Suburra, su Netflix il finale di stagione
Grazie a Netflix abbiamo avuto l’opportunità di guardare in anteprima la terza e ultima stagione di Suburra, disponibile sulla piattaforma streaming dal prossimo 30 ottobre. Alla regia troviamo Arnaldo Catinari, mentre tra i protagonisti ci sono ancora Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara.
La sinossi
Dopo il tragico suicidio di Lele, incapace di convincere con il senso di colpa generato dai crimini commessi, e l’inaspettato risveglio dal coma di Manfredi, capo del clan Anacleti, gli equilibri di potere tra tutti i personaggi sono di nuovo messi in discussione.
La terza stagione si sposta tra le strade e i vicoli di Roma e provincia per raccontare ancora più da vicino il mondo del crimine. Chi vincerà la battaglia all’ultimo sangue per ottenere il potere sulla città?
Dopo il piano regolatore di Roma che segna i territori del Lido di Ostia, sulla città si aprono nuove prospettive sulla criminalità; quella del Porto di Ostia, la zona nord di Roma per lo spaccio e il Giubileo del Vaticano, che è ulteriore motivo di contrasto tra la mafia di Roma e quella siciliana. È in questo clima di tensione che si snodano le storie personali dei protagonisti, come quella di Spadino, in conflitto con il fratello Manfredi per il potere del clan, e quella di Aureliano, sempre più deciso a diventare il padrone della Capitale.
Spadino in questa stagione subisce un ulteriore crescita dal punto di vista psicologico; grazie alla sua relazione/alleanza con Angelica, riesce a imporsi all’interno del nucleo familiare, riscattando la sua figura di capo. Il fatto di avere accanto a sé una donna forte è lo sprone che lo spinge a dimostrare agli altri il suo valore, oltre che un modo per tenerle testa. La loro coalizione è mossa, non solo dalla voglia di potere, ma anche da un affetto sincero, che li rende fedeli nonostante la loro relazione amorosa sia solo di facciata. Sanno sempre di poter contare l’una sull’altro e questa è loro forza. Accanto ad Angelica, un’altra figura di spessore di questa terza stagione è Nadia, la fidanzata di Aureliano. Le due infatti si scopriranno più simili di quanto non appiano nella realtà e ciò le porterà ad avvicinarsi sempre di più. La loro unione vuole essere un simbolo di solidarietà femminile, in un mondo a cui sentono di appartenere ma di cui non avrebbero mai voluto far parte, se solo avessero avuto possibilità di scelta.
Chi, invece, sembra rimanere un po’ in sordina è Aureliano. Cupo, tormentato e pieno di rabbia, agisce in maniera impulsiva – anche mettendo da parte i propri interessi – per difendere le persone a cui tiene, così facendo però il suo personaggio risulta poco in linea con l’idea di boss che ci si espetterebbe rappresentasse. Sicuramente a influire sul suo modo di comportarsi c’è la sensazione di solitudine che Numero 8 si porta dietro da tempo, a cominciare dall’essere rimasto senza padre (con il quale non è mai riuscito a recuperare il rapporto) e senza la sorella, a cui era molto attaccato. Adesso, gli unici punti fissi nella sua vita sono Spadino e Nadia, verso i quali sceglie di essere, suo malgrado, devoto.
A differenza delle scorse due stagioni, questa terza serie dà molta più importanza ai legami; le decisioni cruciali che riguardano i loschi affari della malavita romana, nel bene e nel male, sono prese in funzione di questi. Paradossalmente, sono proprio le storie personali a guidare la criminalità. Questo lo si vede, non solo in Aureliano, ma anche nel personaggio di Amedeo Cinaglia che, sempre più spregiudicato, non si fa troppi problemi a mettere da parte la famiglia per il solo arrivismo. Subdolo, si muove tra il Vaticano, la mafia romana e siciliana, piegando e tradendo per i propri scopi chiunque osi ostacolarlo. Appare sempre come quello spaventato e ingenuo, in realtà è un freddo calcolatore, ormai corrotto fin nel profondo.
La narrazione
Dal punto di vista della narrazione, la terza stagione di Suburra procede un po’ a singhiozzi; alcune sottotrame – ma anche quelle che dovrebbero essere dei personaggi principali – sono concluse frettolosamente e diversi protagonisti, che avrebbero dovuto essere presenti in maniera importante in questo finale di stagione, o sono assenti o è come se lo fossero. Inoltre, i momenti di tensione e le scene di azione mi sono parse, purtroppo, prevedibili. Insomma, l’impressione generale è quella che abbiano voluto finire il più velocemente possibile la serie, ma che avessero troppe poche puntate per chiudere il cerchio nel migliore dei modi. Non solo, ma con questa stagione si ha l’ulteriore conferma che Suburra sia tutt’altro che il prequel del film omonimo, come era stato annunciato all’inizio dagli autori dello show televisivo.
Concludendo, per essere un finale di stagione, l’ho trovato poco incisivo; una terza serie che a tratti ha voluto scimmiottare la sua concorrente Gomorra, e che per questo ne è uscita priva di una propria identità.