Master Detective Archives: RAIN CODE – La Recensione

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Dagli autori di Danganronpa arriva Master Detective Archives: RAIN CODE!

Da sempre i mesi estivi sono stati un periodo “piatto” in fatto di uscite videoludiche, una pausa forzata in attesa delle portate principali in arrivo da Settembre in poi.

Data di uscita
30 Giugno 2023
Genere
Azione, Avventura
Prodotto
Too Kyo Games
Distribuito
Spike Chunsoft
Piattaforme
Nintendo Switch
Il nostro Punteggio
8.5
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Questo trend però ha visto un cambio di rotta abbastanza netto negli ultimi anni, tanto che ad incendiare le giornate dei giocatori non c’è solo il caldo ma anche diverse uscite di peso. Basti pensare che solo quest’anno, fra Giugno e Luglio abbiamo accolto titoli di un certo calibro come Street Fighter 6, Final Fantasy XVI, Diablo IV e Pikmin 4, giusto per citare i più importanti.

Ma c’è un altro titolo decisamente più modesto come ambizioni, ma non meno importante sotto il valore artistico. Stiamo parlando di Master Detective Archives: RAIN CODE, uscito in esclusiva su Nintendo Switch lo scorso 30 Giugno.

A molti di voi il nome di Kazutaka Kodaka non accenderà nessuna lampadina, ma il padre della serie di Danganronpa è tornato sulle scene più carico che mai, con un’avventura investigativa che solo una mente folle come quella di Kodaka poteva partorire.

Protagonista di Master Detective Archives: RAIN CODE è il giovane Yuma Kokohead, un aspirante detective che si risveglia privo dei suoi ricordi all’interno di un ripostiglio di una stazione ferroviaria, con in tasca solo le indicazioni di un treno da prendere al volo e poche altre informazioni. Una volta salito a bordo scopre che la sua destinazione è la città blindata di Kanai Ward, dove insieme ad altri detective dovrà unire le forze con l’agenzia di investigazioni locale e svelare il grande mistero che aleggia sulla città controllata dalla pericolosissima Amaterasu Corporation.

Nonostante la situazione non sia delle più chiare, Yuma e gli altri capiranno che qualcosa su quel treno non quadra, e che potrebbero non essere soli. Questo darà via ad una serie di tragici eventi che porterà Yuma a fare il possibile per salvarsi dall’accusa di un presunto omicidio, dove tutte le prove puntano alla sua colpevolezza.

Solitamente quando recensiamo un gioco tendiamo dove possibile a parlare della storia, quanto meno degli eventi chiave, ma con Master Detective Archives: RAIN CODE tutto questo risulta particolarmente complesso, e il rischio spoiler è sempre dietro l’angolo.
Questo per colpa Kodaka che con un “all-in” narrativo decide di dare uno scossone al racconto fin da subito per destabilizzare il giocatore lasciandolo impreparato agli eventi che seguiranno di li a breve.

I fan di Danganronpa già da queste parole possono farsi un’idea del tipo di sadismo autoriale tanto caro a Kodaka, pronto a punire i poveri giocatori dopo aver preso subito in simpatia certi personaggi.

Se preferiamo non scendere nei dettagli della storia possiamo però soffermarci un attimo sulla qualità del racconto di Master Detective Archives: RAIN CODE e di quanto questo riesca ad evolvere nel corso dell’avventura.

Kodaka riprende alcuni topoi già usati in Danganronpa e li ripropone come punto di partenza per delineare i suoi nuovi personaggi. Yuma, protagonista privo di memoria e senza grandi abilità distintive, si trova in continua contrapposizione ai suoi colleghi detective, ognuno dotato di un’abilità speciale chiamata Forte Forense, che gli permette di risolvere qualsiasi mistero.
Ad affiancarlo troviamo invece Shinigami, un loquace fantasma in grado di assumere le forme di una succinta divinità della morte, legata a doppio filo al giovane detective da un misterioso contratto, del quale però non si conoscono bene i dettagli, ma che permette a Shinigami di assisterlo nelle sue investigazioni, consentendogli così di risalire al colpevole di un crimine.

Ogni capitolo Master Detective Archives: RAIN CODE affronta un caso diverso, e man mano avanzeremo nelle vicende andremo a conoscere qualcosa di più su i protagonisti, e sopratutto i cattivi della storia, i membri della Amaterasu Corporation, che animano il racconto e che faranno di tutto per intralciare le nostre indagini.

E magari incolpare noi stessi per i crimini avvenuti.

In Master Detective Archives: RAIN CODE riaffiorano temi portanti come la speranza e la disperazione, tanto cari a Danganronpa e al suo autore, ma anche un forte senso per la giustizia e per la ricerca della verità a tutti i costi, pure se questa ha delle forti ripercussioni morali.

E dietro spauracchi come fanservice e citazionismo, si scorge una violenza e una crudezza narrativa che non fa sconti a nessuno, che macella le sue vittime in favore dell’intrattenimento del giocatore.

Anche quando la risposta può sembrare chiara, lo spirito creativo di Kodaka entra in gioco, scrivendo storie incredibilmente articolate e mai banali. Forse non tutti i racconti del gioco vi cattureranno alla stessa maniera, ma diversi passaggi, specie nelle fasi finali dell’avventura quando la tanto agognata verità su Yuma e l’ Amaterasu Corporation verrà svelata, rimarrete piacevolmente colpiti dalla piega presa, complimentandovi virtualmente con Kodaka per avercela fatta ancora una volta a sfornare un’avventura investigativa degna di questo nome.

Sempre restando in tema di racconto e di lore, in Master Detective Archives: RAIN CODE troviamo delle inedite missioni secondarie. La struttura di gioco offre una mappa estesa che porterà Yuma e Shinigami ad esplorare la città durante le proprie indagini, e in più occasioni si imbatteranno in persone bisognose del nostro aiuto, attivando così dei veri e propri incarichi da portare a termine. Rispetto ai casi principali, le richieste sono abbastanza guidate e semplici da risolvere, e sebbene diluiscano l’avventura principale, ci permetteranno di scoprire qualche dettaglio in più sulla dura vita nella città dove piove sempre.

Nonostante Master Detective Archives: RAIN CODE sia completamente slegato da Danganronpa, ne condivide numerosi aspetti di gameplay, a partire delle fasi investigative.

Una volta avviato il nuovo caso e dato via al flusso narrativo, entreremo nella fase attiva di gameplay dove, controllando Yuma potremo raccogliere prove ed indizi da utilizzare più avanti nel corso dell’indagine per svelare il colpevole del crimine su cui stiamo indagando.

Oltre a Shinigami, che ci inonderà di consigli e suggerimenti, capiterà di essere affiancati da uno degli altri detective dell’agenzia. Grazie ad un’abilità innata di Yuma sarà possibile stabilire con loro una sorta di connessione che permette di sfruttare i poteri del loro Forte, così da raccogliere ulteriori prove per il caso. Per quanto sia la fase più interessante, quella che ci fornisce tutti i dettagli che ci serviranno per ricostruire passo dopo passo le dinamiche dell’omicidio, verremo sempre indirizzati verso i punti di interesse in modo da non perderci gli elementi utili, e l’indagine si concluderà solo dopo che avremo interagito con tutto.

Rispetto a Danganronpa la parte procedurale viene rielaborata in salsa simil fantasy-RPG.

Vi ricordate il contratto fra Yuma e Shinigami? Ecco, grazie ai suoi poteri la disinibita divinità della morte può congelare il tempo, consentendoci di entrare nel Labirinto dei Misteri, una sorta di piano dimensionale che materializzerà i misteri del caso che stiamo affrontando per risolverlo definitivamente sfruttando gli indizi raccolti.

Nel labirinto dovremo vedercela con il Fantasma del Mistero, una sorta di malefico boss che si interpone fra voi e la verità, e solo giocando bene le vostre carte riuscirete a sconfiggerlo ed arrivare così all’agognata risposta sull’identità del colpevole.

Qua procederemo un po’ più a briglia sciolta, e a parte il primo caso che serve da tutorial per le nuove meccaniche, bisognerà stare sempre ben concentrati sui vari scambi di battute durante il ragionamento mortale, un acceso faccia a faccia con il Fantasma, nel quale dovremo “fisicamente” evitare le sue dichiarazioni (con tanto di bonus schivata se effettuata con tempismo) e trovare un’incongruenza che ci permetta di contrattaccare.

Ecco che i “truth bullet” di Danganrompa si trasformano nella Lama Soluzione, una speciale spada che se “caricata” con le Chiavi Soluzione, permette di distruggere le false dichiarazioni del Fantasma e riportare il confronto sulla strada della verità. Sbagliando si otterrà invece l’effetto contrario, e non solo subiremo danni, con conseguente abbassamento del livello vitale (arrivando a zero falliremo e sarà game over) e valutazione negativa a fine capitolo.

Sempre avventurandoci all’interno dei Labirinti dovremo affrontare altre prove, come ad esempio l’Enigma di Shinigami, un espediente che coinvolge Shinigami stessa e una botte roteante. Colpire delle lettere nel giusto ordine per ricomporre una parola misteriosa servirà a riportare a galla una verità nascosta, che ci consentirà di proseguire nell’indagine e aprire il caso a nuove possibili epiloghi.

Una volta arrivati nelle fasi finali, fra scelte decisionali e qte, l’avventura nel labirinto si conclude con un epico scontro fra il Fantasma e una versione oversize di Shinigami che, come in una battaglia fra Kaiju, sferrerà il suo ultimo attacco alla fortezza del nemico, dimenandosi fra spuntoni, muri da distruggere e palle di ferro giganti, da evitare con il giusto tempismo, fino ad utilizzare l’ultima Chiave Soluzione e porre fine a questo sfiancante duello.

A questo punto, proprio come in Danganronpa, si avvierà l’Epigolo Deduttivo nel quale dovremo piazzare in ordine cronologico tutte le deduzioni e gli eventi affrontati, così da ricostruire pezzo pezzo ogni passaggio del caso e porre definitivamente la parola fine all’indagine.

Investigando, completando le quest secondarie e le prove del Labirinto guadagneremo punti esperienza da utilizzare per migliorare le abilità investigative di Yuma, ad esempio incrementandone l’energia della salute, eliminare le chiavi soluzione errate dai processi deduttivi e tanti altri vantaggi che ci saranno utili per ottenere votazioni migliori.

Master Detective Archives: RAIN CODE è un titolo che vi terrà abbastanza impegnati, con una durata variabile fra le 25/30 ore e le 40+, a seconda di quanto tempo deciderete di dedicare alle attività secondarie della città di Kanai Ward. Attenti però a quello che deciderete di fare, perché lasciando indietro le richieste d’aiuto, queste non saranno più disponibili avanzando con la storia principale, con il rischio di perdervi definitivamente queste storie.

Passando a parlare dell’ aspetto tecnico di Master Detective Archives: RAIN CODE è doveroso notare l’enorme salto compiuto rispetto a Danganronpa, i cui primi capitoli avevano le proprie origini radicate su PSP.

Qua, sfruttando le molteplici possibilità offerte dall’Unreal Engine, ci troviamo di fronte ad un titolo solido e ben confezionato. Rui Komatsuzaki firma nuovamente il chara design dei protagonisti, che mantenendo intatto il suo tratto distintivo, da vita ad un cast colorito e come sempre decisamente eclettico, che non perde in fascino nella trasposizione in 3D.

Anche la città di Kanai Ward gode di un’attenzione particolare ai dettagli, con ambientazioni interne ricche di elementi, mentre gli esterni, seppur un po’ vuoti, trovano una ricercatezza stilistica grazie alle numerose insegne luminose e ai riflessi delle pozzanghere causate dalla pioggia continua.

I labirinti appaiono forse un po’ ripetitivi ma anche qua il lavoro svolto per realizzarli mette in risalto le capacità di Switch. Ogni tanto il gioco arranca nel frame rate, con evidenti rallentamenti o nell’output della risoluzione, con un fastidioso effetto sfocato sull’immagine a video, ma considerato che siamo di fronte ad una visual novel di alto profilo, specie nel caso del frame rate, riusciamo a chiudere un occhio, e a goderci il gioco senza troppe preoccupazioni.

Altro punto in comune con Danganronpa è da ritrovare nella colonna sonora composta Masafumi Takada, che ripropone certe sue sonorità familiari per creare una soundtrack d’atmosfera, azzeccata per il mood investigativo di Master Detective Archives: RAIN CODE.

Da lodare sia il doppiaggio, disponibile in inglese e lingua originale, di ottima fattura in entrambe le versioni, sia la traduzione italiana, che abbiamo apprezzato (salvo qualche svista sui pronomi usati per un certo personaggio) per la cura nell’adattare determinati termini, fattore cardine in un’avventura dove la parte testuale è preponderante rispetto al resto.

Fan di Danganronpa e delle visual nove a rapporto! Master Detective Archives: RAIN CODE è un titolo che non dovete assolutamente farvi scappare. Kazutaka Kodaka e il team di Too Kyo Games tornano sulle scene con una “detective story” affascinante e ricca di colpi di scena, dando una nuova spinta creativa per quanto riguarda il genere delle visual novel. Non è un titolo privo di difetti, alcuni riscontrabili nell’eccessivo fanservice di Shinigami (che resta però in linea con il tipo di personaggio) o in alcune dinamiche di gameplay legate alla parte dei Labirinti del Mistero, forse troppo derivative dai precedenti lavori dello studio giapponese. Ma salvo qualche incertezza, lato narrativo Master Detective Archives: RAIN CODE vi terrà incollati alla vostra console fino ai titoli di coda, affamati di conosce l’epilogo di questa incredibile storia. Come sempre in questi casi non sappiamo se rivedremo Yuma e Shinigami in un prossimo futuro (oltre ai DLC già programmati), ma speriamo vivamente che la serie possa continuare perché Kodaka ha ancora molto da raccontarci.

Master Detective Archives: RAIN CODE è disponibile in esclusiva su Nintendo Switch.

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Master Detective Archives: RAIN CODE – La Recensione
Pro
Detective story imprevedibile, grandi personaggi e ricchi colpi di scena
Il genio creativo di Kazutaka Kodaka si sente
Artisticamente molto ispirato
Contro
Alcune meccaniche troppo derivative da Danganronpa
L'eccessivo fanservice di Shinigami potrebbe non piacere a tutti
In alcune fasi un po' troppo guidato
8.5
Voto