Pronti a partire per Paldea e diventare Campioni Pokémon?
Ormai è diventata una consuetudine. All’annuncio di un nuovo capitolo della serie principale di Pokémon i social esplodono investendo i nuovi titoli con un’onda d’urto di critiche più o meno sensate. Quando il problema è il design dei nuovi mostri tascabili, quando le scelte di gameplay intraprese di volta in volta, quando il comparto tecnico, memori dei problemi dei precedenti giochi.
Nonostante le polemiche però ogni volta i giochi di Pokémon si dimostrano delle “smash hit” da sei zeri, monopolizzando i risultati delle vendite nel loro periodo d’uscita.
Dopo la buona prova con Leggende Pokémon: Arceus, il capitolo “apòcrifo” che esplorava il passato della regione di Sinnoh ed introduceva il concetto di open world dopo quella sorta di “test” con le Terre Selvagge di Spada e Scudo, quest’anno ci aspettano altri 2 nuovi titoli, Pokémon Scarlatto e Pokémon Violetto, i giochi di nona generazione.
Prima di passare a parlare delle novità di Pokémon Scarlatto e Pokémon Violetto e del loro gameplay è doveroso aprire una corposa parentesi sullo stato attuale dei due giochi sotto il profilo tecnico.
Parlavamo di critiche ai giochi Pokémon e mai come quest’anno Scarlatto e Violetto hanno attirato le attenzioni dei giocatori per il proprio comparto grafico. Attenzioni che sono esplose con gli ultimi trailer e con la fuga dei leak che esponevano in modo evidente le problematiche, tra cui diversi bug, e i limiti di un gioco che necessitava ancora di parecchio lavoro di ottimizzazione da parte di Game Freak.
Molti hanno additato Switch di essere una console datata, che necessita di una revisione hardware al più presto. Ma se è vero che la console Nintendo si avvicina al sesto anno di attività, è altresì vero che proprio in questi ultimi mesi è riuscita a tirare fuori titoli di alto profilo, su tutti Xenoblade Chronicles 3, uno dei più impressionanti a livello tecnico attualmente disponibili.
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Il problema quindi va ricercato in Game Freak stessa, che a distanza di anni ancora non riesce a trovare un equilibrio e a valorizzare le potenzialità di Nintendo Switch.
Questo si traduce in un titolo che graficamente propone situazioni altalenanti, come il frame rate, spesso incostante e incapace di mantenersi stabile a 30 fps (talvolta crollando anche sotto i 20), o nella qualità delle ambientazioni che ammazzano un world design in sé anche piacevole da esplorare, ma che non riesce ad essere valorizzato a causa del continuo pop-up degli elementi ambientali, dei Pokémon, dei modelli 3D grossolani utilizzati per realizzare città e costruzioni, o le decine di texture sfocate appiccicate qua e là senza porsi il problema che fossero inguardabili. Se già con Leggende Pokémon: Arceus la situazione era al limite dell’accettabile, ma tutto sommato abbastanza stabile, qua c’è ancora molta strada da fare per raggiungere quella soglia.
Un primo impatto che lascia abbastanza disarmati e che vi accompagnerà per tutta la durata del gioco. C’è qualche passaggio più riuscito di altri ma in generale la qualità grafica è decisamente bassa e ci chiediamo come il gioco possa essere uscito in questo stato. Aggiungiamoci poi i numerosi bug che accompagnano Scarlatto e Violetto alcuni dei quali, in alcuni casi, capaci di rompere il gioco. Da questo punto di vista, nelle nostre 100 e passa ore passate a Paldea, siamo stati abbastanza fortunati e salvo un paio di “crash” improvvisi che ci hanno portato ad un riavvio del software e lo spawn dei Pokémon all’interno delle formazioni rocciose non abbiamo mai avuto episodi allarmanti.
A subirne le conseguenze sono poi gli altri elementi che funzionano, come il character design dei personaggi o dei nuovi Pokémon di nona generazione, qua al loro debutto con alcune forme decisamente intriganti, il cui piacere o meno è dettato solamente dal gusto personale, ma che vengono schiacciati dal peso dei problemi grafici.
Appurato lo stato disastroso del comparto tecnico e dopo esserci sfogati su questo aspetto, è arrivato il momento di mettere tutto da parte e concentrarsi invece su quello che sono i nuovi giochi di Pokémon.
Parlare di Pokémon Scarlatto e Violetto con la mente sgombra da pensieri negativi aiuta a vedere quello che di buono invece si nasconde nell’ultima fatica (letteralmente) di Game Freak.
Pokémon Scarlatto e Violetto ci portano a vivere una nuova avventura nella regione di Paldea, una ricca area ispirata alla penisola iberica, casa dei nuovi Pokémon di nona generazione.
L’inizio è il più classico dei classici. Trasferiti da poco a Paldea saremo pronti ad iniziare questa nuova avventura con il nostro ingresso all’accademia di Mesapoli, e dopo un periodo introduttivo ed una formazione di base, saremo invitati ad esplorare il mondo per completare il nostro percorso e diventare così esperti allenatori Pokémon.
Diversamente dagli altri capitoli qua si apriranno 3 distinti archi narrativi, che potranno essere affrontati nell’ordine che più si preferisce dando così senso a questa apertura del gameplay verso una formula open world.
https://youtu.be/ojS2xgiEtFQ
Potremo sfidare i Capipalestra delle varie città di Paldea, accompagnati dall’esuberante Nami, la nostra “rivale” di questo capitolo, così da aggiudicarci le medaglie e guadagnarci una possibilità contro i Super 4 della Lega Pokémon. Oppure accompagnare Pepe, uno studente amante della cucina, nel suo viaggio di ricerca di ingredienti rari da impiegare nella creazione di ricette curative, o ancora indagare sul Team Star, un gruppo di teppisti che sta mettendo subbuglio all’accademia e nella regione di Paldea.
L’idea di “splittare” la storia in varie sottotrame completabili senza un ordine preciso è uno degli aspetti che funziona di più in Pokémon Scarlatto e Violetto, lasciando così grande libertà esplorativa ai giocatori, che potranno scegliere su cosa concentrarsi e soprattutto quando, rendendo ogni esperienza di gioco abbastanza unica.
Una volta completate le 3 storyline, la narrazione si incanalerà in un arco conclusivo che darà un epilogo alle varie storie aperte. Rispetto agli altri capitoli di Pokémon non è presente un vero e proprio villain, ma per i risvolti e i temi che affrontano i due giochi non ne sentiamo assolutamente la mancanza, se poi il risultato finale rischia di essere simile a quello di Rose in Pokémon Spada e Scudo.
L’unico appunto che ci sentiamo di fare relativo alla progressione di storia e gioco è legato allo sviluppo della nostra squadra e del livello degli scontri. Per quanto il gioco ci sproni ad andare dove si vuole, quando si vuole, restano dei paletti relativi al livello dei Pokémon e degli sfidanti, spesso più alti in quelle che potremmo definire “zone avanzate” cosa che obbliga ad un retrofront e ad un cambio di itinerario (in pratica i Pokémon di livello troppo alto non ci obbediranno, ma senza Pokémon di livello alto non riusciremo ad affrontare certi avversari). Sarebbe forse stato più opportuno inserire un sistema di progressione che “livellasse” di pari passo ai nostri progressi, per rendere tutto più in linea con l’idea di open world.
Ad accompagnarci durante tutta l’avventura ci saranno Koraidon e Miraidon, a seconda di quale versione giocherete.
Questi due leggendari si uniranno a noi nelle prime ore del gioco e diventeranno fondamentali per l’esplorazione di Paldea. Grazie alla possibilità di essere cavalcati, Koraidon e Miraidon saranno il nostro principale mezzo di locomozione, permettendoci di viaggiare in lungo e in largo per Paldea. Non si conosce molto di queste due creature, ma sarà proprio aiutando Pepe nella sua missione che risveglieremo nel nostro compagno alcuni poteri assopiti, come la capacità di superare specchi d’acqua, di arrampicarci o di fluttuare, abilità che ci consentiranno di raggiungere nuove zone precedentemente precluse.
A livello esplorativo quindi si ripresenta l’ottima esperienza provata con Leggende Pokémon: Arceus, qua estesa ad un concetto di open world propriamente detto. Ed è il punto più forte di tutta la produzione. La possibilità di perdersi a giro per Paldea, alla scoperta dei nuovi Pokémon di nona generazione o ritrovare i “vecchi” amici di sempre, in un nuovo habitat tutto da scoprire ed esplorare.
Rispetto a Leggende Pokémon: Arceus perdiamo le numerose missioni secondarie che contraddistinguevano il precedente titolo, ma che tutto sommato, avevano una contestualizzazione narrativa legata alla nascita del Pokédex e alla sua formazione. Tuttavia sono presenti alcune missioni amicizia, che coinvolgono i personaggi principali e i membri dell’Accademia di Mesapoli, che ci forniranno un po’ più di background sui vari protagonisti del gioco. Anche le lezioni dell’accademia, divise per tipo e con tanto di esami da completare sono un’altra interessante faccia della lore di Pokémon, che ci ricompenseranno con interessanti reward se affrontati.
Tornando a parlare dell’esplorazione in Pokémon Scarlatto e Violetto fanno il loro debutto anche le lotte autonome. In maniera diametralmente opposta a quanto avveniva in Leggende Pokémon: Arceus (dove potevamo catturare in libertà ma i combattimenti erano vincolati), potremo mandare in esplorazione il primo Pokémon del party, che si avventurerà nelle aree adiacenti e combatterà in maniera indipendente le creature selvagge che troverà suo suo cammino.
Le lotte autonome sono un buon modo per racimolare qualche punto esperienza extra, in quanto tutto il party guadagnerà qualcosa dalla sconfitta dei Pokémon, così come i materiali che lasceranno cadere una volta sconfitti, utilizzabili nei Pokécenter per creare le MT, adesso disponibili tramite crafting.
Sempre legato all’esplorazione, e quindi alla nostra avventura, è possibile riposare allestendo i picnic. Trovato il posto adatto ed imbastita la tavola i picnic sono il luogo perfetto nei quali far riposare la propria squadra, interagendo con loro (lavandoli o giocandoci a palla) o preparando gustosi panini che a seconda della ricetta, e a patto di avere dietro i giusti ingredienti, attiveranno determinati poteri, come aumentare l’incontro di determinati tipi di Pokémon, addirittura arrivando ad incrementare le possibilità di quelli cromatici, o ancora attivando il Potere Uova. Si perché il picnic va a rimpiazzare la vecchia pensione Pokémon, che qua in maniera analoga (e un po’ più macchinosa) consente in qualsiasi momento di “breedare” nuove creature, magari proprio in ottica delle lotte competitive.
Torna poi la possibilità di personalizzare il proprio avatar, anche se in maniera un po’ più limitata rispetto agli ultimi capitoli. Al momento ogni personaggio indossa la divisa dell’accademia, mentre noi potremo scegliere i vari accessori della divisa, come cappelli, guanti e scarpe. Visitando le città e fermandoci nei numerosi negozi si potranno acquistare nuovi capi, così da rendere unico (o quasi) il nostro alter ego virtuale.
Se sul fronte dell’esplorazione e dello sviluppo della storia abbiamo una grossa evoluzione rispetto al passato, troviamo un’importante novità anche per quanto riguarda le lotte.
Negli anni abbiamo avuto modo di assistere alle Megaevoluzioni, alle Mosse Z e al Dynamax, tre meccaniche che apportavano sostanziali modifiche alle statistiche e alle possibilità dei vari Pokémon coinvolti. Con Scartlatto e Violetto diamo invece il benvenuto alla nuova meccanica di gioco di Pokémon, la Teracristallizzazione.
Attivando la Teracristallizzazione, non solo il nostro Pokémon effettuerà una metamorfosi che lo trasformerà in una sorta di versione Swarovski di sé stesso, ma potrà cambiare il tipo di appartenenza (lotta, fuoco, folletto ecc), così da sfruttare maggiormente mosse e abilità che normalmente non gli appartengono. Se ai fini del gioco questo aumenta le possibilità e spinge sulla sperimentazione, sarà nel competitivo dove teracristallizzare il Pokémon avrà un approccio più mirato alla creazione di un team quanto più combattivo ed imprevedibile in battaglia.
Restando in tema di teracristalizzazione troviamo poi i nuovi Raid, che in maniera simile a quelli di Pokémon Spada e Scudo, potranno essere affrontati insieme ad altri 3 allenatori così da avere una possibilità di catturare Pokémon dal teratipo più raro e dalle statistiche migliori, che in base alla difficoltà, richiederanno sforzi maggiori per poterli chiudere nelle nostre Pokéball.
I raid poi ci introducono ad un’altra grossa novità di Pokémon Scarlatto e Violetto, ovvero la possibilità di giocare alla stessa avventura con i propri amici. Direttamente dai vari Pokémon Center, qua ripensati come aree di servizio dove ripristinare la squadra o accedere ai market, è possibile connettersi con i propri amici attraverso le cerchie, ed unirsi alla stessa partita.
Nelle cerchie gli allenatori potranno proseguire la propria avventura nella regione di Paldea, indipendentemente da quello che stanno facendo gli altri amici, effettuare scambi, partire alla ricerca di Pokémon o partecipare ai già citati raid. Giocare in gruppo, nel caso siano presenti giocatori con le due versioni del gioco, permetterà di trovare nell’overworld i Pokémon esclusivi dell’altra versione, così da consentirgli di completare il Pokédex senza necessariamente dover ricorrese agli scambi.
Se da un lato Game Freak dà, dall’altro ci toglie.
E questo coinvolge principalmente diversi quality of life aggiunti e poi scomparsi nelle varie iterazioni di Pokémon. Ad esempio il sistema di cattura di Leggende Pokémon: Arceus tramite lancio compulsivo delle Pokéball è una mancanza di rilievo che ci saremmo aspettati di ritrovare qua, dato che snelliva di molto le dinamiche di lotta e cattura, e poteva coesistere senza problemi con le lotte automatiche di Scarlatto e Violetto. Anche la possibilità di eliminare in gruppo i Pokémon dai box è un’altra mancanza importante, che avrebbe facilitato il compito di liberare i box durante la schiusa delle uova. O ancora l’esclusione di segnali visivi e sonori per la comparsa degli shiny nell’overweorld, cosa complica la loro percezione nell’ambiente circostante mentre stiamo esplorando.
Se come abbiamo affrontato in apertura di recensione del comparto grafico si salva ben poco, con il sonoro siamo su un livello decisamente superiore. Come sempre i temi delle battaglie sono il fiore all’occhiello dei giochi di Pokémon e in questo caso Scarlatto e Violetto non sono da meno. Avremmo gradito trovare quanto meno un doppiaggio durante le numerose scene di dialogo che in maniera anacronistica vede i personaggi scambiarsi battute in silenzio, senza nemmeno il classico “gibberish” che spesso accompagna i dialoghi secondari. Anche per i mostri sarebbe l’ora di rivedere i loro versi, abbandonando i suoni distorti dell’era Game Boy per allinearsi con quanto avviene con la controparte animata.
La verità è che ci siamo divertiti parecchio in compagnia di Pokémon Scarlatto e Violetto. I giochi di nona generazione sono quei titoli di rottura con il passato che arrivano dopo una lunga transizione passata per Leggende Pokémon: Arceus e che qua spianano la strada per una nuova ripartenza. L’idea di abbracciare per intero una filosofia open world va a braccetto con una storia affrontabile liberamente e la volontà da parte del giocatore di abbandonare i propri obiettivi per dedicarsi alla cattura dei mostri tascabili. Anche le aggiunte al gameplay classico, come la Teracristallizzazione, sono in linea con quanto fatto fino ad oggi da Game Freak. Però sempre per colpa di Game Freak abbiamo un buon titolo massacrato da un comparto tecnico improponibile a fine 2022, specie su una console sì limitata nelle possibilità tecniche ma che è riuscita a tirare fuori un capolavoro di grafica e stile come Xenoblade Chronicles 3. Ci auguriamo (anche se ci crediamo poco) che tutte queste critiche ricevute per i problemi inerenti alla grafica spronino Game Freak (e a cascata Nintendo e The Pokémon Company) a concentrarsi maggiormente su questo aspetto per offrire ai giocatori un’esperienza visiva degna di questo nome che allo stato attuale affossa un gioco dalle buone potenzialità.