Y: L’ultimo uomo, l’adattamento televisivo dell’omonima serie a fumetti. Avrà retto il confronto?
In arrivo su Disney+ il prossimo 22 settembre, Y: L’ultimo uomo è la nuova serie tv Hulu tratta dai fumetti apocalittici – per DC Vertigo – di Brian K. Vaughan. Noi abbiamo avuto la possibilità di vedere in anteprima i primi tre episodi, ecco quindi le nostre impressioni a caldo.
La sinossi
In un mondo distopico, Yorick Brown è l’ultimo mammifero con il cromosoma Y rimasto sulla Terra. Lui e la sua scimmia Ampersand. In questa nuova realtà, le donne non solo hanno pieno potere, ma dovranno anche essere in grado di ricostruire l’intera società. A guidarle, Jennifer Brown, la madre di Yorick, nonché nuovo presidente degli Stati Uniti.
Come avrete potuto leggere dalla sinossi, le premesse di questa storia non sono di certo buone. Eppure, la narrazione si prende del tempo prima di gettare lo spettatore nel caos visivo causato dalla morte improvvisa di gran parte della popolazione; vengono introdotti tutti i personaggi e veniamo a conoscenza delle loro storie. Da subito il tono scelto per raccontare le vicende è molto cupo e si percepisce che sarà una serie orientata maggiormente verso la critica e la riflessione sui temi universali; certo non manca di essere provocatoria, ma si guarda bene da fare ironia o cinismo. Poche anche le scene d’azione, che forse qualcuno si sarebbe aspettato.
Giustamente, direte voi, si parla di morti improvvise e di un mondo piombato in atmosfere tetre e deprimenti, non ci si possono aspettare grasse risate; eppure, credo che un po’ di leggerezza in più avrebbe di certo smorzato (almeno queste prime tre puntate) l’eccessiva tensione. A tal proposito, però, è giusto citare l’unica eccezione, il personaggio di Schnetzer, che – insieme al suo fido compagno d’avventure Romans, ha il merito di conferire allo show televisivo un po’ di sano umorismo.
Le tematiche
Già nei fumetti, usciti originariamente nel 2002, si era affrontato la questione del gender. La piaga cromosomica, infatti, ha preso di mira solo gli uomini cisgender, risparmiando persone non binarie e transgender. Insomma, avere un cromosoma Y non vuol dire necessariamente essere uomini. Va da sé che nel contesto attuale – in cui sempre più spesso assistiamo a dibattiti sul tema – poter approfondire certi aspetti della società è senza dubbio interessante. Un argomento che speriamo sia portato avanti anche negli episodi successivi e che non scada nella solita trita retorica.
I personaggi
Tra i protagonisti che, al momento, appaiono più riusciti c’è senza dubbio Tamblyn. Tamblyn è l’antagonista di Y: L’ultimo uomo e la sua caratterizzazione è ben strutturata. Anche se si distacca dallo stereotipo del cattivo unidimensionale (e meno male!), il senso di minaccia che lo pervade costantemente lo rende credibile e quanto mai umano, qualcuno con cui lo spettatore può empatizzare.
Conclusioni
Concludendo, ci sentiamo di promuovere Y: L’ultimo uomo? La risposta è sì, per ora. Nonostante, infatti, tenda a prevalere una narrazione dai toni oscuri, nel complesso la serie convince e si fa apprezzare proprio per essere sui generis, allontanandosi dai classici prodotti “all’americana” sui mondi distopici, all’insegna di inseguimenti e sparatorie. Qui, tutto è molto più sottile, ma anche più intrigante.