Starfield – La Recensione

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Starfield è finalmente arrivato? Pronti a partire per il viaggio della vostra vita?

Senza ombra di dubbio, Starfield è uno dei titoli più chiacchierati e discussi dell’ultimo decennio.

Dall’annuncio ufficiale nel 2018 da parte di Bethesda Game Studios, alla “bomba” dell’acquisizione di Microsoft del gruppo Zenimax/Bethesda, Starfield ha dato uno scossone mediatico che ha alimentato il sottobosco della console war nel momento esatto in cui si è palesata la possibilità che i futuri titoli Bethesda, tra cui lo stesso Starfield, diventassero esclusiva Microsoft, salutando per sempre le console PlayStation.

[Letsinfoup]Intorno a Starfield non sono mancate poi le numerose indiscrezioni, dai vari rinvii alla pochezza di informazioni riguardanti la storia del gioco e il gameplay, o addirittura il “framerate gate”, scoppiato quanto gli sviluppatori hanno svelato che il gioco sarebbe andato a 30 fps su Xbox Series X|S come scelta di design e non come limite tecnico della console, urtando sensibilmente gli animi dei cultori del “graficone”.

Starfield è quindi il chiaro esempio di un titolo figlio della “cultura dell’hype”.

Un fenomeno che in questi anni crea e distrugge indistintamente qualsiasi prodotto dell’intrattenimento, caricandogli sulle spalle aspettative che spesso vanno ben oltre le reali capacità a causa di un marketing soverchiante e di un pubblico fin troppo esuberante, che si dà battaglia sui social alimentando oltremisura le aspettative dell’oggetto del desiderio, per poi scoppiare come una bolla di sapone, come nel recente caso di Cyberpunk 2077.

L’impatto e l’importanza di Starfield nel mercato videoludico però assume un ruolo al momento fondamentale. Soprattutto per Microsoft e la sua visione del videogioco, con una console sulla quale le esclusive latitano nonostante le numerose acquisizioni, Starfield è lo spartiacque del nuovo corso, dopo il lancio abbastanza critico di Redfall, che non è riuscito a centrare a pieno i propri obiettivi.

A poche ore dall’uscita anticipata del gioco per gli acquirenti della versione Premium, siamo qui a parlarvi di Starfield con la nostra recensione, sperando di riuscire a raccontarvi per il meglio l’incredibile viaggio che abbiamo vissuto in questo ambizioso RPG spaziale.

Versione Testata: Xbox Series X

Siamo in un futuro non troppo lontano dal tempo in cui viviamo. L’anno è il 2330 e il ritrovamento di alcuni misteriosi manufatti darà il via ad una serie di eventi che ci porteranno a viaggiare per l’intero universo, per cercare di capire a cosa servano quei manufatti e il significato delle visioni ad essi collegati.

Dopo averne recuperato uno nelle profondità di una grotta, entreremo in contatto con Barrett, uno dei membri della Costellation, un gruppo di esploratori dello spazio il cui obiettivo è proprio la ricerca di questi oggetti sconosciuti. Dopo essere stati informati in fretta e furia della faccenda, partiremo con l’astronave di Barrett e il suo fidato assistente robot Vasco, alla volta di Nuova Atlantide, per consegnare alla sede di Costellation il manufatto ottenuto, iniziando così il nostro viaggio in Starfield.

Uno degli aspetti su cui il team di sviluppo ha puntato fin da subito è la libertà d’azione che offre Starfield. Libertà d’azione che si traduce in un’ampia scelta di possibilità che esulano dalla trama principale e che ci permetteranno di vivere l’universo creato da Todd Howard come meglio crediamo.

Da questo punto di vista Starfield rappresenta la diretta evoluzione del modello di “RPG di Bethesda”, un gioco di ruolo dove l’aspetto socio narrativo la fa da padrone. L’interazione diventa quindi un aspetto fondamentale nella creazione di un universo credibile ed incredibilmente vasto, dove una moltitudine di storie si intrecciano con il sommo scopo di intrattenerci per decine, o addirittura centinaia di ore, senza riuscire ad esaurire la sua fiamma.

Se sulla storia principale non possiamo esprimerci più di tanto per via dei rigidi paletti per contenere gli spoiler e non rovinarvi quello che vi aspetta in Starfield, possiamo però spendere due parole sul ricco contorno che vi aspetta abbandonate le vicende relative ai manufatti e Costellation. Nuova Atlantide è la prima città in cui avrete modo di muovere i primi passi una volta iniziato il gioco e sarete letteralmente sommersi da stimoli infiniti ad ogni angolo.

Il primo set di attività vi spingerà quindi ad esplorare una delle città più grosse mai progettate da Bethesda, visitando i maggiori punti di interesse come la sede dell’Unione Coloniale, che si occupa di mantenere la pace fra tutti i pianeti della galassia, o il Pozzo, i bassifondi di Nuova Atlantide, dove la vita di tutti i giorni non è così semplice. Pochi minuti a giro per le strade della città e ci si ritrova pieni di richieste e lavori, che possono garantirci qualche manciata di crediti, da reinvestire magari nella nostra astronave o per comprare nuovi equipaggiamenti.

Spesso uno dei titoli che è stato più volte affiancato a Starfiled è quello di No Man’s Sky, ed è stato finora difficile anche solo non citarlo. Vuoi per il setting spaziale, vuoi per le similitudini di grameplay e di libertà d’azione, il titolo di Hello Games ad una prima occhiata è quello che più gli assomiglia e dal quale Starfield sembrerebbe aver preso ispirazione in più di un elemento.

In realtà i punti in comune fra i due titoli son ben pochi. Per quanto gli incipit partano dal principio di esplorare lo spazio alla ricerca di una qualche risposta esistenziale, No Man’s Sky e Starfield raccontano due storie differenti. No Man’s Sky fa dell’esplorazione il suo core principale, ci parla del viaggio come scoperta e sopravvivenza in un universo oscuro ed sconosciuto. Starfield invece ci parla del dopo, della vita in “questo” universo e delle storie che lo compongono, fatte di personaggi incredibili con i quali stringere forti amicizie e legami indissolubili.

Una cosa che ci ha molto colpito di Starfield è la qualità delle storie raccontate nel gioco e di come queste riescano a svilupparsi in più passaggi riuscendo ad intrattenerci per diverse ore mantenendo sempre alta nel giocatore l’attenzione e la curiosità.

Una semplice richiesta d’aiuto da una parte di una piccola colonia spaziale si trasforma in una possibile minaccia di invasione aliena, l’affiliazione presso l’organo di vigilanza dell’unione coloniale ci porterà ad infiltrarci in un gruppo di pirati spaziali con il compito di fermarne le attività criminali, o il lavoro di impiegato presso una delle aziende più rinomate in campo tecnologico ci vedrà coinvolti in un intricato giro di spionaggio industriale.

E in ogni storia, in ogni missione, saremo noi a deciderne gli esiti attraverso le nostre scelte o il nostro comportamento verso determinati personaggi, lasciandoci piena libertà decisionale. Ad esempio può capitare che ci chiedano di non usare armi letali durante un determinato compito, di completare una missione senza lasciare traccia del nostro passaggio, o di compiere incarichi opzionali durante una quest. Ecco, comportarsi in maniera contraria a quanto ci viene chiesto potrebbe attivare qualche “trigger” narrativo, magari precludendoci futuri sviluppi verso quel personaggio, ma aprendo la strada verso nuove direzioni e altre storie, come nel caso della missione sotto copertura, che nel finale ci chiede se restare fedeli alle forze dell’ordine o iniziare questa nuova carriera da pirata spaziale, facendo crescere sulla nostra testa una bella taglia.

Sia la serie di The Elder Scroll che Fallout hanno sempre puntato sul fattore morale e sull’elemento decisionale, ma in qualche modo sembra che con Starfield siano riusciti a creare qualcosa di più grandioso a livello di connessione narrativa. E il legarsi ad una fazione piuttosto che un’altra si ripercuote attivamente nelle scelte dei dialoghi, che man mano aumenterà il ventaglio di risposte possibili e allo stesso tempo il numero di reazioni del nostro interlocutore.

Anche in questo caso, come da tradizione Bethesda, quando parleremo con qualcuno potremo scegliere come approcciarci, se usare un atteggiamento amichevole, o mostrare fin da subito il pugno duro per ottenere con prepotenza ciò che vogliamo.

Nel mezzo ci stanno però un sacco di sfumature. Se per caso dovremo ottenere informazioni da un determinato personaggio, potremo ricorrere ai soldi come strada più veloce per ricevere le giuste risposte. O se avremo sviluppato l’abilità di persuasione potremo tentare di ammaliarlo senza spendere un credito. Ma potremmo decidere anche di sfruttare le nostre conoscenze di fazione e magari intimidire chi abbiamo di fronte, o scatenare una reazione avversa che porta a tutt’altri risultati.

Da questo punto di vista ci sentiamo di promuovere a pieni volti il lavoro fatto da Bethesda non solo nel perfezionare il loro sistema di dialoghi a scelta multipla, ma di arricchirlo di possibilità in un contesto narrativo così colorato e vasto, dove ogni personaggio ha qualcosa da raccontarci e potenzialmente un’avventura da farci vivere.

Non mancano poi le fetch quest, che qua diventano missioni da completare senza troppa pressione giusto per racimolare qualche credito per rimpinguare il nostro portafogli.

Starfield è un titolo dalla portata immensa e dall’incredibile quantità contenutistica.

In qualità di avventurieri spaziali avremo accesso alla nostra astronave con la quale visitare ogni angolo dello spazio “infinito”. Questo ci apre la strada alla gestione della nostra nave (con tanto di crew assegnabile), che potremo decidere di costruire liberamente con i pezzi acquistati o di ricorrere all’ingegneria, ricercando e sviluppando nuove tecnologie, da impiegare successivamente nella creazione.

Nuovi armamenti ci permettono di affrontare i pirati spaziali che ci attaccheranno quando entreremo in un nuovo sistema, mentre eseguire il giusto upgrade ai motori o al sistema a gravitoni, ci consentirà di manovrare al meglio il nostro mezzo e di aumentare la distanza dei salti durante gli spostamenti. Potremo addirittura creare stive in grado di mascherare il contenuto al suo interno, così da dedicarci al contrabbando interstellare.

Anche in questo caso la libertà di azione ci viene data dalle molteplici soluzioni che il gioco ci offre, senza diventare mai invasivo, ci spinge invece alla sperimentazione.

Come abbiamo detto possiamo scegliere se comprare o sviluppare nuovi oggetti (abbracciando l’intero aspetto del gioco, dagli equipaggiamenti personali, agli arredi degli avamposti), ma se sceglieremo di optare per lo sviluppo, dovremo intervenire anche sulle capacità ingegneristiche del nostro personaggio (magari avvantaggiandoci e scegliendo un’origine del personaggio ad inizio gioco incentrata su quello) tramite lo sblocco di abilità.

Questa strada però ci porta ad esplorare un altro campo, quello delle risorse. Creare nuovi oggetti richiederà via via sempre più materiali e l’approvvigionamento si lega in maniera indissolubile all’esplorazione spaziale dei pianeti alla ricerca di risorse, che potremo recuperare a mano o avvalerci degli avamposti che se ne occuperanno in maniera autonoma.

Uno dei pregi di Starfield, nonostante la mole di attività e di possibilità, è quello di affrontare tutti questi aspetti, dal crafting a loot dei materiali, in maniera totalmente accessibile ed opzionale. Potrete tranquillamente spendere tempo e risorse nella creazione e nella gestione dei vostri impianti o potrete addirittura scremare in toto dall’equazione tutto questa parte, senza che il gioco ne risenta minimamente.