What If…? è l’esordio di Marvel Studios nel mondo dell’animazione, un ottimo primo passo nel multiverso.
Qualche settimana fa, uccidendo Colui che Rimane, Sylvie (Sophia De Martino) ha aperto i multiversi: dal prossimo 11 agosto, ne scopriremo alcuni nel primo prodotto animato di Marvel Studios, What If…?.
A partire da mercoledì, per le nove settimane successive, esploreremo i multiversi, scoprendo cosa sarebbe successo se gli eventi che ben conosciamo fossero andati in maniera diversa. Scopriremo nuovi personaggi, ne ritroveremo di vecchi, e diremo addio per l’ultima volta a T’Challa, in quella che sarà l’ultima interpretazione di Chadwick Boseman.
Grazie a The Walt Disney Company, ho visto i primi tre episodi della nuova serie animata, ognuno fruibile come se fosse un’opera antologica, e sono pronto a parlarvene in questa recensione priva di Spoiler. Unitevi dunque a me e a Uatu l’Osservatore, immobili protagonisti di vicende Marvel inaspettate, dove una singola scelta cambia per sempre il futuro di quell’universo, cambio che è risponde a una sola domanda: E se…?
What If non è solo il primo passo nei tanto attesi multiversi del Marvel Cinematic Universe, ma è anche la prima serie animata dei Marvel Studios che, come accaduto per Star Wars, punterà ad espandere la storia dei film e delle serie TV in un altro media. Con l’animazione, Marvel Studios sarà in grado di narrare più storie spendendo meno soldi, e soprattutto in maniera più credibile di quanto si possa fare in live action (almeno per ora). Non solo, una serie animata permetterà di continuare a sfruttare personaggi scomparsi e, purtroppo, anche attori che non sono più tra noi.
Mi è sembrato doveroso iniziare a parlare di What If dal secondo episodio “E se Yondu avesse rapito T’Challa invece di Peter Quill“, in cui il figlio di T’Chaka non diventerà mai Pantera Nera, ma vestirà i panni di Star Lord, cambiando drasticamente le sorti della galassia. L’Osservatore si interroga su cosa succederebbe se Star Lord fosse più diplomatico, addestrato nel combattimento e dal buon cuore, mostrando allo spettatore un universo alternativo di cui, una volta raggiunta la fine, non si può fare a meno di volerne di più.
Si tratta di trenta minuti ricchi d’azione, colpi di scena, risate e anche qualche lacrima, con un messaggio non troppo nascosto per dire addio a Chadwick Boseman (che ha doppiato altri tre episodi oltre questo). Un episodio che potrei definire quasi perfetto, e che mi sento di promuovere tra i migliori prodotti del Marvel Cinematic Universe.
Questi primi tre episodi sono tutti antologici, e possono essere visti anche in disordine, o presi singolarmente. Il primo dei tre si domanda cosa sarebbe successo “Se Peggy Carter avesse ricevuto il siero del super soldato”, introducendo nel multiverso del Marvel Cinematic Universe Captain Carter, impavida eroina. Al suo fianco uno Steve Rogers mai cambiato, un uomo buono che utilizzerà l’Hydra Stomper creato da Howard Stark, per aiutare la sua amata. In trenta minuti che corrono come un treno dell’Hydra su un binario innevato, ripercorriamo tutte le vicende che già conosciamo, quelle viste nel primo Captain America, ma con degli exploit diversi e a volte inaspettati.
Forse è proprio il ritmo serrato l’aspetto che potrebbe non convincere alcuni spettatori. Nonostante What If parli di nuovi universi infatti, per essere goduto a pieno necessita della conoscenza dei personaggi originali. Sapendo come è T’Challa nell’universo dei film, adorerete ancora di più la sua versione spaziale.
Captain Carter funziona e convince, e il primo episodio mette subito in chiaro cosa può arrivare a fare la serie creata da A.C. Bradley. Raccontare storie aggiuntive che mostrano come sarebbero andati gli eventi quando cambia un dettaglio, quando qualcuno decide di andare a destra invece che a sinistra. Inoltre, si esplorano tre generi diversi in queste prime tre puntate, dimostrando quanto l’animazione possa davvero fare di tutto in poco tempo: abbiamo l’avventura action di Captain Carter, il colpo spaziale di Star Lord e il terzo episodio dall’atmosfera più cupa.
Vorrei scendere nei particolari per il terzo episodio, che cambia completamente genere e racconta un thriller in salsa Marvel, ma mi limiterò a questa definizione e al dirvi di non fidarvi di chi ha detto che sarà su Loki.
Se dal punto di vista narrativo What If cerca sempre di stupire lo spettatore, cambiando le carte in tavola su cosa e perché succedono determinati eventi, dal punto di vista grafico i Marvle Studios hanno fatto un ottimo lavoro. La serie sembra un fumetto in movimento, utilizzando una tecnica che mischia il 2D al 3D e che rende ogni frame bello da vedere e soprattutto coerente con ciò che lo circonda.
I personaggi hanno l’aspetto degli attori, e nell’85% dei casi anche le voci, almeno nella versione inglese. Perché, da questo punto di vista, noi italiani siamo stati molto fortunati. Disney e Marvel hanno infatti richiamato ogni singola voce (di quelle ancora disponibili ovviamente) per rendere il personaggio fedele alla sua controparte live action. Così dove in America non avranno Robert Downey Jr e Chris Evans, noi potremo sentire Angelo Maggi e Marco Vivio. Ho trovato il nostro doppiaggio praticamente perfetto, e l’avere il cast storico che ci ha accompagnato negli scorsi 11 anni ha sicuramente aiutato nel risultato.
Ovviamente, se volete ascoltare per l’ultima volta Chadwick Boseman, dovrete vedere il secondo episodio in lingua originale, così da sentire anche Michael Rooker (Yondu), Benicio del Toro (Il collezionista) e altre piccole chicche che non vi svelerò.
Questi primi tre episodi di What If sono solidi, divertenti e capaci di stupire a più riprese. Forse vanno un po’ troppo veloci, ma d’altronde bisogna raccontare un intero universo nel giro di trenta minuti. Ottimo il lavoro tecnico e di doppiaggio italiano e straordinaria nel suo complesso la seconda puntata. Se il futuro del Marvel Cinematic Universe sarà sempre più animato, non posso che esserne contento.