Siamo a settembre ed è il mese in cui i videogiochi sportivi iniziano a fare capolino tra gli scaffali degli store fisici e digitali. In particolare stiamo parlando del nuovo capitolo della serie NBA 2K realizzata da Visual Concepts e che ormai da qualche anno ha totalmente sbaragliato la concorrenza di NBA Live. La serie targata 2K Games, infatti, in questi ultimi anni è spesso stata giudicata come la migliore simulazione di basket e addirittura come la migliore simulazione sportiva in generale, costringendo il titolo di EA Sports ad arrendersi nel 2009.
Purtroppo, però, nonostante la sua grande popolarità da qualche anno a questa parte assistiamo ad delle quasi attese critiche correlate da recensioni negative. Vediamo insieme come si presenta il nuovo NBA 2K21.
Una prima certezza: la modalità La Mia Carriera
Partiamo subito da ciò che ha reso celebre il titolo di 2K Games in questi anni: la modalità La Mia Carriera. Stiamo parlando di una modalità che agli albori, quando ancora gli altri simulatori sportivi non sapevano nemmeno come abbozzare una modalità storia, NBA 2K arrivava a chiedere la collaborazione di Spike Lee. Ecco perché anche quest’anno diviene risulta una pietra miliare del titolo. La storia intitolata The Long Shadow ci metterà nei panni di Junior, soprannome di un giocatore alle prime esperienze costretto a vivere e giocare con il costante alone della quasi brillante carriera del padre. Quest’ultimo, infatti, all’età del figlio non riuscì a fare il grande salto dal mondo del college a quello della massima serie cestistica, ovvero l’NBA, rimanendo di fatto un talento a metà.
Pertanto, non appena il protagonista inizierà a guadagnare popolarità grazie al suo innato talento, la stampa e l’ambiente sportivo andranno a fare paragoni poco meritevoli proprio col padre. Si partirà dalle scuole superiori, si passerà dal college e si arriverà nell’NBA alternando momenti puramente narrativi ad altri in cui dovremo giocare per qualche motivo sperando di alzare le chance di essere scelti in una buona squadra durante il draft. In questa modalità storia potremo conoscere sia la storia di Junior che imparare i primi passi del gameplay. In ogni caso la storia è ricca di dettagli, con tanto di spazio per una storia d’amore con una ragazza del college e una rivalità con un vecchio collega e amico ritenuto da tutti, stampa compresa, la stessa del draft. Saremo anche chiamati a compiere delle scelte importanti che ci porteranno a scegliere l’agente (questo influenzerà il guadagno di monete virtuali e fan) e i giusti allenamenti ci permetteranno di modellare il giocatore a nostro piacimento portandolo a coprire il ruolo da noi più gradito.
Poco prima avevamo citato la collaborazione, avvenuta anni fa, con Spike Lee. Quest’anno possiamo osservare la presenza di attori come Michael K. Williams, Djimon Hounsou, Jesse Williams e Mireille Enos. La migliore storia mai narrata dal franchise fu quella di NBA 2K16, sia per intensità che per cura, ma qui possiamo notare comunque un ottimo lavoro con qualche accenno anche al mondo del basket dei college che prima era rilegato unicamente alla serie NCAA. Nella modalità La Mia Carriera, ovviamente, troviamo il consueto Quartiere che potremo sbloccare solo quando Junior arriva in NBA. Qui troveremo una grande novità: l’arrivo della 2K Beach che ci permette di giocare con gli altri giocatori in partite tre contro tre o ProAM cinque contro cinque. In questo caso però ci troviamo dinnanzi al primo problema: il lentissimo sistema di progressione del nostro personaggio. È sempre stato un elemento molto ostico per gli NBA 2K, ma in questo caso sembra ancora più lento costringendoci a spendere numerose monete virtuali e forzare la crescita. La moneta virtuale, però, è altrettanto complicata da guadagnare e sarà utile anche per comprare i vari pacchetti per la modalità La Mia Squadra, pertanto si rischierà di usare il denaro reale ed è qui che casca l’asino delle microtransazioni.
Le altre modalità di gioco tra piccoli cambiamenti e sicura monotonia
Le altre modalità presenti in NBA 2K21 ricalcano perfettamente quelle che abbiamo già imparato a conoscere negli anni precedenti. La prima su cui abbiamo prestato attenzione è La Mia Squadra per vedere se avessero sistemato le problematiche dell’anno scorso. Ed effettivamente gli sviluppatori di Visual Concepts hanno ripensato un po’ le caratteristiche di questa modalità integrando una serie di competizioni aggiuntive ed eventi periodici così come accade in FIFA da cui, in qualche modo, riprende il concetto di FIFA Ultimate Team.
Questi eventi sono sia offline che online, anche se in quest’ultima modalità bisognerebbe rivedere il matchmaking a volte un po’ troppo ballerino. Ritornano poi Il Mio GM e La Mia Lega che permettono rispettivamente di gestire un’intera squadra e di giocare uno specifico campionato, ma risultano fin troppo uguali agli altri anni. Dall’anno scorso torno anche il campionato femminile di basket americano, la WNBA, questa volta con la possibilità di selezionarle sia per le partite veloci che per La Mia Lega.
I piccoli cambiamenti e le grandi frustrazioni
I cambiamenti quindi sono sostanzialmente estetici, anche perché le stesse squadre non hanno subito alcuna modifica dall’anno scorso visto il delicato anno che stiamo passando. Queste modifiche riguardano il menù di gioco che ha subito una restaurazione più minimalista e il comparto sonoro con nuove intriganti canzoni. Va bene, dai, lo abbiamo tenuto nascosto finora, ma è arrivato il momento di parlarne: la modifica più grande è senza ombra di dubbio il sistema di tiro che è stato totalmente stravolto dai precedenti capitoli. Ricordate la complessità del sistema di tiro di NBA 2K20? Dimenticatelo e alzate ancora l’asticella della complessità. Ecco a voi il nuovo sistema di tiro di NBA 2K21. Lo scopo sarebbe quello di relegare il tutto all’abilità del videogiocatore nell’uso della levetta analogica destra, ma in realtà le cose si fanno fin da subito poco chiare.
Ora non è più il tempismo di rilascio a definire la bontà del tiro, bensì la mira che il giocatore deve prendere all’interno della mezzaluna che appare non appena viene mossa la levetta verso il basso. Non solo, poi si deve puntare il centro di un intervallo evidenziato per ottenere la tanto desiderata valutazione verde. Il sistema, in poche parole, è frustrante, esageratamente punitivo e macchinoso. L’allenamento è sempre stata una prerogativa degli NBA 2K, ma in questo modo gli sviluppatori hanno semplicemente esagerato tanto che Visual Concepts ha recentemente rilasciato un aggiornamento che ammorbidisce la severità nei livelli di difficoltà più bassi. Nonostante questo, il nuovo sistema di tiro richiede un non breve periodo di adattamento sia per i novizi che per gli esperti del franchise e non è una cosa piacevole.
Un comparto tecnico incomprensibile
Insieme al nuovo sistema di tiro vi è anche il nuovo sistema di dribbling sempre legato allo stick destro che acquista questa nuova usabilità in fase di difesa. Ora i giocatori si muovono in maniera più fluida e gestiscono meglio le spaziature anche in base alle differenti tipologie di corporatura degli atleti. Questo aspetto ci permette di passare al lato tecnico del tiro che al momento è decisamente castrato rispetto a quanto visto durante lo State of Play, quando venne mostrata la PlayStation 5.
In quel frangente avevamo osservato dettagli incredibilmente curati, grafica pompata e iper-realismo. Tutto questo, purtroppo, non è presente né su console né su PC dato che gli sviluppatori hanno deciso di definire quest’ultima current-gen. Noi comunque abbiamo ricevuto una versione per PlayStation 4 e l’abbiamo provata su PlayStation 4 PRO e il risultato è praticamente identico al titolo dell’anno scorso: grande cura degli atleti e dei campi di gioco, un po’ meno del pubblico e dei personaggi secondari. In ogni caso è forse la grafica più curata che possiate trovare in un simulatore sportivo. Dal punto di vista del comparto audio, ottima la resa del pubblico e sempre perfetta la telecronaca.
In conclusione…
NBA 2K21 è, in conclusione, un titolo che porta poca innovazione rispetto ai precedenti capitoli, ma che purtroppo porta con sé anche qualche difetto di troppo. In primis il sistema di tiro è troppo complesso da gestire sia per i neofiti che per gli appassionati e sebbene si riesca a padroneggiare dopo un po’ di tempo, risulta ugualmente punitivo soprattutto nei tiri dalla distanza. I cambiamenti non sono molti, nemmeno dal lato grafico. La scelta di avere due versioni, una current-gen e una next-gen senza la possibilità di Smart Delivery è purtroppo una pecca non da poco e incomprensibile considerando che anche la versione PC gode della stessa politica. In ogni caso il titolo presenta comunque una modalità carriera molto godibile e tante modalità di gioco classiche del franchise. Ci aspettavamo comunque un salto di qualità, ma purtroppo ci dobbiamo accontentare di un 2K20 bis con un sistema di tiro stravolto.