Journey to Foundation – La Recensione

Journey to Foundation

Sin dal suo annuncio, Journey to Foundation ha inevitabilmente attirato la nostra attenzione.

Dopotutto stiamo parlando di un titolo che prende ispirazione dal Ciclo delle Fondazioni di Isaac Asimov per raccontare una storia inedita attraverso il lessico della realtà virtuale. La possibilità di vivere in prima persona il mondo letto nella serie di libri pubblicati a partire dal 1951 e visto nella recente serie tv Fondazione (disponibile su Apple TV+) è una sorta di sogno che si avvera. Un sogno che, mano a mano che Journey to Foundation veniva svelato al grande pubblico, ci è parso sempre più reale e tangibile.

Sparatorie, sezioni stealth, dialoghi a scelta multipla e puzzle ambientali. Un mix di contenuti che, sulla carta, avrebbe potuto rendere il titolo sviluppato da Archiact Interactive un vero e proprio must have per tutti i possessori di un caschetto VR.

E così è stato. Più o meno.

Abbiamo passato diverse ore a esplorare pianeti alieni e a indagare sulla scomparsa della principessa Astoria Durand. Ore che hanno saputo coinvolgerci a tal punto da terminare più volte la batteria del nostro Meta Quest 3 senza farci rendere conto del tempo passato, ma che non hanno saputo nascondere del tutto alcuni problemi alla base del titolo.

Problemi che avrebbero potuto essere evitati, ma ai quali è facile andare incontro se si tenta di dare vita a un gigantesco blockbuster videoludico per la realtà virtuale. Siete curiosi di scoprire cosa ci abbia convinto e cosa, invece, ci abbia fatto storcere il naso? Allora allacciate le cinture, impugnate il vostro fulminatore e tuffatevi insieme a noi nello spazio profondo.

Versione testata: Meta Quest 3

Journey to Foundation

NELLO SPAZIO NESSUNO PUÒ SENTIRTI URLARE

Journey to Foundation ci mette nei panni dell’agente Ward, membro della Commissione per la Sicurezza Pubblica che, come già accennato, viene scelta per indagare sulla misteriosa scomparsa della principessa Astoria Durand. Al suo fianco, l’imperscrutabile Han Bo, intenzionato a fare di tutto per aiutare la nostra protagonista per portare a termine la propria missione.

Evitiamo di entrare più nel dettaglio per evitare di fare qualsiasi spoiler. Una scelta che speriamo possiate apprezzare, soprattutto visto che già il secondo capitolo del titolo Archiact cambia così tanto le carte in tavola da lasciare spiazzati. Journey to Foundation è infatti un titolo molto focalizzato sulla narrazione. Questo è evidente dalla quantità di tempo che passerete a chiacchierare con i vari NPC, dando vita a dialoghi a scelta multipla che possono portarvi a scoprire diversi retroscena sul mondo di gioco e sui personaggi secondari che incontreremo. In alcuni casi, le decisioni prese influenzeranno anche l’evolversi degli eventi, dando vita a un’esperienza che in più momenti abbiamo sentito “nostra” e che, di conseguenza, ha contribuito all’immedesimazione generale.

Se la scrittura ci ha stupiti, lo stesso si può dire anche per la longevità generale del titolo, che si attesta sulle sette ore nel caso riusciate a procedere spediti. Stiamo comunque parlando di un gioco dalla difficoltà tarata verso il basso e che raramente si rivela complesso, sia per quanto riguarda gli scontri che per i puzzle ambientali. Ancora una volta: lo scopo di Journey to Foundation è raccontare una buona storia, relegando il gameplay a un “semplice” accessorio per il racconto.

Journey to Foundation

CHI TROPPO VUOLE…

Una volta indossato il nostro Meta Quest 3 ci siamo trovati di fronte a un titolo che sembrava promettere molto sotto il profilo puramente ludico. La prima ora di gioco ci permette di prendere dimestichezza con i movimenti, ci getta nel bel mezzo di una sparatoria e ci mostra come l’agente Ward possa manipolare le emozioni dei NPC (tramite un semplice minigioco) per ottenere le risposte necessarie a procedere con l’indagine. La seconda ora di gioco, invece, punta i riflettori sui puzzle ambientali, sulle meccaniche stealth e sulle sezioni di arrampicata. Dalla terza ora in poi, invece, queste idee vengono consolidate con piccole aggiunte nell’equipaggiamento e nelle abilità della nostra protagonista, senza però approfondire mai nessuna di esse.

Journey to Foundation, infatti, fa molte cose, ma nessuna in modo davvero esaltante, prestando così il fianco ad alcune critiche. La manipolazione mentale, per esempio, talvolta da vita a dialoghi poco convincenti che spezzano la sospensione dell’incredulità nel giocatore a causa di frasi ripetute e/o atteggiamenti fuori contesto da parte dei nostri interlocutori. Le sezioni di shooting, invece, soffrono di un pessimo level design e di un ritmo mal calcolato. Basterà esporsi dalle coperture per venire bersagliati dai colpi nemici, costringendoci così a sparare alla cieca nella speranza che la loro barra della vita scenda più rapidamente della nostra (cosa che, effettivamente, spesso accade).

Non siamo di fronte a un disastro su tutta la linea, sia chiaro, ma è innegabile che i dev abbiano tentato di fare un po’ di tutto, senza prendersi il tempo di capire cosa voler davvero aggiungere alla propria opera. Siamo comunque di fronte a un titolo estremamente vario, che intrattiene e diverte per tutta la sua durata. Speriamo solo che gli sviluppatori possano limare tutti quei dettagli spigolosi visti in questa prima avventura in un eventuale seguito.

Journey to Foundation

LA FORZA DELLA REALTÀ VIRTUALE

Esteticamente, Journey to Foundation soffre di alti e bassi. I modelli tridimensionali dei personaggi ci hanno convinti, permettendoci di godere dell’intero racconto senza mai provare un reale fastidio. Peccato, però, per gli scenari asettici e per alcuni momenti dove lo sfondo si dimostra una semplice immagine bidimensionale con tanto di effetto sgranato. Questo danneggia alcuni momenti dove, per esempio, ci si trova a guardare una città dall’alto da un dirupo e si dovrebbe provare qualcosa di simile alle vertigini, ma si finisce per fissare un disegno senza la benché minima profondità.

Ottimo il comparto sonoro, invece, che non solo vanta una soundtrack riuscita, ma anche un cast vocale di tutto rispetto. Un plauso particolare per l’interpretazione di Jennifer Hale (Naomi Hunter in Metal Gear Solid e voce femminile di Shepard in Mass Effect), che qui interpreta la carismatica Vex e che ci ha conquistati sin dalla sua prima linea di dialogo. Segnaliamo, inoltre, che l’intero titolo è sottotitolato in italiano, una scelta sempre più rara nell’ambito VR. Il risultato non è sempre dei migliori e talvolta i testi vengono spezzati in modi a dir poco terrificanti e che fanno la sofferenza di chiunque ami leggere o scrivere, ma poco importa: avere un gioco del genere nella nostra lingua è già una vittoria enorme.

Concludiamo poi con un elogio alla personalizzazione dell’esperienza per la realtà virtuale. I ragazzi di Archiact sono infatti riusciti a creare un titolo pensato sia per i giocatori più navigati, che per coloro che soffrono di motion sickness. Durante le sezioni di arrampicata, inoltre, è possibile premere un tasto per saltare la sequenza, in modo da non mettere in difficoltà nemmeno coloro che soffrono di vertigini. Piccole decisioni, ma che dimostrano grande attenzione nei confronti del pubblico.

JOURNEY TO FOUNDATION

Journey to Foundation ha un gameplay che promette tanto, ma che non riesce mai davvero a stupire. Eppure, quando si esplorano i mondi ideati da Asimov e quando l’aspetto narrativo prende il sopravvento, si ha costantemente la sensazione di star vivendo all’interno di un blockbuster sci-fi. Il risultato è quindi migliore della somma delle parti e, per questo motivo, ci sentiamo di consigliare l’acquisto del titolo targato Archiact a chiunque cerchi una valida esperienza per la realtà virtuale. Un’esperienza con tanto di localizzazione in italiano e dalla discreta longevità. Speriamo solamente che questo non sia un punto di arrivo, ma una solida base di partenza dalla quale dare vita a un nuovo franchise per gli amanti della VR.

Journey to Foundation è disponibile su Meta Quest 3, Pico e PlayStation VR2.

Journey to Foundation
Journey to Foundation – La Recensione
Pro
Comparto narrativo avvincente
Varietà ludica encomiabile
Soundtrack e doppiaggio di qualità
Contro
Meccaniche di gioco poco approfondite
Graficamente sospeso tra alti e bassi
7.5
Voto