In arrivo su Star Love, Victor, spin–off di Tuo, Simon
Ideata da Isacc Aptaker ed Elizabeth Berger, Love, Victor è la serie televisiva spin–off del film Tuo, Simon (2018), disponibile sulla piattaforma streaming Disney+ – come Star Original – dal 23 febbraio prossimo.
Protagonista è il giovane Victor Salazar (Michael Cimino), nuovo studente del liceo Creekwood High School – lo stesso di Simon – da poco trasferito in città dal Texas e in lotta per trovare se stesso. La serie racconta le sue sfide in famiglia e a scuola, oltre che la presa di coscienza del proprio orientamento sessuale.
I primi episodi si aprono con lui intento in una conversazione proprio con Simon, al quale ha scritto tramite DM su Instagram. Qui, Victor esprime del risentimento nei confronti del ragazzo: “la mia vita non è tutta rosa e fiori come la tua” gli dice “tu sei la leggenda del liceo, hai una famiglia stabile, tutti ti amano, ma sappi che per me è diverso, non sarà così semplice integrarmi”. Sottintendendo che Simon avesse paura a esporsi in quanto omosessuale per il timore di perdere i propri privilegi materiali, e non per il rischio essere accettato. A questo, però, Simon, come una sorta di mentore, risponde incoraggiandolo, cercando di aiutare il ragazzo nell’affrontare la sua nuova vita e, al tempo stesso, infondendo una vena di positività alla storia.
Sì, perché Love, Victor, non ha niente di diverso da una comune serie per adolescenti a cui ci hanno abituato. Anche se al centro vengono poste tematiche importanti, come – appunto – l’omosessualità, le problematiche di genere, il rapporto con il proprio corpo, di base lo stile rimane quello del classico show televisivo “alla Disney”. Nonostante tutto non si osa e si ha la sensazione che tutto risulti, alla fine, troppo semplice. Un ideale utopico, dolce, ma improbabile. I conflitti tra i personaggi sono ridimensionati, quelli che dovrebbero essere gli “antagonisti” non sono caratterizzati a dovere, facendo perdere tutto il potenziale che avrebbe potuto avere il racconto.
Non solo, ma all’inizio delle puntate sembra che l’omosessualità sia accettata all’interno del liceo, in primis perché uno dei personaggi, Benji, viene presentato come tale dai compagni di scuola senza che ci si riferisca a lui in maniera denigratoria. Una visione che cozza un po’ con il messaggio che la serie vorrebbe far passare.
La narrazione
A livello di narrazione, comunque, il ritmo è molto buono e, seppur nella loro prevedibilità, gli episodi si fanno guardare con piacere. C’è spazio per le emozioni e non mancano i momenti comici. Un tipo di serie sicuramente adatta ad un pubblico di pre-adolescenti, data la delicatezza con cui si affronta il tema della diversità.
Volendo fare un paragone con il film a cui Love, Victor si riferisce, Tuo, Simon, al contrario risulta molto più maturo nel parlare della difficoltà con cui un giovane si trova a fare i conti, quando deve approcciarsi alla propria sessualità. Per questo, poteva essere maggiormente apprezzato anche dai più grandi. Non solo, ma nel film si parlava anche di identità fittizia in rete e il bullismo era molto più accentuato.
Certo, è anche vero che si tratta solo delle prime due puntate, ma il mood che si respira è di un prodotto che ha lo scopo di far sognare lo spettatore, piuttosto che metterlo veramente di fronte all’ansia e all’angoscia provata da chi teme di mostrarsi per quello che è.
Senza dare adito a fraintendimenti, comunque, non è necessariamente una cosa negativa che Love, Victor possa essere indirizzato ai più giovani; anzi, il fatto che anche le serie tv si stiano sempre più aprendo nell’affrontare tematiche controverse è sicuramente positivo. Ciononostante, è bene chiarire le modalità in cui certi argomenti vengono trattati, per capire se possa trattarsi di una serie che rientrerebbe nei vostri gusti.
Concludendo, Love, Victor, purtroppo, non riesce ancora a imporsi nel panorama delle serie tv che hanno al centro i problemi tipici dei ragazzi in questa fase della vita. Niente a che vedere con altri show televisivi quali Euphoria (a voler estremizzare) o SKAM, da cui siamo ben lontani.