Cursed – La Recensione della Stagione 1

Cursed è la nuova serie Netflix che reinterpreta il mito di Re Artù

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CURSED (L TO R) KATHERINE LANGFORD as NIMUE and DEVON TERRELL as ARTHUR in episode 105 of CURSED Cr. ROBERT VIGLASKY/Netflix © 2020

Cursed è disponibile su Netflix

Grazie a Netflix, abbiamo avuto la possibilità di visionare Cursed in anteprima, la nuova serie che racconta e reinterpreta il mito di Re Artù e della Spada nella Roccia. Forse qualcuno di voi aveva già sentito parlare di questa storia; Cursed è infatti tratta dall’omonimo romanzo di Tom Wheeles e illustrato da Frank Miller, pubblicato nel 2019. L’annuncio della serie tv era già stato dato nel 2018, per cui si presume che il libro sia stato scritto proprio allo scopo di anticipare lo show televisivo, visto e considerato che lo stesso Wheeles è autore e sceneggiatore di prodotti audiovisivi per il piccolo schermo.

Tuttavia, per questa recensione ci occuperemo di dare la nostra opinione solo in merito alla serie Netflix, senza alcun riferimento all’opera letteraria.

La trama di Cursed:

A differenza di quanto narrato nel mito di Re Artù, stavolta abbiamo una protagonista femminile, Nimue (Katherine Langford), fulcro di tutta la narrazione. Abbandonata dal padre ed emarginata fin da piccola, Nimue ha potenti legami con la magia oscura che fa fatica a controllare e che per questo rifiuta. Stanca di essere ripudiata dal popolo dei druidi di cui fa parte, i Fey, decide di scappare per trovare se stessa. Ma il nemico è in agguato: sono i Paladini Rossi – capitanati dal Monaco Piangente (Daniel Sherman) -, emissari della fede cristiana, dediti ad estirpare con la violenza i Fey, poiché ritenuti figli del Demonio. In uno dei loro attacchi massacrano il villaggio di Nimue e la ragazza viene incaricata dalla madre, Lenor (Catherine Walker), di riportare a Merlino (Gustaf Skarsgard), lo stregone, la spada del potere Exalibur. Da qui in poi Nimue diventerà l’ultima speranza dei Fey e cercherà in tutti i modi di salvarli, aiutata da Artù (Devon Terrell), un giovane mercenario.

La narrazione:

Nonostante si tratti di una serie fantasy, con elementi potenzialmente innovativi, purtroppo il risultato finale è decisamente mediocre.

Iniziamo col dire che il linguaggio usato e i dialoghi sono fortemente retorici e già solo per questo, Cursed si inserisce subito in un target di pubblico molto giovane, anche se forse la pretesa era quella di farsi apprezzare da uno spettatore più adulto. Si conferma, suo malgrado, uno show per ragazzini come ce ne sono tanti, con la differenza che qui le vicende sono ambientate in un mondo fantastico.

La narrazione è molto confusionaria e il più delle volte si perde il filo principale della storia; questo perché spesso vengono inseriti nuovi elementi o personaggi che dovrebbero arricchire la trama, ma in realtà non fanno altro che allungare inutilmente il brodo al solo scopo di riempire i 50 e più minuti di puntata. Risultato: episodi lenti e decisamente noiosi.

Non manchiamo di sottolineare neppure lo spinto “politically correct” di cui la serie si fa portatrice, a cominciare da frasi fratte e frecciatine dette al solo scopo di innalzare la figura femminile – a scapito di quella maschile – in momenti in cui non è assolutamente necessario, e dall’inserimento di personaggi di colore che ben poco hanno a che fare con il periodo storico in cui Cursed è ambientata, cioè durante l’epoca dell’Alto Medioevo. Ma qui ci sarebbe da aprire un’altra grossa parentesi, per cui passiamo oltre.

Anche le scene d’azione e quelle più violente perdono di carattere, in quanto realizzate con una pessima CGI; non solo, ma le stesse ambientazioni risultano artefatte e più di una volta si ha proprio la percezione di essere sul set e non, ad esempio, in una foresta incantata o dentro castelli.

Infine, sono tantissimi i momenti di patetismo spinti allo stremo alternati a repentini cambi di tono così, tra una musica solenne e l’altra, passiamo da carrambate a scene romantiche a gag che vogliono essere divertenti ma che hanno come risultato solo quello di farci alzare gli occhi al cielo.

I personaggi:

Dal momento che Nimue è la protagonista della storia, tutti gli altri personaggi sono costruiti e plasmati sulla sua figura. Ma la sua stessa caratterizzazione psicologica è debole e le spiegazioni che vengono date a certi suoi comportamenti o non vengono date, o sono abbozzate in maniera superficiale. Altra nota di demerito: qualsiasi cosa faccia Nimue se la caverà, perché come spesso succede in serie come questa, il protagonista ha sempre una fortuna incredibile e prima o poi arriverà in suo aiuto l’ennesimo Deus ex Machina che farà sì che prosegua nel proprio cammino. Inoltre, Nimue viene idolatrata da tutti i suoi compagni come se fosse una dea, ma nessuno si preoccupa di quanto in realtà li metta in pericolo. Eppure tutto le verrà costantemente perdonato, perché il suo destino è quello di proteggere i Fey e nessuno deve provare a contraddirla.
Infine, il rapporto che la ragazza ha con Exalibur ricorda moltissimo quello tra Frodo e l’Anello, ne Il Signore degli Anelli, dove l’oggetto del potere plasmava nel fisico e nella personalità chi lo possedeva, fino a corroderlo e ad incoraggiarlo ad azioni empie. Niente di nuovo insomma.

Artù e Merlino, che dovrebbero essere gli altri due grandi personaggi della serie, sono ridotti a degli omuncoli. In particolare Artù è asservito totalmente a Nimue per motivi poco chiari e il suo diventare uomo valoroso è dovuto soltanto a lei; improvvisamente gli ideali di Nimue diventano i suoi e nient’altro conta. Merlino, invece, è un ubriacone senza poteri magici e benché questo potesse essere un interessante motivo di introspezione psicologica del personaggio, tutto rimane nebuloso e i motivi del suo malessere ci vengono giustificati in maniera approssimativa.

I Paladini Rossi sono i classici cattivi stereotipati e la loro forza è pari agli stormtroopers di Star Wars. Uno dopo l’altro cadono come pere dal ramo, senza essere in alcun modo incisivi. Nelle loro spedizioni di inquisitori supremi, solo i “capi” sembrano avere un po’ più di spina dorsale, ma nonostante tutto sono fallimentari. Alla fine, ogni cosa si riduce a una dinamica di storytelling altamente sfruttata: cioè i cattivi che cercano di sconfiggere i nemici con elaborati piani, senza però riuscirci.
Soltanto Iris (Emily Coates) riuscirà a dare una svolta a questo impasse, ma il modo in cui lo fa è quanto mai assurdo dato che nessuno dei Fey, tra i quali si era infiltrata, ha mai avuto il minimo sospetto su di lei. Soprattutto Nimue e Igraine (Shalom-Brune Franklin), che l’avevano vista in precedenza.

I poteri:

Se c’è una cosa che davvero non è chiara è l’esistenza dei poteri magici e l’uso che se ne fa. In primis, la serie non chiarisce se i Fey abbiano effettivamente dei poteri magici o se siano solo “diversi”. Tutto quello che viene detto è che sono abili guaritori e niente più; ma se così è, allora che motivo ha la Chiesa di perseguitarli? Anche se li perseguitasse soltanto perché popolo pagano, non avrebbero comunque ragione di ritenerli una minaccia, perché sarebbero innocui.

In più, Nimue, che i poteri invece li ha, non si capisce perché voglia rifiutarli a ogni costo, e li usi solo in situazioni estreme. Lei, paladina della diversità, fino in fondo respinge questa sua abilità che la distingue, negando paradossalmente la sua natura e il popolo per il quale si batte. Nonostante più volte le venga detto di ascoltare gli Occulti per essere poi in grado di saper usare bene la magia, lei sembra preferire gli scontri con la spada. Il che, ai fini della narrazione, stona tantissimo perché con la forza che ha, a prescindere da Exalibur, avrebbe potuto salvare la sua gente e distruggere una volta per tutte i paladini.

Certo, se così fosse stato la serie si sarebbe conclusa nel giro di tre puntate, ma al tempo stesso questa soluzione narrativa rischia di risultare poco credibile. Con la conseguenza che lo spettatore si trova il più delle volte smarrito di fronte a quello che succede.

Conclusione:

Purtroppo, Cursed non convince a pieno, nonostante le premesse di per sé potessero essere buone. La storia è banale, scontata e poco chiara. Nimue, che dovrebbe essere l’eroina dotata di grande intelletto, il più delle volte agisce reagendo ai suoi impulsi, creando nuove problematiche che, intrecciandosi a quelle già esistenti, non fanno altro che creare confusione nella storia.

Cursed è una serie che probabilmente potrà essere apprezzata solo da un pubblico davvero molto giovane e che ha poca conoscenza di cosa sia realmente un racconto fantasy.