorkesi derubandoli di milioni di dollari. La miniserie targata Shondaland è più simile a Scandal che a Bridgerton ma non mancano momenti in grado di intrattenere i fan della serie in costume. Il taglio con cui vengono narrate le vicende resta la chiave vincente del prodotto. Ecco la recensione in anteprima di Inventing Anna.

Ecco il trailer di Inventing Anna

La recensione di Inventing Anna

Shonda Rhimes (Grey’s Anatomy, Scandal) torna dopo Bridgerton a collaborare con Netflix realizzando il secondo titolo degli otto già previsti dal contratto firmato con la piattaforma streaming. Questa volta la Rhimes ha scelto di ispirarsi ad una storia vera, romanzandone ampiamente alcune parti. 

Partiamo con ordine, Netflix ha deciso di raccontare la storia partendo dall’articolo realmente scritto da Jessica Pressler e pubblicato sul New York Magazine con il titolo How Anna Delvey Tricked New York’s Party People (Come Anna Delvey ha ingannato i festaioli di New York). La piattaforma streaming ha acquistato, quindi, i diritti d’autore sul pezzo e ha trasposto le vicende in salsa seriale, precisamente Inventing Anna è una miniserie composta da 10 episodi della durata superiore ai 60 minuti. La serie partendo proprio dall’articolo costruisce il suo intreccio. Infatti, durante i vari capitoli seguiamo Vivian, giornalista del Manhattan Magazine desiderosa di risollevare la sua carriera in declino tramite una buona storia, una vera e interessante storia. Sarà Vivian a ripercorrere la vita di Anna svelandone misteri e obbiettivi.

Anna Delvey ha il volto di Julia Garner, attrice già nota al pubblico di Netflix per il ruolo di Ruth Langmore in Ozark. La Garner interpreta la truffatrice-socialite nota ai media con l’alias Anna Delvey ma condannata per truffa aggravata ed altri capi di imputazione con il nome autentico di Anna Sorokin. Anna è una giovane ed ambiziosa ragazza tedesca di origine russa, natalità che desidera celare ai media. Anna è intelligente, sveglia e raffinata; appena scorge l’opportunità di arricchirsi e realizzare i suoi progetti non se la lascia sfuggire nemmeno quanto questo la spinge ad ingannare e truffare amici e conoscenti. L’obbiettivo di Anna è realizzare la sua lussuosa e prestigiosa fondazione d’arte: un circolo selettivo per intenditori e ricchi newyorkesi dotato di ogni confort possibile ed immaginabile, dal ristorante alle camere di super lussu fino all’architettura dell’interno del locale progettata da Calatrava figlio. 

Inventing Anna ripercorre tramite lo strumento della narrazione non lineare e i continui salti temporali le vicende relative alle accuse che vengono rivolte ad Anna Sorokin; gli occhi che seguono da vicino l’evolvere delle scoperte sono quelli di Vivian, lo spettatore scopre man mano la complessità della storia grazie alle indagini condotte dalla giovane giornalista. La miniserie grazie al taglio investigativo intrattiene e sconvolge. Ha un buon ritmo, reso dal montaggio serrato e dalla continua alternanza tra passato e presente. Il pubblico viene letteralmente catapultato all’interno della narrazione: i vari personaggi descrivono Anna a Vivian e per riflesso allo spettatore stesso, di fatto sfondando la quarta parete. Non mancano momenti più superficiali e distensivi ben inseriti tra le scene più emotivamente impegnative della serie. Presenti sono anche diversi spunti di riflessione e diverse domande. A pensarci bene la miniserie ruota interamente attorno ad una grande domanda. Chi è davvero Anna? La ragazza che viene definita dai media una semplice e furba socialite o la sua storia è più complessa e stratificata di quanto può apparentemente sembrare? Anna possiede le ricchezze che fino alla fine vanta oppure crede talmente tanto al castello che essa stessa ha costruito nella sua testa da non riuscire più a distinguere realtà e finzione? 

Chi è Anna Delvey/Sorokin? I protagonisti della storia di Shonda Rhimes

Inventing Anna con il suo primo episodio detta fin da subito la linea narrativa della serie. Se pensavate che le vicende di Anna Delvey venissero narrate partendo dalla sua ascesa per arrivare fino al declino mi spiace dirvi che rimarrete delusi. Il taglio scelto per la miniserie è decisamente più particolare e a mio avviso interessante. Le indagini giornalistiche e la ricerca delle fonti costituiscono il perno della narrazione di Inventing Anna. Vivian (Anna Chlumsky), giornalista del Manatthan Magazine, è in cerca di una nuova storia. Una storia vera, intrigante e complessa. Anna Delvey è la protagonista perfetta. Da poco accusata con diversi capi d’imputazione per furto aggravato, Anna viene definita dai media come socialite e truffatrice. Vivian scorge in Anna sfumature diverse, intravede un personaggio più complesso ed intrigante rispetto agli altri ed è convita che la sua storia meriti di essere raccontata. Tra un’intervista e l’altra si instaura tra le due giovani donne un particolare rapporto di fiducia e rispetto reciproco, una rapporto fragile ma vantaggioso per entrambe le parti. Vivian con l’esclusiva potrà risollevare la sua carriera in rovina ed Anna emergerà per la persona che realmente è: una giovane intelligente e scaltra truffatrice. 

La miniserie fin dal principio si pone l’obbiettivo di rispondere ad una domanda: chi è realmente Anna Delvey? L’immagine social della giovane ragazza d’affari, della scaltra truffatrice e dell’arrampicatrice sociale non convince. Dietro il volto della ragazza raffinata, sempre in cerca d’attenzioni si cela ben altro. Anna conosce 5 lingue, ha una memoria fotografica e un sorprendente fiuto per gli affari. Non compie mai un gesto improvvisato, non spreca mai denaro anche se apparentemente potrebbe lanciarlo intendere, ogni sua mossa è studiata e calcolata nel minimo dettaglio. La giovane ragazza naturalizzata tedesca ha l’obbiettivo di essere ricordata e ammirata per la fondazione ad essa stessa intitolata: ADF, Anna Delvey Foundation. Il circolo d’arte, di lusso e svago destinato all’élite newyorkese vanta tra i suoi sostenitori nomi illustri in ogni campo, soggetti affidabili e rinomati nel loro settore. Anna grazie alla sue capacità persuasive è riuscita a coinvolgere nel suo team di consulenti i massimi esperti di moda, architettura e finanza di New York. È ad un passo dall’ottenere il finanziamento necessario per dare alla luce la ADF ma all’ultimo la magia si frantuma. Le bugie e gli inganni costruite mediante documenti falsi che vantavano un fondo fiduciario inesistente crollano lasciando Anna priva del suo sogno e con diverse accuse sulle spalle. 

Anna Delvey è una maschera, un personaggio costruito e modellato per uno scopo ben preciso. Un’identità costruita in ogni minimo dettaglio. Una ragazza figlia di ricchi ereditieri tedeschi che presto avrà a disposizione un fondo fiduciario da oltre 60 milioni di dollari. Il personaggio si fonde talmente tanto sulla persona che a tratti anche per lo spettatore diventa difficile distinguerli. Anna stessa crede con tanta ferocia alle storie che racconta da non riuscire più a mettere un punto alla favola. Anna Sorokin diventa di fatto Anna Delvey, solo negli attimi di fragilità riuscimmo ad intravedere la vera Anna. 

Sebbene sia la figura di Anna quella messa sotto le luci dei riflettori, Vivian (Anna Chlumsky) ha uno posto di primo piano nella trama della miniserie. L’articolista del Manhattan Magazine è da poco stata vittima di una delicata questione mediatica che l’ha dipinta come una cattiva giornalista dedita solo al clickbait. È intenzionata a risollevare la sua carriera prima della nascita della sua primogenita. Anna Delvey è la storia giusta. Vivian vede in Anna un racconto sfaccettato, una trama fitta e ricca di fili da sbrigliare, essa stessa si propone di scavare nel passato dell’imputata per cogliere ogni verità della sua storia. È talmente determinata a realizzare l’articolo su Anna che ogni minuto del suo tempo lo dedica alla ricerca di prove e all’ascolto di testimoni rilevanti per il suo pezzo. Visita ed intervista più e più volte Anna in carcere pur di ottenere le informazioni necessarie a scoprire chi si cela dietro la maschera di Anna Delvey. A questa domanda desidera dare una risposta completa a tutti i costi. Per quanto Vivian sia forte, caparbia e perspicace il confine tra verità e menzogna inizialmente risulta molto sottile. Tra chi crede fermamente in Anna e chi la dipinge come un’abile imbrogliona ciascuno dei testimoni ha una visione propria e particolare della giovane imputata. Comprendere chi è realmente Anna non è per nulla semplice.

Nel cast della miniserie figurano molti volti già noti ai fan dell’universo chiamato Shondaland come Katie Lowes (già vista in Scandal), Jeff Perry (Scandal e Grey’s Anatomy) e Kate Burton (Scandal e Grey’s Anatomy). 

Inventing Anna è completamente diversa da Bridgerton, Shonda Rhimes ha realizzato un prodotto intrigante capace di coinvolgere un pubblico diverso rispetto a quello raggiunto mediante la fortunata serie in costume ma comunque contraddistinto dal suo tocco. Inventing Anna è Scandal che incontra The Bling Ring. La miniserie targata Shondaland fa del lusso e della moda la sua cornice e riempie il contenuto di argomenti complessi ma resi accessibili a tutti come la finanza, i processi e le indagini giornalistiche. 

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