Mortal Kombat 11 – La Recensione

mortal kombat 11

Quest’anno la sorpresa dell’uovo di Pasqua è più sanguinolenta che mai.

Ormai la storia la conosciamo tutti. Con il Mortal Kombat del 2011, NetherRealm Studios aveva assestato un poderoso uppercut al genere dei picchiaduro, riportando in auge una delle serie che più di tutte ha segnato generazioni di beat’em up e giocatori.

4 anni dopo, con Mortal Kombat X, Ed Boon riconfermava questa tendenza, dando dimostrazione a tutti che non si trattava di un fuoco di paglia. Mortal Kombat è vivo e vegeto e proiettato verso un futuro ancora più roseo.

E quel futuro sta per concretizzarsi proprio in questi giorni. Dal prossimo 23 Aprile, l’undicesimo capitolo della saga più sanguinolenta di sempre è pronta a tingere di rosso le vostre vacanze di Pasqua.

Diamo il benvenuto a Mortal Kombat 11.

Versione testata: PlayStation 4 Pro.

 

Timeline madness

Mortal Kombat 11 riparte proprio dal finale del precedente capitolo. Raiden il protettore della Terra, è arrivato ai ferri corti con Sinnhok, dopo che quest’ultimo è stato sconfitto in battaglia da Cassie Cage.

Raiden però non è più lo stesso. E la sua integrità è stata corrotta, tanto che il Dio del tuono arriva a decapitarlo. La fine di Shinnok però è soltanto l’inizio di una nuova guerra. Entra quindi in scena Kronika, la guardiana del Tempo che per fermare Raiden decide di fare tabula rasa delle varie timeline dell’universo di Mortal Kombat. Così facendo plasmerà una nuova era cancellando il Dio del tuono da quel piano temporale. Per portare a compimento il suo piano, Kronika richiama dal passato alcuni dei più potenti lottatori del bene e del male, tra cui Shao Khan, con il quale la guardiana si alleerà per il buon esito del suo piano.

La soluzione della deus ex machina però non sembra essere condivisa da tutti. E sullo sfondo di un nuovo conflitto gli eroi del passato e del presente si daranno man forte per evitare che la loro storia venga riscritta.

Non vogliamo però scendere troppo nel dettaglio. Questo perché la modalità storia di Mortal Kombat 11 dura all’incirca 4/5 ore, minuto più minuto meno. Durata piuttosto intensa ed altamente piacevole, che ora come non mai estremizza il concetto di cinematograficità portata avanti dai precedenti capitoli.

Qua NetherRealm Studios alza inaspettatamente l’asticella della qualità. Il tutto come un lungo film. Un blockbuster dall’ambizione hollywoodiana che si scrolla di dosso quella patina trash che negli anni aveva caratterizzato la serie. Resta qualche momento tragicomico portato avanti da quel “buffone” di Johnny Cage, ma in generale non si può non apprezzare una sceneggiatura tremendamente credibile che vi terrà letteralmente incollati allo schermo per la sua durata.

 

Ma anche il taglio registico ci mette del suo, e sebbene i dialoghi non brillino mai per eccessiva profondità le viarie sequenze che preparano agli scontri sapranno caricarvi a dovere. Il tutto per poi culminare in un montaggio dedicato a due dei volti chiave di Mortal Kombat, Raiden e Liu Kang, forse uno dei momenti più alti di tutta la carriera della serie.

Una volta archiviata la modalità Storia, potremo dedicarci attivamente a tutto il pacchetto offerto da Mortal Kombat.

Le basi sono tutto

Innanzitutto è bene partire dalle fondamenta, investendo parte del nostro tempo al perfezionamento dello stile nel tutorial.

La modalità allenamento è forse una delle più complete disponibili per un picchiaduro. Non solo servirà ai novizi ad imparare le basi per muovere i primi passi, ma i fan della serie potranno apprendere tutte le novità (che scopriremo tra poco) che Ed Boon e compagni hanno apportato. E potremo farlo attraverso una serie di lezioni incredibilmente dettagliate ed approfondite che analizzeranno tutti gli aspetti del gioco, fino ad aprire la strada al gioco competitivo. Non solo tecniche avanzate, che spaziano dalle cancel al concatenamento delle varie combo, ma al timing delle stesse (con tanto di indicatore a video su quando premere il tasto) e al calcolo dei frame delle mosse.

Mortal Kombat 11 si dimostra sempre più attento all’eSport, con un prodotto che contrariamente dagli altri fornisce fin da subito tutti gli strumenti perfetti per allenarsi e buttarsi nella competizione.

Avevamo avuto un assaggio delle novità di questo Mortal Kombat 11 durante la beta. E con l’uscita del gioco completo abbiamo avuto modo di spendere più tempo per assimilare le varie modifiche al gameplay. In questo capitolo NetherRealm Studios va a rivedere un po’ la formula di gioco.

La base resta quella del nuovo corso intrapreso con il “reboot” del 2011. Siamo quindi di fronte ad un picchiaduro 2.5D, frenetico e spettacolare nell’estetica, il cui punto di forza sono le mosse decisamente eccessive e l’effetto splatter delle stesse. L’introduzione delle mosse X-Ray fu una delle novità più grosse del ritorno di Mortal Kombat, riprese poi nel successivo seguito. In Mortal Kombat 11 assistiamo invece ad un restyling tecnico. I colpi distruttivi non scompaiono dalla scena ma vengono ripartiti fra le Krushing Blow, colpi potenziati alla fine di determinate combo e le Fatal Blow, delle vere e proprie mosse speciali. Un vero e proprio elemento game changer di questa edizione.

Attivabili quando la salute del personaggio scende sotto il 30%, si avvierà una letale sequenza che decimerà la salute avversaria. Queste mosse possono essere usate solamente una volta nel corso dello scontro, e se mancheremo l’avversario, dovremo attendere del tempo prima che si ricarichino. L’importanza delle Fatal Blow non è da sottovalutare, in quanto si tratta di mosse capaci di ribaltare in un attimo gli esiti di uno scontro. La limitazione dovuta all’uso diventa un elemento strategico da usare nel momento opportuno, valutando “on-the-fly” come e quando usarla.

La vecchia barra dedicata alle mosse speciali si sdoppia in 2 nuovi indicatori dedicati all’attacco e alla difesa. Il primo può essere usato per potenziare alcune mosse, estendendone gli effetti. Questo si rivelerà utile proprio nel caso delle combo, permettendoci di concatenare fra loro più combinazioni. La barra difensiva invece consente di eseguire alcune mosse evasive, così da recuperare la posizione in caso di attacco nemico o invalidargli il timing delle mosse. Le due barre si ricaricheranno semplicemente con il passare del tempo. Una soluzione che ne bilancia l’uso senza che i giocatori ne abusino. Un altro impiego delle barre riguarda l’iterazione degli stage. In alcuni punti della mappa troveremo degli oggetti con i quali colpire i nemici o potremo sfruttare alcuni elementi del fondale per poter effettuare slanci e cambiare velocemente la posizione.

Scorpion cambia faccia

L’altra grossa novità riguarda invece la personalizzazione dei vari lottatori. Evoluzione del precedente sistema, in Mortal Kombat 11 possiamo andare a modificare moltissimi aspetti del roster. Non solo cosmetici, a decine sbloccabili per ogni singolo elemento estetico, ma potremo definire le attrezzature (su cui applicare miglioramenti) e lo stile di lotta cambiandone le mosse. Questa revisione ci permette di creare soluzioni che si adattino maggiormente ai nostri gusti. Non solo.

Molti personaggi, sfruttando le possibilità della modifica, diventano più o meno equilibrati grazie al cambio delle mosse rendendo anche più difficile per gli avversari rispondere alle nostre scelte con il counterpicking. Potremo anche cambiare i tratti della IA dei personaggi riassegnandone i punti base così da influenzare lo stile di lotta. Le IA possono essere impiegate poi in specifiche modalità come match classificati o le battaglie IA, una sorta di minigioco che vede un team di 3 lottatori sfidarsi contro quelle dei giocatori di tutto il mondo e degli amici.

Dopo diverse ore spese a fare combo e sperimentare i vari abbinamenti non possiamo far altro che apprezzare questa nuova direzione intrapresa da Mortal Kombat, che mostra quanto buon lavoro sia stato fatto alle spalle del gioco per perfezionare così tanto il combat system. Un titolo che nasconde una profondità senza pari dietro il suo aspetto “innocente”, aperto a tutte le tipologie di giocatori, ma che richiede grande conoscenza della tecnica per essere padroneggiato a dovere.

La storia di Mortal Kombat 11 si lega a doppio filo a quella dei primi capitoli, tirando in ballo gli eroi del passato. Ed è per questo che qua, fra i vari personaggi (per un totale di 25) troviamo per lo più i protagonisti dei primi due capitoli, sia nella loro versione umana che in quella revenant. Qualche ritorno anche dal capitolo X, mentre fra le novità troviamo solamente 3 aggiunte, che purtroppo non lasciano troppo il segno, sia per originalità che stile di lotta.

Here Comes A New Challenger

Kollector è un lottatore dotato di sei braccia che utilizza attacchi di grande portata alternati a colpi rapidi in grado di interrompere le combo avversarie. È capace di assorbire (e in alcuni casi respingere) i proiettili nemici così da neutralizzare chi gioca sulla difensiva.

Geras invece punta tutto sulla potenza bruta e sulle prese. L’uso di abilità differenti incidono sul suo stile di lotta. Data la lentezza di alcune mosse nell’apertura delle combo richiede parecchio allenamento.

Ultima ma non meno importante Cetrion, sorella di Shinnok. Specializzata nel gioco a distanza, il suo set di mosse difensive le permettono di inibire gli attacchi degli avversari. Molte delle sue mosse rendono al meglio quando vengono amplificate.

Ad accompagnare questo trio troviamo anche Kronica, nelle vesti di boss finale, ma al momento il personaggio non è giocabile. La pochezza di nuovi personaggi, verrà sicuramente tamponata con l’uscita dei primi lottatori previsti con i futuri DLC.

Se la modalità storia ci fornisce estetiche ed accessori esclusivi, il fulcro di Mortal Kombat 11 ruota intorno al binomio delle Torri e della Kripta.

Il gioco delle torri

Le prime sono una nuova variante di quelle dei precedenti capitoli. Le Klassiche svolgono le veci della modalità arcade e ci permetteranno, a seconda della variante, di sbloccare il finale del personaggio utilizzato.

Le Torri del Tempo invece sono delle sfide variabili dettate dal passare del tempo. Ogni torre propone delle lotte contraddistinte da dei modificatori che influenzano lo svolgimento della battaglia. In parole povere ogni stage che affronteremo avrà dei malus che alzeranno notevolmente la difficoltà del gioco. Si va dall’apparizione di personaggi assist, a vere e proprie “calamità” come missili a ricerca, piogge acide o pavimenti congelanti. Portare a termine le Torri del tempo permette di ricevere delle ricompense più o meno interessanti in base alla difficoltà di quest’ultime. Skin, nuove Fatality o Brutality e vari consumabili. Oltre a soldi e oggetti indispensabili per sbloccare gli scrigni premio nella Kripta. Ogni torre avrà una durata limitata e una volta scadute lasceranno il posto a nuove sfide. Alcune decisamente più difficili di altre, che potranno essere affrontate online con l’aiuto di altri 2 amici, che si alterneranno a noi in caso di sconfitta.

Una volta racimolato un gruzzoletto potremo spendere i nostri guadagni nella Kripta. Come nei precedenti capitoli di Mortal Kombat, questa mini avventura ci vedrà esplorare un enorme “dungeon” formato dalle arene più iconiche della serie. Qua potremo aprire le casse che troveremo, ognuna contenente un tesoro diverso in base al valore della cassa scelta. La Kripta contiene poi alcuni enigmi da superare e dovremo scervellarci per recuperare alcune “chiavi” per poter proseguire la nostra esplorazione. Più ci addentreremo, maggiormente rari i bottini recuperabili. E sarà necessario tornare più volte sui nostri passi se decideremo di sbloccare tutti i contenuti per i nostri personaggi preferiti.

Qua si sente forse un po’ la mancanza di novità tangibili, ma la modifica di alcune meccaniche, la presenza di obiettivi giornalieri e settimanali, e le nuove aggiunte che vengono apportate regolarmente lato server permettono di godersi il tutto senza che questo pesi più di tanto.

eSport mortale

Nulla da dire invece per quanto riguarda il comparto online. Già la beta era riuscita a tranquillizzarci nella buona resa di un netcode solido ed affidabile. Con Mortal Kombat 11 però abbiamo solo delle ottime conferme.

L’online permette di sfidare lottatori in maniera casuale o di creare lobby privare per divertirsi con i propri amici. Fra le opzioni si può scegliere quella del Re della Collina, stanze da più sfidanti dove l’unica regola in vigore è quella del “chi vince resta”, con la possibilità di assistere ai match degli altri giocatori, e valutarne lo stile di lotta.

Per i più validi e coraggiosi è presente una modalità classificata, con tanto di ranking online. Qua le modifiche dei personaggi non verranno tenute di conto, anche se potremo comunque scegliere una delle due varianti base disponibili. Sempre classificata, è in arrivo una modalità Lega, che prenderà il via a partire dal prossimo mese, a dimostrazione dell’interesse di NetherRealm Studios di spingere ancora di più sull’eSport.

In generale il comparto online è più che promosso. Il gioco mette a disposizione tutta una serie di strumenti per il monitoraggio della qualità della connessione, con tanto di calcolo della latenza, simulazione del ritardo degli input e così via. La qualità dei match nelle nostre prove, fra partite classificate, match casuali e amichevoli è stata quasi sempre impeccabile, salvo qualche raro caso dove era possibile avvertire un certo lag durante lo scontro. In questi casi però la colpa era imputabile principalmente alla connessione delle due parti, e la possibilità di disputare match scegliendone la qualità del ping aiuta non poco ad evitare episodi spiacevoli.

La morte ti fa bello

Chiudiamo parlando del comparto tecnico di Mortal Kombat 11, che in questa nuova incarnazione offre ai suoi giocatori quanto di meglio si possa chiedere.

La nostra prova è avvenuta su PlayStation 4 Pro, e il risultato finale è un vero spettacolo visivo. Anche in questo caso la base è quella dei precedenti capitoli, quindi la direzione artistica e lo stile ricalcano quelli dei prequel. Dove notiamo lo stacco è nella resa grafica. Il motore del gioco rilascia al giocatore un senso di fisicità incredibile. Gli scontri sono frenetici, tremendamente fluidi e dinamici (grazie al frame rate che non scende sotto i 60 fps), non solo il continuo alternare di combo e attacchi, ma anche con l’interazione ambientale.

Prese, contatti e colpi speciali si susseguono con un senso di continuità da rendere tutto così bello da vedere. Il livello di dettaglio si è alzato notevolmente, soprattutto nello sviluppo degli stage, molti dei quali sono animati o mutevoli nel corso dello scontro. Durante le battaglie il sangue imbratta il terreno, mentre i colpi lasciano i segni della lotta sui corpi degli sfidanti. Anche le animazioni, pur mantenendo quel caratteristico stile “meccanico” di alcune combo, tratto ereditato dai primi capitoli “fotorealistici”, sono varie e caratterizzate a seconda dei personaggi, differenziandoli maggiormente gli uni dagli altri. Il lavoro di personalizzazione ha permesso di creare centinaia di combinazioni con skin sempre diverse, alcune delle quali ispirate a personaggi o versioni passate. Anche i filmati della modalità storia, sebbene lontani dal livello di un lungometraggio animato 3D, hanno un’ottima resa a video, limando la differenza fra la grafica in game con quella in CGI.

Stupisce invece il doppiaggio, che finalmente rende giustizia ad un prodotto che da sempre, sotto questo punto di vista, mostrava il peggio di sé. Nonostante la presenza dei classici doppiatori italiani (tra cui spicca sicuramente Claudio Moneta, che presta la voce a Raiden), troviamo un lavoro di doppiaggio sicuramente superiore al passato, con voci coerenti con gli eventi raccontati a video.

Inutile soffermarsi sulla colonna sonora, che come è giusto che sia “pompa” durante gli scontri, toccando l’apice dell’epicità (concedeteci il gioco di parole) con un remix di Techno Syndrome, il tema di Mortal Kombat tratto dal film del ’95, qua usato in uno degli stage più fanservice di sempre.