Dragon Quest III HD-2D Remake – La Recensione

Dragon quest III

Riscopriamo Dragon Quest III in questo stupendo remake HD-2D!

Abbiamo visto come negli ultimi mesi Square Enix si stia adoperando per riportare sulle scene, con dei remake mirati, alcuni dei titoli più iconici ed amati del proprio catalogo software. E non ci riferiamo solo al mastodontico remake in tre parti di Final Fantasy 7, ma di operazioni più contenute ma al tempo stesso funzionali come i recenti Star Ocean 2 o Romancing SaGa 2. Seguendo questa strada ed unendo le forze con il Team Asano e ARTDINK (rispettivamente gli autori di Octopath Traveler e di Triangle Strategy), Square Enix riprende in mano le origini di Dragon Quest, partendo dal terzo capitolo, l’episodio che da vita alla leggenda dell’eroe Erdrick e della sua lotta contro le forze del male.

Dopo avervi dato un piccolo assaggio del gioco nella nostra anteprima, è arrivato il momento di scendere nel dettaglio e scoprire qualcosa di più nella nostra recensione di Dragon Quest III HD-2D Remake, in attesa del suoi lancio ufficiale il prossimo 14 Novembre, su console e PC.

Versione Testata: PlayStation 5

Come avevamo avuto modo di annunciarvi, la storia di questo remake di Dragon Quest III ne esce praticamente immutata rispetto al titolo che debuttò a fine anni ’80, celebrando in qualche modo quella filosofia portata avanti dai titoli HD-2D nel voler replicare un’esperienza retrò ma al tempo stesso moderna. Ed ecco che al compimento del suo sedicesimo compleanno, il nostro silente protagonista si imbarca in un’avventura per ripercorrere le orme del padre, l’eroe Ortega, scomparso nel tentativo di sconfiggere il temibile Ultrademone Padramos, che da secoli terrorizza l’intero regno. Così, armati di buona volontà ed accompagnati da un manipolo di mercenari, ci avventureremo in questa missione suicida, con il compito non solo di liberare il regno dalla minaccia di Padramos ma di vendicare la morte di nostro padre, mettendo in scena uno dei topos più classici del genere dei JRPG.

Ma la missione non sarà così semplice, e ci troveremo ad uscire dal nostro regno per visitare un mondo ancora più vasto che condivide più di una similitudine con il nostro, a partire da una mappa di gioco ispirata proprio alla nostra Terra, dove città come Romaria, Ibis o Portoga riprendono usi e costumi delle controparti reali, compresi eventuali dialetti come il romanesco usato dai cittadini di Romaria o l’accento simil-russo degli abitanti dei paesi più ad est.


Come abbiamo accennato ad accompagnarci nell’avventura non ci sarà un party predefinito come succede negli altri capitoli di Dragon Quest, ma grazie ad un pratico sistema di arruolamento potremo assoldare altri 3 compagni d’avventura (in maniera non troppo dissimile a Dragon Quest IX), potendo scegliere fra le proposte disponibili nel centro di reclutamento o creandoli ad-hoc, personalizzandone anche l’aspetto, ed assegnandogli una delle varie Vocazioni (il job system di Dragon Quest III) che il gioco offre. Se questo spinge il gioco verso una personalizzazione abbastanza totalitaria nell’approccio e nello stile di combattimento, sul piano narrativo i nostri compagni non avranno alcun impatto nella storia (salvo una quest secondaria dedicata ad una delle vocazioni), rendendo il loro coinvolgimento praticamente nullo sul piano emozionale.

Se la storia nel suo insieme resta fedele, sia nella trama principale che nelle sue storie secondarie, gli sviluppatori hanno aggiunto qualche nuovo inserto narrativo, dedicato principalmente alla figura di Ortega, fornendoci maggiori informazioni sul suo passato e su quello che è realmente successo nel suo viaggio contro il malvagio Padramos.

C’è da dire una cosa però. Nonostante la bontà di questa operazione nostalgia, che ne valorizza ogni singolo aspetto in questa nuova reinterpretazione grafica, quello che salta all’occhio dopo diverse ore passate nel gioco è la sua asetticità narrativa, naturale deriva di un processo di conservazione e restauro che mantenesse l’opera più fedele all’originale.
Ed ecco che abbiamo un protagonista muto, uno dei capisaldi della serie di Dragon Quest, che si trova inerme guidato dal destino, in una storia dove si viene sballottatati da una location all’altra del mondo fino alla sua fisiologica conclusione, accettando gli eventi per quello che sono e senza un reale sviluppo dei personaggi, che qua, in questo capitolo, saranno solamente dei compagni di viaggio senza una reale volontà, spettatori passivi di una storia già scritta e decisa.
E questo retaggio di un’era antica del videogioco qua risplende in purezza, apparendo agli occhi del giocatore forse come l’unico scoglio di un gioco, e di una serie, che ha letteralmente scritto la storia dei giochi di ruolo.

Questo punto può anche essere visto come il vero tema divisivo di Dragon Quest III HD-2D Remake capace di muovere gli animi dei fan in due direzioni diametralmente opposte: da un lato la cerchia più conservatrice, che si troverà d’accordo nella scelta di mantenere immutata la storia rispetto all’originale, dall’altra una fetta di amanti del genere più aperti alla rivisitazione, che sentiranno probabilmente la mancanza di rimaneggi del racconto per renderlo più moderno e ricco, anche in vista dei capitoli remake che arriveranno nel prossimo futuro.

Sul fronte del gameplay Dragon Quest III HD-2D Remake si presenta però sicuramente meno conservativo e più aperto alla modernizzazione, rispecchiando proprio l’altra faccia dei titoli della serie HD-2D. E partiamo subito dalle vocazioni, che in questo remake accolgono un’inedita classe proveniente da Dragon Quest X, ovvero il Domamostri, vocazione capace di sfruttare la potenza d’attacco dei mostri a discapito dell’impossibilità di avvalersi di attacchi magici. Un’interessante variazione sul tema, che si incastra alla perfezione con le altre classi presenti, come il Guerriero, il Mago o il Ladro, o vocazioni avanzate come il Saggio, che incarna al meglio le qualità migliori delle altre classi magiche.

Caso a parte la vocazione dell’Eroe, quella utilizzata dal protagonista, che sarà l’unica che non potrà essere cambiata o imparata dagli altri membri del gruppo, rendendo il nostro personaggio quello più inquadrato dell’intero party. Raggiunto un certo punto nel gioco sarà possibile poi cambiare Vocazione. In questo caso i personaggi che si avvarranno di questa opzione verranno resettati al livello 1 della nuova vocazione, mentre le statistiche raggiunte con la precedente verranno dimezzate. Così facendo la nuova Vocazione partirà si da zero ma con delle statistiche migliorate e una crescita di livello maggiorata, in modo da tornare più velocemente al pari degli altri membri del party.

Per il resto Dragon Quest III HD-2D Remake incarna tutta l’essenza dei giochi della serie, riproponendo a schermo ogni suo singolo elemento caratteristico. Abbiamo i combattimenti a turni in prima persona, meno scenografici degli asset utilizzati negli ultimi capitoli ma molto più a fuoco con i giochi originali, gli amati/odiati incontri casuali che daranno vita ad una battaglia ad ogni passo che faremo, una world map ricca di punti di interesse e segreti da esplorare ed una rinnovata Arena dei Mostri, dove ingaggiare scontri in una modalità simil-Pokémon (o Dragon Quest Monsters per rimanere in tema) con i mostri reclutati viaggiando per il mondo.
Una sotto meccanica quella dell’arena che qua si ritaglia uno spazio maggiore e che richiede al giocatore impegno nel trovare il mostro più adatto per superare una certa lega ed avanzare alle successive, per portarsi a casa il titolo di campione.

Per quanto riguarda la presenza di “quality of life” il gioco mette a disposizione diverse introduzioni per rendere la vita sul gioco meno stressante e dura rispetto al passato. A partire dalla possibilità di salvare il gioco in qualsiasi momento per poter interrompere l’avventura e riprenderla in seguito, che si affianca ad un ottimo sistema di check point, che salverà la partita in maniera automatica, magari in concomitanza di una boss fight.

Vengono poi inseriti tre livelli di difficoltà scalabili ed intercambiabili nel momento del bisogno, con quello più basso pensato per chi cerca una soluzione rilassata e senza stress, che salvaguarderà il gruppo da morti improvvise (mai così rare anche giocando a livello normale) permettendogli così di completare anche lo scontro più difficile. Troviamo poi le classiche opzioni per velocizzare le animazioni delle battaglie o dei dialoghi, mentre gli obiettivi delle nostre missioni saranno sempre ben indicati a schermo, rendendo così impossibile sperdersi o non sapere come avanzare.

Nelle battaglie è anche possibile settare strategie personalizzate, che faranno agire i membri del party in maniera autonoma a seconda dell’opzione impostata, così da avere una sorta di auto fight, utile magari per alzare il livello dei personaggi o raccogliere il preziosissimo oro per poter comprare gli equipaggiamenti più costosi (ed ovviamente più efficaci).

Fra le opzioni che invece mancano e che ci sarebbe piaciuto trovare in questo remake, una dedicata alla modifica dell’intensità degli incontri casuali, specialmente durante l’esplorazione dell’overworld. La frequenza degli incontri è veramente alta e spesso capita di dover tornare in qualche città per riportare in vita qualche compagno caduto (nel caso non abbiate incantesimi dedicati) o per ripristinare il party per un uso massiccio delle abilità che prosciugano i punti magia. Per fortuna con il viaggio rapido attivabile in ogni dove e un oggetto repellente è possibile aggirare in parte il problema, rendendo l’esplorazione meno tediosa.

Non essendoci grandi novità per quanto riguarda la storia principale, questa è completabile in un tempo che varia fra le 30 e le 40 ore, con il timer che è destinato a salire in base a quanto dedicherete alle attività secondarie e al post game, che vi porterà ad affrontare uno dei dungeon più difficili ed impegnativi di Dragon Quest III.

Quello che però colpisce più di tutto in Dragon Quest III HD-2D Remake è il suo comparto grafico. Lo stile HD-2D che già aveva fatto bella figura nelle precedenti produzioni del Team Asano e di ARTDINK, come Octopat Traveller e Triangle Strategy, qua rende giustizia ad un classico senza tempo, incorniciandolo in una pixel art moderna ed affascinante, e andando a ricreare tutte le ambientazioni visitate nel gioco originale. Si tratta sicuramente di uno dei titoli HD-2D più riusciti, con un livello di dettaglio incredibile ed una resa visiva senza pari, riuscendo a funzionare in ogni suo momento, sia durante l’esplorazione che nelle transizioni delle battaglie.

Ogni singola ambientazione, ogni città, diventa un piccolo diorama visitabile che ricalca con precisazione maniacale il materiale originale, reso poi impeccabile da un ottimo uso della profondità di campo, che mette in evidenza tutti gli elementi in primo piano. Ottimo anche il sistema di illuminazione che trae parecchio beneficio soprattutto durante le sezioni in notturna o all’interno dei dungeon, dove sempre il dinamismo delle luci dà il meglio di sé.

Anche i nuovi modelli dei personaggi e degli NPC, sebbene pixellosi, mostrano un livello di dettaglio superiore e perfettamente in linea con lo stile dello scomparso maestro Akira Toriyama, il padre di Dragon Ball e la mano che si è occupata del design di personaggi e nemici in tutti i capitoli della serie. Insomma, artisticamente ci troviamo di fronte ad un remake rispettoso del materiale originale e che non sfigura assolutamente di fronte a produzioni più altisonanti, e che viene completato ed impreziosito da un accompagnamento musicale di prim’ordine orchestrato dalla Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra, al quale viene affiancato anche un inedito doppiaggio, sia in inglese che in giapponese, per alcune sequenze di gioco.

Dragon Quest III HD-2D Remake come avevamo già avuto modo di affrontare in fase di anteprima e nel corso della recensione presenta un adattamento completo in italiano, con tanto di dialetti e slang regionali, dando così la possibilità a tutti di godere a pieno di questo capitolo senza tempo.

Con Dragon Quest III HD-2D Remake Square Enix rende giustizia ad uno dei capitoli fondamentali della saga di Dragon Quest. L’idea di adoperare un remake in salsa HD-2D rende giustizia al materiale originale, che qua viene rimaneggiato e svecchiato dalla polvere del tempo per renderlo apprezzabile a tutte le tipologie di giocatori. Graficamente è un gioiello di rara bellezza e le aggiunte al gameplay ne ammorbidiscono una rigidità strutturale che ha sulle spalle più di 30 anni di onorata carriera. L’unico aspetto attaccabile di Dragon Quest III HD-2D Remake riguarda il suo impianto narrativo e la sua leggerezza nel racconto dovuta principalmente ad un modo “arcaico” di concepire e pensare il videogioco, in un genere che negli anni si è decisamente evoluto e continuerà a farlo. Ma a parte questo stretto legame con il passato, Dragon Quest III HD-2D Remake è un nuovo tassello di una Square Enix che sembra aver trovato finalmente la quadra per quanto riguarda il ripercorrere le sue origini e riproporle in una nuova chiave per le nuove generazioni. Vista la buona riuscita di questo remake, possiamo dormire sonni tranquilli sui futuri Dragon Quest I & II HD-2D Remake, che arriveranno nel corso del 2025 e chiuderanno il cerchio sulla trilogia di Erdrick.

Dragon Quest III HD-2D Remake sarà disponibile su Nintendo Switch, PlayStation 5, XBox Series X|S e PC dal prossimo 14 Novembre.

Dragon quest III
Dragon Quest III HD-2D Remake – La Recensione
Pro
Artisticamente uno dei titoli in HD-2D più convincenti e riusciti.
Tanti nuovi "quality of life" rendono l'avventura meno rigida che in passato.
Le aggiunte al gameplay impreziosiscono una formula di gioco con oltre 30 anni sulle spalle.
Contro
La storia risente del suo retaggio "antico", apparendo a tratti fin troppo frettolosa e poco approfondita.
La frequenza degli incontri casuali a tratti snervante.
8.8
Voto