Si torna a Kalos, per svelare il mistero della Megaevoluzione Ferox in Leggende Pokémon: Z‑A!
Negli ultimi anni, ad ogni nuovo gioco di Pokémon in uscita si alza un polverone incredibile, fra leak e polemiche che abbracciano Game Freak e lo sviluppo dei loro giochi, spesso sotto le aspettative per quanto riguarda l’aspetto tecnico, indietro di anni nonostante le potenzialità di una console capace di far girare capolavori di programmazione come Breath of the Wild e Xenoblade Chronicles 3. Era già successo prima con Spada e Scudo, dove Game Freak introdusse per la prima volta un’area aperta chiamata Terre Selvagge. Ma Galar era solo una sorta di test per la svolta open world di Scarlatto e Violetto, dove il mondo di gioco era piegato da performance tecniche imbarazzanti e ambienti poligonali al limite dell’accettabile. La preoccupazione, quindi, per il nuovissimo Leggende Pokémon: Z-A era quanto mai condivisibile e inevitabile, soprattutto dopo la diffusione dei primi provati da parte della stampa, su una demo che mostrava nuovamente grandi limiti tecnici, soprattutto nella realizzazione dell’unica ambientazione scelta per questa nuova avventura, ovvero la Luminopoli di Pokémon X e Y.
Dopo aver passato oltre 100 ore sul gioco a caccia di Pokémon, siamo pronti a darvi un giudizio sull’ultima fatica di Game Freak, disponibile in esclusiva dallo scorso 16 ottobre su Nintendo Switch e Switch 2.
Leggende Pokémon: Z-A si apre con il nostro arrivo nella città di Luminopoli e l’incontro con Ryon/Villy (a seconda del sesso del vostro personaggio), che vi aiuterà a recuperare la vostra borsa, appena sottratta da un Pancham dalla mano lunga. Per ricambiare il favore entreremo a far parte del Team MZ, un gruppo che si occupa di aiutare gli abitanti e i Pokémon della città. Infatti, a Luminopoli è in corso un ambizioso piano di sviluppo urbano per trasformare la capitale di Kalos nel luogo perfetto in cui umani e Pokémon possano vivere in armonia. Un altro obiettivo del Team MZ, però, è anche quello di indagare sul misterioso fenomeno della Megaevoluzione Ferox, che si sta propagando in tutta la città, rendendo pericolosi anche Pokémon solitamente docili.
Ed è proprio dietro questo caso che si sviluppa il racconto di Leggende Pokémon: Z-A, proseguendo le avventure cinque anni dopo gli eventi di X e Y e riportando in scena alcuni dei personaggi più amati del gioco originale, come il millenario AZ, accompagnato dal suo fedele Floette, o Matière, ora a capo dell’agenzia investigativa di Bellocchio.
Il ritorno a Kalos è quindi piacevole, soprattutto per il fatto che i due giochi di sesta generazione sono stati i soli a non aver ricevuto, ai tempi, la tanto agognata versione “Z”, la classica revisione espansa con nuovi contenuti, ormai un classico dei giochi Game Freak.

Nel compito, quindi, di risolvere il caso delle Megaevoluzioni Ferox vi ritroverete a partecipare alla Royale Z-A, una competizione istituita proprio per aumentare la collaborazione fra gli abitanti di Luminopoli e la sempre più crescente comparsa di Pokémon selvatici. Di giorno confinati nelle zone selvatiche, aree limitate in cui vivere in tranquillità, mentre di notte si aprono le danze nelle zone di lotta, in un’accesa competizione fra allenatori Pokémon che premierà chi riuscirà a scalare la vetta, esaudendone così qualsiasi desiderio.
La Royale Z-A sarà quindi l’attività principale di Leggende Pokémon: Z-A, dove l’avanzata nel racconto viene scandita proprio dai progressi fatti in questa lega, che vi vedrà prima sfidare quanti più allenatori possibile nell’ottica di racimolare punti che serviranno per ottenere un biglietto d’accesso, per poi sfidare l’allenatore di quel rango nel tentativo di batterlo e salire di posizione.
Sebbene nelle prime fasi il processo sia molto guidato e automatico, le cose iniziano a farsi molto più interessanti superato un certo punto del racconto, nel quale ci vengono presentati nuovi sfidanti che godono di un loro arco narrativo, fra aspiranti streamer (qualcuno ha detto Kissara??), malavitosi in pieno stile yakuza ed eccentriche milionarie con la passione del bello. Riesce comunque ad apparire più interessante di quanto potesse sembrare in un primo momento. E lo fa grazie alla buona caratterizzazione dei suoi personaggi, così come al far leva sui sentimenti del giocatore, ripescando per l’occasione alcuni volti noti di X e Y e trovando per loro una naturale conclusione narrativa. Non si può dire lo stesso, però, per alcune delle vicende del gioco che vi troverete ad affrontare, che non avranno un epilogo ma che, con buona probabilità, faranno da ponte al già annunciato DLC intitolato Megadimensione, di cui al momento non sappiamo ancora i dettagli precisi della storia, ma che pare essere incentrato su Hoopa e la sua abilità di creare portali dimensionali.

La scelta di ambientare il gioco nella sola Luminopoli, per quanto inizialmente non troppo convincente e in contrasto con il concetto di “prendi il mondo e vai” presente solitamente nei giochi Pokémon, si è rivelata tutto sommato funzionale per la formula proposta.
Di giorno ci ritroveremo a caccia di Pokémon girovagando fra le strade e i tetti di Luminopoli, con qualche incursione negli acquedotti nelle fasi più avanzate del gioco, mentre di notte lo scopo primario sarà quello di darsi alle lotte, riuscendo a raccogliere quanti più punti possibili per ottenere l’accesso alle promozioni. Ci saranno poi le battaglie con i feroci Pokémon megaevoluti e decine di missioni secondarie da portare a termine, che pur non brillando per qualità (molte delle quali alla stregua di fetch quest), alcune riescono a catturare l’interesse, andando ad espandere un po’ alcuni dei temi del racconto con qualche dettaglio sulla vita a Luminopoli o legato al passato dei precedenti giochi.
Seguendo la strada intrapresa da Leggende Pokémon: Arceus, che aveva proposto una soluzione abbastanza ibrida nel sistema di combattimento, Leggende Pokémon: Z-A rivoluziona il tutto abbandonando i classici turni per una formula in tempo reale. Durante le lotte potremo muoverci liberamente sul campo di battaglia, impartendo ordini e facendo posizionare il nostro Pokémon per eseguire la mossa desiderata. Per evitare situazioni di “spam” compulsivo di certe mosse, queste sono soggette a un breve periodo di cooldown alla Xenoblade, che spinge così a una rotazione delle quattro mosse equipaggiabili (ed eseguibili con la pressione di uno dei tasti frontali) in attesa che quelle usate si ricarichino. Sempre per regolare lo scambio dei membri del party ed avere situazioni più gestibili, anche le sostituzioni vengono gestite da tempi prestabiliti, che obbligano il giocatore a brevi attese fra un cambio e l’altro.
Con Z-A abbiamo il ritorno delle megaevoluzioni, un nuovo stadio evolutivo e momentaneo introdotto proprio in X e Y. In questo seguito troviamo numerose nuove pietre evolutive da equipaggiare per sfruttare la loro potenza in battaglia, come quella di Malamar, Victreebel o il tanto atteso Mega Dragonite, e molti altri ancora, portando il totale a 62 megaevoluzioni. Attivando in battaglia la megaevoluzione renderemo il nostro Pokémon molto più efficace e competitivo, migliorando aspetti come resistenza ai danni, potenza d’attacco e velocità di esecuzione. Per bilanciare il tutto, soprattutto in questa nuova dinamica in tempo reale, i Pokémon sono stati dotati di nuove mosse “plus”, che, spendendo parte della barra dedicata alla megaevoluzione, possono essere potenziate per essere competitive, soprattutto per quei Pokémon che per adesso non possono ancora megaevolvere. Per il resto, nonostante il cambio drastico del combat system, resta un gioco Pokémon al 100%, con alla base il classico sistema di debolezze e resistenze dovute all’elemento del Pokémon in uso rispetto all’avversario.

A conti fatti, il passaggio a una meccanica in tempo reale funziona bene nella sua semplicità, anche se tendenzialmente, nei combattimenti con i Pokémon selvaggi o quelli degli allenatori della Royale Z-A, ha la meglio il dito (e il cooldown) più veloce. Dove invece ha più senso è proprio contro le megaevoluzioni Ferox, dove, alla stregua di una boss fight, non solo dovremo attaccare con il nostro Pokémon di turno, ma dovremo anche evitare attentamente di essere colpiti rotolando via dal suo raggio d’azione e di non venire sconfitti. Il gioco non è mai troppo difficile, specie se arriverete livellati e con una buona squadra capace di rispondere al tipo del vostro avversario, ma, proprio come in Arceus, alcune delle sfide vi daranno filo da torcere, dato che per placare il Pokémon Ferox andranno usate strategie precise.
E se il nuovo sistema di lotte vi appassiona, potrete partecipare al Club Lotta Z-A, una modalità online competitiva dove sfidare altri giocatori di tutto il mondo, in un’accesa sfida a quattro, dove avrà la meglio chi riuscirà a mandare K.O. più Pokémon avversari. Per quanto abbiamo apprezzato il combat di Z-A nel suo insieme, in questo contesto multigiocatore appare più “caciarone” e non così strategico come il “vecchio” a turni, creando situazioni dove ad avere la meglio è il giocatore che colpisce per ultimo, magari rubando una o due kill agli avversari. In questo caso le mosse ad area hanno un vantaggio tattico rispetto alle altre, così come la velocità di attacco è un valore aggiunto rispetto agli attacchi caricati e più lenti, che con il senno di poi hanno poca utilità. Forse, in un’ottica competitiva, andrebbe rivista la potenza di alcuni attacchi, così come andrebbero ribilanciati il cooldown o il danno di quelli più potenti. Detto ciò, abbiamo trovato furba la scelta da parte di Game Freak di chiudere dietro a questa modalità tre megapietre, tra cui la Greninjite, che permette all’amatissimo Greninja di megaevolvere. Tuttavia, lo sblocco della prima pietra (le altre due arriveranno con le prossime Stagioni) ha richiesto meno tempo del previsto, diventando un’attività di contorno tutto sommato sopportabile anche da chi non cerca il confronto online.

Salvo detour dovuti alle missioni secondarie o alla caccia degli “shiny”, l’avventura principale si completa senza troppi problemi nel giro di una quarantina d’ore, richiedendo più tempo nel caso si decida di completare le tantissime missioni secondarie. A livello di contenuti troviamo diverse attività con cui passare il nostro tempo, come ad esempio le sfide di Martynia, ex membro del Team Flare, oggi ricercatrice della città di Luminopoli, le cui richieste vi porteranno a completare 50 livelli, a cui corrispondono altrettante ricompense, tra cui l’ambito Cromamuleto. E se le battaglie non vi dovessero bastare, è possibile continuare a far combattere i propri Pokémon negli appositi ristoranti di lotta o in una modalità “infinita” della Royale Z-A, pensata proprio per il post game.
Se come gioco Leggende Pokémon: Z-A si piazza tranquillamente come uno dei migliori dai tempi di Sole e Luna, a trascinare la votazione finale verso il basso è di nuovo il comparto tecnico. Vanno però fatte delle dovute precisazioni. Rispetto al disastro che furono Pokémon Scarlatto e Violetto, siamo su altri livelli, sia come dettaglio che come resa generale. Abbiamo giocato Z-A nella sua interezza su Nintendo Switch 2, dove il gioco è chiaramente ottimizzato per girare al meglio. La fluidità è costantemente stabilizzata sui 60 fps, mentre lo scaling della risoluzione offre un’immagine sempre pulita e ben definita.

Le criticità stanno nella realizzazione dell’ambiente di gioco. Ispirata a Parigi, Luminopoli è un ammasso di edifici e strade prive di qualsiasi vezzo stilistico, con una realizzazione alquanto approssimativa dei dettagli grafici dei palazzi, come i famosi (e scandalosi) “terrazzi piatti” che hanno fatto il giro del web fino a pochi giorni dall’uscita del gioco. Ma il problema non sta nemmeno in questa pochezza di programmazione, quanto nella piattezza generale di Luminopoli. Salvo qualche luogo di interesse iconico come la Torre o il Museo, il resto della città è quanto di più anonimo e generico si possa trovare sulla piazza. Pensando a Luminopoli come il centro di un ambizioso piano di sviluppo urbano, punto di incontro fra uomini e Pokémon, la città è priva di qualsiasi richiamo al mondo Pokémon. Qua e là c’è qualche passante in compagnia del proprio animaletto o, appesi ai muri, qualche manifesto ripetuto a più riprese, ma per il resto, vedendo qualche schermata a caso del gioco, si fatica a capire se possa essere o meno qualcosa relativo al mondo Pokémon. Gli ambienti sono per lo più vuoti e, anche in caso di qualche personaggio di contorno per popolare la zona, si tratta di semplici “manichini” statici, spesso senza nemmeno niente da dire. Sarebbe bastato veramente poco per donare al gioco quell’impronta caratteristica che ci si aspetterebbe di trovare in un gioco Pokémon, e quanto meno avrebbe aiutato a rendere meno pesante l’avere a disposizione una sola location per la durata dell’intera avventura.

Decisamente meglio per quanto riguarda i modelli dei personaggi o degli interni, con uno stacco grafico decisamente importante rispetto al mondo esterno. Grande spazio anche alla personalizzazione del personaggio, con decine di elementi cosmetici da acquistare per abbellire il proprio stile, magari sfoggiandolo durante le competizioni online. Sebbene non giustifichiamo questo modus operandi di Game Freak, con un impegno veramente minimo sul fronte grafico, abbiamo invece apprezzato le varie sequenze animate, in particolar modo sulla conclusione del gioco, sebbene l’assenza di una qualsiasi forma di doppiaggio inizi a stare stretta a un prodotto che invece vorrebbe dire la sua, affidandosi unicamente ai classici sottotitoli, ovviamente disponibili anche in italiano.
Leggende Pokémon: Z-A è sicuramente uno dei prodotti Pokémon più riusciti dai tempi di Sole e Luna. A convincere particolarmente sono stati il cambio netto nel sistema di combattimento, una storia tutto sommato interessante che fa leva sul ricordo di X e Y e una mole di contenuti che vi terrà occupati per tantissime ore, sia durante la vostra prima run che nel post game. Il problema resta uno e uno solo: l’incapacità di Game Freak di confezionare un titolo graficamente al passo coi tempi, che riesca a sfruttare l’hardware su cui gira. Non è solo un problema tecnico, sia chiaro, sebbene quello influisca maggiormente sul piatto della bilancia, ma parliamo anche di una direzione artistica che spesso non riesce ad esprimersi a dovere. E il risultato lo vediamo in una Luminopoli che appare semplicemente come una Parigi di serie “Z”, priva di quella “pokémonosità” che ci si aspetterebbe da una città che celebra l’unione di umani e Pokémon.


