Final Fantasy XVI, la recensione

Final Fantasy XVI

Final Fantasy XVI toglie il fiato.

Checché ne dirà la fan base, ancorata al gioco di ruolo a turni, nei prossimi giorni, Naoki Yoshida e Creative Business Unit III hanno salvato Final Fantasy due volte.

La prima dando nuova linfa vitale al quattordicesimo capitolo, e ora aprendo le porte a chiunque non si sia mai avvicinato alla saga con questo Final Fantasy XVI. La lunga campagna marketing che ci ha portato dall’annuncio del settembre del 2020, allo State of Play e alla prova su strada in quel di Milano, si concluderà domani, 22 giugno, con l’uscita in tutto il mondo di Final Fantasy XVI.

Sedicesimo capitolo numerato della serie, compie una svolta definitiva verso l’action, aggiungendo sequenze cinematiche spettacolari e sacrificando per sempre i tanto amati turni.

Una svolta necessaria per dare in pasto al grande pubblico un racconto maturo e che non ha paura di osare, mostrando fin dai primi istanti una crudeltà e una schiettezza che in passato era velatamente coperta. Un titolo che, come vedremo nelle prossime righe, è tutt’altro che perfetto, ma che è stato in grado di impegnarmi per quasi cinquanta ore grazie a un cast convincente e a un gameplay in continua espansione.

Siamo dunque giunti al momento tanto atteso: è valsa la pena aspettare Final Fantasy XVI?

La Guerra degli Eikon

Nel corso degli ultimi mesi vi abbiamo raccontato più volte la trama di Final Fantasy XVI e la guerra di Valisthea. Sullo sfondo delle guerre per i Cristalli Madre, il team di Yoshida racconta una storia di crescita personale e di presa di coscienza delle proprie azioni, con un classico viaggio dell’eroe tinto da sfumature sanguinolente. Quello che si evince fin dai primi istanti del gioco, è la passione di Yoshida per un altro fenomeno pop degli ultimi anni, Game of Thrones. Nessuno è al sicuro in Final Fantasy XVI, e il gioco ci tiene a ricordarlo più volte nel corso dell’avventura. Non per questo tutti sono destinati a morire, anzi, la clemenza del fato è equilibrata, riuscendo a tenere ancorato il giocatore  per tutta la durata del racconto.

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Molti dei colpi di scena delle prime dieci ore purtroppo pagano una campagna marketing incessante, che ha mostrato forse fin troppo, rovinando a tutti gli effetti il primo atto di gioco. L’atto in cui la storia è in fin dei conti più debole, prima di impennare verso un gran racconto fantasy con più di un colpo di scena. Man mano che il cast prenderà il proprio posto sul palco, vi affezionerete a ognuno dei volti principali, convincenti e ben caratterizzati e, per la prima volta in assoluto nella saga, dotati anche di una voce italiana. Un doppiaggio che brilla quando si parla dei protagonisti con un Alessandro Capra (Clive) eccezionale, ma che perde un po’ di smalto coi PNG,  spesso freddi e incapaci di trasmettere le stesse sensazioni.

final fantasy xVI
La saga di Final Fantasy ha sempre affrontato temi maturi come razzismo, identità, morte e sacrificio, ma fino a questo sedicesimo capitolo, non è mai stato così esplicito. La Valisthea di Creative Business Unit III è un mondo crudo, senza pietà. In cui i mostri possono sbranare la tua famiglia e in cui chi è in grado di usare la magia viene trattato peggio di uno zerbino. E su questo sfondo crudele, Clive, Jill e il resto del cast si muove come su una scacchiera, tra guerra di territorio e enormi scontri tra Eikon.

Gli Eikon sono le divinità della lore della saga, qui affidate ad altrettanti Dominanti umani in grado di incanalarne il potere. Qui entra in scena il racconto cinematografico delle battaglie. Final Fantasy non è mai stato così bello da vedere. Registicamente, ognuno degli scontri principali è incredibile, grazie anche a una colonna sonora mostruosa composta da Masayoshi Soken. Talmente incredibile che avrei preferito non venisse interrotto da inutili Quick Time Event, troppo semplici per poter essere sbagliati, e che appaiono a schermo come un pugno in un occhio a causa di un design non propriamente riuscito.

Final Fantasy XVI: Tra Devil May Cry e Kingdom Hearts

E con il pretesto degli scontri cinematografici eccoci qua, ad affrontare  l’elefante nella stanza: il gameplay action. Una premessa per evitare perdite di tempo: se per voi Final Fantasy sono solo i combattimenti a turni, questo sedicesimo capitolo non fa per voi,  non vi avvicinate neanche per scherzo perché non li troverete.

Ed è alquanto inutile lamentarsi che “Non è Final Fantasy” solo per questa apertura verso un genere meno di nicchia e più adatto al grande pubblico. Messo in chiaro questo,  il sistema di combattimento di Final Fantasy XVI è curato da Suzuki Ryota, combat designer che in precedenza ha lavorato a titoli come Devil May Cry e Dragon’s Dogma. Ryota ha definito il combat system di questo sedicesimo capitolo il suo capolavoro e, con cinquanta ore sul groppone d’esperienza, posso trovarmi parzialmente d’accordo.

TorgalClive ha a disposizione un particolare talento che gli permette di “rubare” parte degli Eikon altrui, incanalandoli nel suo corpo per poterne sfruttare le abilità. Lato gameplay, il giocatore ha accesso a una sferografia che va ad ampliarsi ogni volta, aggiungendo nuovi poteri e tipi di abilità. Inizialmente, avrete a disposizione un solo Eikon, e questo limiterà di gran lunga le combo che potrete fare. Questo renderà i nemici più coriacei delle spugne  viventi, che richiederanno più di qualche minuto per essere sgominati. La ripetitività per fortuna  si va via via sfumando, quando man mano che proseguirete nel racconto, Clive otterrà più poteri.

Quando oltre metà del gioco avrete a disposizione più di tre Eikon, potrete scegliere quali equipaggiare, cambiando la vostra strategia a seconda delle debolezze del nemico (specialmente nelle missioni di caccia).

Non solo, migliorando al massimo un’abilità, potrete equipaggiarla anche su un Eikon diverso, così da avere un potere adatto a ogni occasione. Ogni Eikon permette poi un azione principale: per esempio la Fenice ci dona uno scatto, mentre Titano un’utilissima parata. Via  via che sbloccheremo poteri,  gli scontri diverranno sempre più avvincenti,  dando un significato alle parole di Ryota. A chiudere le capacità di Clive la presenza di Torgal, fedele e adorabile segugio che potremo chiamare in supporto grazie al d-pad.

Si tratta di meccaniche che brillano seriamente nella modalità Arcade più che nella storia, che prosegue molto sui binari, in cui potete riaffrontare intere sessioni di gioco accumulando punti con cui poi vantarvi con gli amici o in Final Fantasy, modalità più difficile che si sbloccherà in New Game+.

Francamente, avrei reso disponibile fin da subito l’ulteriore difficoltà, non vincolandola a una seconda run. Il successo della difficoltà Final Fantasy dipenderà da quante persone avranno altre quaranta ore da dedicare al titolo dopo averlo portato a termine la prima volta.

A conti fatti però, non ci troviamo di fronte a un gameplay da stylish action come Devil May Cry,  ma più a un evoluzione ulteriore di quanto visto in Kingdom Hearts 3, rimuovendo i comandi scritti a schermo e trasformandoli solo in sequenze di combo. Ma in definitiva è qualcosa che prende una propria identità, e che si espande man mano che si prosegue nella trama.

Se il gameplay di combattimento è una sorpresa in crescendo, l’altro lato della medaglia è un noioso sistema di esplorazione e di missioni secondarie. Circa il 90% di queste missioni ci richiederanno di recarci in punti già esplorati di Valisthea, per raccogliere oggetti e riportarli al mittente. Si tratta sicuramente dell’aspetto peggiore della produzione,  ancorato a un modo di concepire le missioni secondarie vecchio di almeno due generazioni.

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Nonostante questo, Valisthea è tra i mondi più belli da vedere mai concepiti in un videogioco.

Ogni ambiente esterno si estende per kilometri e  gode di un sistema di luci e modellazione generale stupefacente. Quando si parla di esterni,  Final Fantasy XVI è davvero tra i titoli più Next Gen usciti negli ultimi tre anni. Sfortunatamente, non si può dire lo stesso degli interni, spesso tutti uguali  e con poca interazione da parte di Clive.

Fortunatamente, l’atmosfera delle mappe principali riesce ad oscurare questi aspetti minori, lasciando spesso a bocca aperta il giocatore più smaliziato. Lo stesso si può dire del design medievale del cast, degli Eikon e dei mostri in generale, curato da Hiroshi Minagawa e Kazuya Takahashi. L’aspetto visivo di questo sedicesimo capitolo  è parte fondamentale del world building e dell’immaginario che rendono veramente viva Valisthea, almeno all’esterno.

Questo perché lato PNG ci troviamo di fronte a un lavoro meno curato, con modelli poligonali che sembrano non avere umanità negli occhi e  totalmente inespressivi. Fortunatamente, anche in questo caso, il cast principale compensa il problema.

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Con Final Fantasy XVI siamo di fronte a un nuovo inizio. Una porta d’ingresso ottimale per i nuovi fan che apre la saga a tutt’altro genere, abbandonando ogni parvenza di gioco a turni. Questo non è un male, perché la storia raccontata dal team di Yoshida funziona anche grazie alle meccaniche action.  Scontri che diventano via via più rapidi, man mano che Clive prende consapevolezza di se stesso e del suo destino. Dopo diversi capitoli single player che hanno diviso la community di fan, Final Fantasy XVI riesce a risollevare il morale e a stagliarsi tra i titoli più belli della saga. Questo anche grazie a un racconto maturo, che non ha mai paura di mostrare sangue e tragedia. Grazie a un cast convincente e a un protagonista con cui empatizzare, unito a un sistema di combattimento che cresce  durante tutte e cinquanta le ore di gioco, per poi trovare il suo vero posto nella seconda partita.

Final Fantasy XVI non è un titolo perfetto, e spesso casca su difetti di generazioni passate, ma si rialza ogni volta apparentemente più forte di prima. I possessori di PlayStation 5 dovrebbero scaricare di corsa la demo e poi gettarsi a capofitto nella guerra di Valisthea, rendendo la propria estate incandescente.

Final Fantasy XVI sarà disponibile da domani 22 giugno, solo su PlayStation 5.

Final Fantasy XVI
Final Fantasy XVI
Pro
Trama appagante e ricca di colpi di scena
Colonna sonora maestosa
Gameplay in espansione col progredire del gioco
Contro
Missioni secondarie indietro di una generazione
Difficoltà bloccata dietro il New Game +
Il gameplay di combattimento ha bisogno di qualche ora per ingranare
8.8
Voto