The Daevabad Trilogy: recensione dei primi due volumi editi Mondadori

"La città d'Ottone" ed "Il Regno di Rame": recensione della saga fantasy di S. A. Chakraborty

The Daevabad Trilogy: ecco la recensione senza spoiler dei primi due volumi 

Grazie a Mondadori abbiamo ricevuto “Il Regno di Rame”, il secondo volume della saga fantasy con vibes alla Aladdin di S. A. Chakraborty. La saga conta tre volumi complessi e abbastanza corposi ma lo stile di scrittura della Chakraborty e la spettacolarità dell’universo dalla stessa creato rendo la lettura scorrevole e piacevole. Una pagina tira l’altra e la lunghezza del volume non viene minimamente percepita. Al momento sono stati pubblicati da Mondadori, per la collana Oscar Fantastica, i primi due volumi della trilogia. Il terzo è ancora inedito in Italia ma non lo resterà per molto. Inoltre Netflix ha annunciato l’acquisto dei diritti per la realizzazione di una serie TV tratta dal mondo di Daevabad, tuttavia per ora non sappiamo se e quando la serie entrare in pre-produzione. Ecco la nostra recensione dei primi due volumi di “The Daevabad Trilogy” di  S. A. Chakraborty.

La città d’Ottone

(The City of Brass)

S.A. Chakraborty

Edito da Mondadori (16 giugno 2020)

Pagine 528

€ 22,00 cartaceo – € 9,99 ebook

Trama

Egitto, XVIII secolo. Nahri non ha mai creduto davvero nella magia, anche se millanta poteri straordinari, legge il destino scritto nelle mani, sostiene di essere un’abile guaritrice e di saper condurre l’antico rito della zar. Ma è solo una piccola truffatrice di talento: i suoi sono tutti giochetti per spillare soldi ai nobili ottomani, un modo come un altro per sbarcare il lunario in attesa di tempi migliori. Quando però la sua strada si incrocia accidentalmente con quella di Dara, un misterioso jinn guerriero, la ragazza deve rivedere le sue convinzioni. Costretta a fuggire dal Cairo, insieme a Dara attraversa sabbie calde e spazzate dal vento che pullulano di creature di fuoco, fiumi in cui dormono i mitici marid, rovine di città un tempo maestose e montagne popolate di uccelli rapaci che non sono ciò che sembrano. Oltre tutto ciò si trova Daevabad, la leggendaria città di ottone. Nahri non lo sa ancora, ma il suo destino è indissolubilmente legato a quello di Daevabad, una città in cui, all’interno di mura metalliche intrise di incantesimi, il sangue può essere pericoloso come la più potente magia. Dietro le Porte delle sei tribù di jinn, vecchi risentimenti ribollono in profondità e attendono solo di poter emergere. L’arrivo di Nahri in questo mondo rischia di scatenare una guerra che era stata tenuta a freno per molti secoli.

 

Recensione di “La città d’Ottone”, primo volume di “The Daevabad Trilogy”

La città di Ottone è il primo volume della trilogia fantasy per adulti di Daevabad, scritta da S. A. Chakraborty edita da Mondadori per la collana Oscar Fantastica. 

Un libro ricco di folklore, sapori esotici, magia ed intrighi politici. Se vi piace il film animato o il live-action di Aladdin è il libro gusto, sono tanto presenti le c.d. Aladdin vibes. 

La vicenda è ambienta nell’Egitto di fine ‘700. Nahri è la protagonista, una ragazza ventenne che vive al Cairo dove è costretta a rubare per sopravvive. Nahri avverte la presenza di un  potere curativo dentro di se ma non conosce la magia, ignora il variegato mondo di Daevabad e le creature magiche che lo popolano. Questo finché la sua storia non si intreccia con quella dell’Afshin Dara, ragazzo affascinate e tenebroso dalle orecchie appuntite e doti incredibili. I due giovani dopo varie peripezie riescono ad arrivare a Daevabad, luogo in cui Nahri scopre le proprie origini, mette in pratica i propri poteri e conosce Ali, figlio minore del re, ragazzo studioso ed ottimo guerriero. 

Nahri si ritrova al centro di antiche trame politiche e sarà costretta a stipulare un accordo ai fini della sua sopravvivenza.

Lo stile di scrittura dell’autrice è molto scorrevole e dettagliato, descrive in maniera impeccabile gli ambienti, tanto da farti immaginare di essere li presente in carne ed ossa. 

La storia è molto intricata ma per questo estremante interessante. Consiglio di utilizzare il glossario che si trova alla fine del romanzo, alcune parole sono complicate da memorizzare e l’autrice ne introduce fin da subito tantissime. 

Il worldbuilding è pazzesco. L’universo di Daevabad è diviso in vari gruppi, ciascuno con il suo nome specifico e le sue caratteristiche. La varietà delle speci, dei poteri, delle armi è notevole e la loro descrizione è ben curata. Nulla è dato per scontato, i dettagli fanno la differenza. 

I capitoli sono numerati ma seguono il punto di vista alternato di Nahtri ed Ali. Conosciamo così i loro pensieri, le loro prossime mosse ed i loro desideri. 

I protagonisti sono tutti ben caratterizzati e mossi da ideali contrastati. Ali è senza dubbio il più sfaccettato: intelligente, gentile, ingenuo sotto certi aspetti ed avvolto dal contrasto tra lo fedeltà verso la sua famiglia ed i suoi ideali politici. 

I colpi scena sono tanti e realmente imprevedibili. Sul finale è presente un cliffhanger che ribalterà le sorti del secondo libro.