TENET- La Recensione

L'ultimo film di Christopher Nolan

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TENET non ha bisogno di spiegazioni, e come dicono nel film, va sentito, non capito.

Non è facile scrivere di TENET senza raccontarvi dei punti importanti nell’ultimo lavoro di Christopher Nolan.

Prendiamola larga come spesso fa il regista britannico: il cinema non sta vivendo il suo anno migliore. Anzi, il 2020 è probabilmente il peggior anno per le sale da decenni, a causa dell’emergenza sanitaria globale.

Dopo essere stati chiusi per circa sei mesi, tocca proprio a TENET di Christopher Nolan trainare gli incassi delle prime settimane, riportare gli spettatori in sala con la mascherina e cercare di distrarli per due ore e mezza. In Italia c’è riuscito, e da mercoledì 27 agosto sempre più persone sono tornate al buio della sala, lasciando il proprio nido e la piattaforma streaming per una serata diversa.

 

E TENET, almeno dal punto di vista registico, è inattaccabile. Il film è la summa di tutti i pregi e i difetti di Christopher Nolan. Il regista britannico ha unito tutti i generi su cui ha lavorato sotto un unico enorme ombrello palindromo. In TENET troviamo la spy story, l’action, la fantascienza e perfino il film di guerra, oltre quella dose di incredulità basata su un enigma reale (il Quadrato del Sator) che viene esasperata nel surreale, riuscendo comunque a tenerti ancorato allo schermo fino ai titoli di coda.

Il tutto si muove all’interno di un piano registico convincete, capace di stupire come un incidente d’auto al contrario, o come un palazzo che si distrugge e ricostruisce nello stesso momento. Tutti gli aspetti tecnici dell’ultimo film di Nolan sono, come al solito, curati quasi maniacalmente. Anche le musiche di Ludwig Göransson (Black Panther, The Mandalorian) richiamano spesso altri lavori del regista britannico, e al contempo si ambientano alla perfezione nel loop di immagini e nel riavvolgimento delle azioni. Qualche problema invece col mix audio del doppiaggio italiano, probabilmente dovuto all’emergenza sanitaria, ma niente di troppo grave.

 

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Non ho l’intenzione, ne tanto meno la supponenza, di volervi spiegare TENET (qualora ci fosse qualcosa di poco chiaro potete cliccare qui per l’articolo dedicato al finale) in quanto si tratta, a mio parere, di uno dei film più semplici e lineari di Christopher Nolan. Per quanto si possa parlare di “linearità” in un film con i loop temporali, ovviamente. Per non dirvi altro oltre quello che si vede nel trailer, il Protagonista (John David Washington) è impegnato in una corsa contro il tempo per salvare il mondo, dovrà impedire che un algoritmo del futuro finisca nelle mani sbagliate. La vicenda si muove apparentemente su un’unica linea temporale, affrontando un altro aspetto del tempo, dopo le tre timeline diverse viste in Dunkirk.

 

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Perché arrivato a metà , il film ricomincia, e scorre al contrario, tenendo fede al palindromo del titolo. Con questo stratagemma, Nolan colma quasi tutti i buchi della prima parte, dando una spiegazione agli eventi e raccontando un film classico in una maniera completamente nuova. Ottimi i protagonisti, sia Washington (Blakkklansman) che Robert Pattinson (The Lighthouse) hanno una buona chimica e su schermo funzionano. Buon lavoro anche per Kenneth Branagh (Assassinio sull’Orient Express) qui nel ruolo del cattivo, credibile ed egoista.

Come ci viene ricordato anche all’interno del film, TENET non va capito ma va sentito. Non cercate di capire tutto durante la visione, perché rischiereste di bloccarvi contro qualche dettaglio e perdervi invece dei momenti importanti e di conseguenza, vi rovinerete l’esperienza. Cercate poi di ragionarci dopo i titoli di coda, consci di tutte le informazioni raccolte durante la visione.

 

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Come nei suoi ultimi lavori, Christopher Nolan si muove attorno a uno dei suoi temi più cari: il sonno della ragione che genera mostri. Il regista ci invita a rimanere attenti concentrati, e lo fa con le immagini a schermo, con vere persone indotte al sonno. Il mostro egoista che perde il contatto col mondo, tanto da volerne la distruzione, è qualcosa che andrebbe fermato prima del tempo. Per tenerci attivi il regista cambia il ritmo del film, lo riavvolge su se stesso, lo movimenta e lo porta a una conclusione che si riallaccia all’incipit.

TENET è tutto questo, come già specificato, non è esente di difetti, come rendere complicato qualcosa che a tutti gli effetti non lo è. Ma è al contempo una delle qualità principali del regista britannico, trascinarci in un labirinto di parole e immagini, dandoci pian piano la soluzione o parte di essa. Eppure, nonostante tutto quello che sono riuscito a dirvi, senza raccontarvi dei punti importanti dell’ultimo lavoro di Nolan, non è facile scrivere di TENET.