Prisma: la Recensione in anteprima

Ludovico Bessegato arriva su Prime Video con Prisma

Prisma, la nuova serie di Ludovico Bessegato

Ludovico Bessegato, insieme ad Alice Urciolo, torna a stupirci con la sua nuova serie in esclusiva a partire da oggi, per Amazon Prime Video: Prisma. Ambientata a Latina, la storia segue le vicende di un gruppo di adolescenti alle prese con i propri turbamenti emotivi, dove la ricerca e la scoperta del proprio Io – sessuale e di genere – gioca un ruolo fondamentale. Diversamente da quanto visto nei prodotti di intrattenimento per la tv, soprattutto italiani, Prisma dà un ritratto reale e sincero dei giovani, sul loro modo di vivere le relazioni con gli altri e sulla loro apertura in materia di gender fluid e omosessualità. In maniera diretta e semplice, la serie educa il pubblico alla diversità (anche a quella fisica), normalizzandola attraverso le esperienze dei protagonisti. 

Come un prisma dalle mille sfaccettature, la serie approfondisce inoltre gran parte delle tematiche care – soprattutto nella nostra epoca – alla Gen Z: dal rapporto con la scuola e la famiglia, alle relazioni con il gruppo dei pari, a quelle con il proprio interesse amoroso e l’autorealizzazione. 

La sinossi

Il racconto si dipana a partire da Marco e Andrea, due fratelli gemelli (interpretati entrambi da un magistrale Mattia Carrano agli esordi) profondamente diversi. Marco, astro nascente del nuoto, si mostra fin da subito fragile, timido e molto insicuro, dall’altra Andrea, più spavaldo e pronto a difendere a spada tratta il fratello nel momento del bisogno; il suo carattere lo porta ad essere protettivo in tutto e per tutto con Marco, che spesso viene preso di mira dai compagni di squadra. Eppure, contrariamente alle aspettative, sarà proprio Andrea a nascondere un grande segreto. 

Linguaggi e nuovi spazi urbani

Già con SKAM Italia Bessegato ci aveva abituato ad una rappresentazione delle nuove generazione molto veritiera, e anche questo caso non rimaniamo delusi. A partire dal linguaggio, mai costruito e adattato  perfettamente alla caratterizzazione di ogni personaggio, che parla e si esprime esattamente come farebbe un ragazzo ai nostri giorni, la cui dialettica è influenzata dalle tendenze musicali – vedi la musica trap -, dai nuovi media e dai social network.
Diversamente da SKAM, però, Bessegato fa un passo ulteriore, scegliendo di ambientare la storia lontano dalle bellezze della Capitale, con le sue architetture monumentali. Come anticipato, Latina è la città protagonista di questa serie ed essendo meno nota ai più riesce a diventare lo “sfondo” perfetto in cui mettere in scena le vite di questi ragazzi. I paesaggi da cartolina lasciano il posto a piscine comunali, spiagge deserte in inverno, strade di campagna. Eppure, in ogni puntata lo spettatore non ha mai la sensazione di trovarsi in luoghi periferici, perché la bravura di Bessegato alla regia riesce a portare alla luce una bellezza inaspettata, nascosta ma al tempo stesso ben visibile. Una bellezza di cui ti accorgi soltanto nel momento in cui qualcuno te la fa notare. 

Una soluzione che inevitabilmente riesce a far immedesimare ancora di più chi vive quotidianamente in una realtà di provincia, lontano dagli sfarzi delle grandi città e che magari si trova a dover affrontare gli stessi problemi dei protagonisti della serie.
Latina, in particolare, che nasce in epoca fascista e si sviluppa come una realtà patriarcale e di stampo cattolico, dove la fluidità di genere non è contemplata, diventa un luogo simbolico di rappresentazione della diversità, e ci mostra un retaggio culturale ancora molto presente nelle vecchie generazioni difficile da scardinare. Lo vediamo in primis nei genitori di Marco e Andrea, che impartiscono loro una rigida educazione e non ammettono trasgressioni, oppure nel nonno di Nina, dichiaratamente nostalgico del Ventennio, proprio a voler sottolineare quanto un certo tipo di pensiero sia ancora presente. Lo stesso pensiero che spinge Andrea a chiudersi in se stesso, con la paura non tanto di non essere accettato dai suoi amici, ma dalla sua famiglia che in lui ripone grandi aspettative, in quanto ragazzo “forte” e mentalmente più stabile rispetto al fratello. Grandi aspettative che, tuttavia, non sono altro che preludio – per i genitori – di grandi delusioni.

 

Un racconto educativo

A livello narrativo, Prisma si distingue subito per il ritmo serrato con cui la storia parte, senza però rivelare troppo. Ogni puntata aggiunge un pezzo mancante alle precedenti, facendo da anello di congiunzione tra le trame dei singoli personaggi, che tra un flashback e l’altro si intrecciano perfettamente.
Scegliere di frammentare così il racconto è stata la chiave vincente per tenere il pubblico incollato allo schermo, generando in chi guarda un forte senso di curiosità per ciò che accade. Lo spettatore è attivo e partecipe della vita di Marco, Andrea, Carola (Chiara Bordi), Nina (Caterina Forza), Daniele (Lorenzo Zurzolo) e tutti gli altri; vuole conoscere il passato di queste persone (seppur immaginarie) per comprenderle, in ogni scelta e in ogni sbaglio. 

Prisma affida ai giovani protagonisti il ruolo di “educatori” alle differenze, dimostrandoci che l’unico modo per comprenderle e accoglierle e affrontarle a viso aperto, sfruttando il clima di maggiore libertà (rispetto al passato) e accettazione dell’altro, in cui hanno la fortuna di vivere. Ed è da qui che il cambiamento deve ripartire. La serie non vuole imporre a priori un certo tipo di pensiero, ma cerca di entrare in sintonia con il pubblico, soprattutto quello più adulto, esortandolo alla comprensione e all’ interrogarsi sulle tematiche di genere, mostrandoci perché sono così importanti. Non si tratta di una moda, né di un capriccio, ma di prendere coscienza del fatto che il mondo è sempre stato “fluido”, con la differenza che adesso, finalmente, ce ne stiamo rendendo conto.