Tiger King è la nuova travolgente docu-serie Netflix
È il 2014 quando il regista Eric Goode si imbatte nel surreale mondo degli zoo privati in America. Inizia da qui la sua indagine che lo porterà a dirigere per ben cinque anni quella che è diventata la docu-serie di punta di Netflix: Tiger King.
Il lavoro di Goode si concentra, nello specifico, su Joe Exotic, ex proprietario di uno dei più grandi zoo privati dell’Oklahoma, il Grater Wynnewood Exotic Animal Park, e della sua battaglia persa, per la supremazia, contro Carole Baskin, presunta animalista che si occupa di salvare i grandi felini e altri animali esotici, dallo sfruttamento e dal maltrattamento messo in atto da questi grandi zoo.
Quello che ha di incredibile questa serie è il raccontare fatti realmente accaduti, che tuttavia sembrano essere parte di una sceneggiatura ben studiata. Come in ogni serie tv che si rispetti infatti, la storia è divisa in segmenti narrativi (7 puntate da 45 minuti) che si attengono a regole precise di tempo e spazio, alle quali si intrecciano la costruzione psicologica dei personaggi e i contenuti principali. Questa architettura fa sì che alla fine lo spettatore percepisca il racconto seriale come un unico prodotto, chiaro e lineare. Proprio come succede nelle serie tv di finzione.
Non a caso, sarebbe in programma anche un film sulla storia di Joe Exotic, e lo stesso Edward Norton si sarebbe detto disponibile per fare parte del cast.
Insomma, i personaggi sembrano essere una fantasia, estrosa e surreale, di Vince Gilligan (Breaking Bad; Better Call Saul), di ritorno da una serata di baldorie.
Ed è così che troviamo Joe, poligamo, presunto cantante country, ossessionato dalla popolarità e dalla personalità megalomane, che non perde tempo per cercare di mettersi in mostra, anche nelle occasione più discutibili. Il suo ego è talmente smisurato che tenterà la scalata alla presidenza degli Stati Uniti, fallendo miseramente, per poi candidarsi a governatore dell’Oklahoma e ottenendo il 19% dei voti… chissà se per merito dei preservativi con la sua faccia stampata sopra.
Man mano che la docu-serie procede però, facciamo la conoscenza di altrettante personalità che meritano di essere approfondite e che, come vedremo, portano con sé storie degne di nota al limite del possibile.
La stessa Carole Baskin, che inizialmente ci appare come la buona samaritana, eterna devota alla causa animalista, si scopre non essere altro che l’ennesima trafficante di animali esotici. Nonostante mascheri la sua riserva, il Big Cat Rescue, da rifugio per animali maltrattati, è uno dei tanti zoo privati contro cui si batte. Ad aggravare la situazione, c’è poi il suo presunto coinvolgimento nell’omicidio dell’ex marito, misteriosamente scomparso e mai più ritrovato, da cui ha ereditato tutta la sua immensa ricchezza.
A lei si aggiungono poi gli ex mariti di Joe, entrambi finti omosessuali solo per continuare ad avere regali e benefit; il capo custode dello zoo ex tossicodipendente e alcolista; il direttore dello zoo con sgargianti protesi al posto delle gambe; una devota guardiana a cui la tigre ha staccato un braccio e che, nonostante ciò, è tornata a lavoro dopo tre giorni dall’accaduto; Doc Antle, il guru di Joe, anch’egli proprietario di uno zoo e capo di una setta in cui annette ragazze vergini da far diventare schiave sessuali; un ex produttore televisivo che ha scommesso tutto nel progetto fallimentare del reality show su Joe; Jeff Lowe, socio di Joe che avrebbe dovuto risollevare lo zoo, ma che ne diventerà il proprietario, e coinvolto in affari loschi, tra cui l’aver organizzato orge con dei tigrotti insieme alla moglie scambista a Las Vegas; dulcis in fundo un ex boss del narcotraffico e un proprietario di locali notturni e strip club che finirà per diventare una spia dell’FBI, quando i federali inizieranno a indagare su Joe Exotic.
Bugie, segreti e intrighi sono alla base di una narrazione che mischia il genere crime a quello del racconto di inchiesta e che riesce a tenere altissima l’attenzione dello spettatore il quale, probabilmente mai prima di adesso, si sarebbe aspettato che la realtà potesse essere così assurda. Ad ogni episodio rimaniamo lì, col fiato sospeso, nella speranza di essere sorpresi ancora e ancora e puntualmente non rimaniamo delusi.
Tiger King ha la grande capacità di superare se stessa, puntata dopo puntata, in un climax di emozioni. Ci mostra un’America poco raccontata, ben lontana dai lustrini e dal sogno americano e i suoi fasti, che tanto ci hanno fatto sognare.
È la storia dei reietti, di quelli definiti “gli scarti della società” che non hanno altro scopo se non quello di essere anormali – nel senso negativo del termine però. Sono l’emblema del fallimento e l’unico sentimento che evocano alla fine della docu-serie, è quello del compatimento.
Joe Exotic, adesso condannato a 22 anni di carcere per il presunto tentato omicidio su commissione della Baskin, e per altri importanti reati, è anche diventato lo zimbello delle star di Hollywood, che adesso lo ricondividono sui social; star di cui lui stesso avrebbe voluto fare parte.
L’inevitabile finale triste di uno che ha sempre finto di avercela fatta.