La verità è che non ci sono mai abbastanza giochi come Under Cover.
Coloro che bazzicano nel mondo della realtà virtuale ormai si saranno resi conto di come questa specifica branca dell’intrattenimento videoludico si divida ancora in due grandi “fazioni”. Da un lato i titoli che cercano di tradurre il lessico delle opere più classiche in salsa VR, sforzandosi per dare vita a opere dettagliate, longeve e profonde. Dall’altro, invece, videogiochi che sfruttano la realtà virtuale per divertire a piccole dosi, con partite mordi e fuggi perfette per essere godute in ogni momento libero della giornata. Ovviamente non c’è un modo “giusto” e uno “sbagliato” per approcciarsi a questo linguaggio. Ogni giocatore, infatti, deve fare i propri calcoli e capire quanto tempo dedicare al mondo VR, nel bel mezzo di un mercato videoludico in costante espansione.
Under Cover, sviluppato dai ragazzi di Sigtrap e pubblicato da Coatsink, appartiene senza dubbio alla seconda categoria.
Gli sviluppatori inglesi hanno infatti guardato al passato, verso quei titoli che hanno fatto la storia delle sale giochi come Time Crisis e Point Blank. Titoli che mettono il giocatore su dei binari, per sterminare orde di avversari grazie esclusivamente alla propria mira e alla capacità di andare in copertura con la pressione di un semplice tasto. Nelle scorse settimane abbiamo indossato il nostro fidato Meta Quest 3 e ci siamo immersi nel colorato mondo ideato dal team britannico. Un mondo dal quale, nonostante la ridotta durata del titolo, non saremmo più voluti uscire. Scoprite insieme a noi il perché.
Versione testata: Meta Quest 3
SE SI MUOVE, SPARA
Under Cover non è certo un’opera dal forte stampo narrativo. Anzi. Il titolo sviluppato da Sigtrap ci mette nei panni di due agenti segrete decise a scoprire cosa nasconda una misteriosa azienda. Azienda dagli scopi esplicitamente malvagi e che, se lasciata libera di agire, potrebbe danneggiare il mondo intero. Null’altro. Stop.
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Nonostante la trama non risulti mai davvero brillante, l’atmosfera che si respira è però quella dei film di spionaggio degli anni Ottanta. Storie dalle sceneggiature più leggere, ma forti un fascino retrò indimenticabile. Merito dei dialoghi scambiati tra i vari personaggi e del carisma delle due protagoniste, capace di lasciarci più volte con il sorriso stampato in faccia. Vogliamo però che sia chiaro: Under Cover non è un’opera da avvicinare per la storia. La trama è infatti un semplice contesto all’interno del quale gettare il giocatore. Un setting perfetto per permettergli di aprire il fuoco contro decine di nemici, dando così uno scopo alle sue azioni.
“VEDIAMO SE MI RICORDO ANCORA COME SI FA”
Come già accennato, Under Cover è uno sparatutto su binari. In quanto tale, il giocatore si troverà catapultato di “quadro” in “quadro” con l’obiettivo di sparare ai propri avversari. La varietà di armi messe a disposizioni e la possibilità di raccogliere vari potenziamenti dona ai vari scontri quel pizzico di varietà tale da non annoiare mai. Ogni bocca da fuoco, infatti, è dannatamente divertente da utilizzare, trasmettendo grande soddisfazione durante ogni nuova ondata di nemici da crivellare.
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I ragazzi di Sigtrap hanno realizzato un’opera frenetica, basata interamente sulle abilità fisiche del giocatore. Questo è evidente anche dal doppio sistema di copertura, che può essere attivato con la semplice pressione di un tasto, oppure muovendo fisicamente il nostro corpo. Inutile dire che la seconda possibilità, per quanto più faticosa, è nettamente più divertente. Segnaliamo, inoltre, come non sia necessario abbassarsi interamente per attivare la copertura. Basta, infatti, abbassare leggermente il capo per evitare i proiettili nemici. Una mossa saggia, che rende il titolo ancora più accessibile ed evita di trasformare il gioco in un’alternativa alla palestra.
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Un altro pregio di Under Cover è la possibilità di affrontare l’intera avventura in compagnia di un altro giocatore. Giocatore che avrà così accesso a percorsi differenti e, in alcuni casi, a nemici unici da sconfiggere. L’ennesima ottima intuizione del team inglese, che è così riuscito a creare un gioco abbastanza vario, ma sempre divertente.
COLORI E PALLOTTOLE
Per quanto i modelli dai toni cartoon dei vari personaggi ci siano piaciuti e nonostante i colori accesi delle varie aree che ci troveremo a percorrere, lo stile di Under Cover rimane abbastanza anonimo. Difficilmente vi troverete a bocca aperta di fronte a qualche ambiente e altrettanto raramente ci saranno scontri in grado di esaltare il comparto stilistico del gioco. Lo stesso si può dire del sonoro, che offre un discreto doppiaggio inglese e una colonna sonora che molto probabilmente dimenticherete una volta tolto il vostro visore dalla testa. Non che questo sia un vero e proprio problema, ma con qualche accorgimento in più avremmo senza dubbio tra le mani un’opera più completa. Segnaliamo, infine, l’assenza dei sottotitoli in italiano. Nulla di troppo grave, visto quanto il titolo si focalizzi nel gameplay e quanto la storia sia di secondaria importanza.
Under Cover è un tributo agli sparatutto su binari vecchia scuola. Un titolo perfetto per tutti coloro che, in passato, hanno speso una quantità ignobile di monetine per “fare un’ultima partita” a Time Crisis. Poco importa se la trama risulta blanda e se lo stile del gioco non è così interessante. Under Cover diverte nel modo più spensierato possibile, dimostrando per l’ennesima volta che nel mondo della realtà virtuale non serve sempre tentare di dare vita a opere complesse. Alle volte bastano giochi più contenuti, da assaporare anche solo per una mezz’ora, in modo da ricordarci perché amiamo così tanto questo splendido medium.