Alita: Angelo della battaglia – Recensione

Prima di procedere con la nostra recensione di Alita: Angelo della Battaglia, ci teniamo subito a dire una cosa: qualsiasi nostro giudizio è stato ponderato ed elaborato valutando esclusivamente la pellicola diretta da Robert Rodriguez, senza prendere in considerazione il manga di Yukito Kishiro dal quale prende ispirazione. Se siete quindi interessati all’opera originale, vi chiediamo di attendere il nostro giudizio sulla Alita Panzer Edition, splendida nuova versione targata Panini che potete trovare a un click di distanza.

Detto questo, siamo pronti. Si parte!

Come già anticipato nel paragrafo di apertura, Alita: Angelo della Battaglia (che da adesso chiameremo anche solo “Alita” per comodità) è un film diretto da Robert Rodriguez (Machete, Dal Tramonto all’Alba), scritto e prodotto da James Cameron (Titanic, Avatar), distribuito da 20th Century Fox e interpretato da Rosa Salazar, Christoph Waltz, Jennifer Connelly, Mahershala Ali ed Ed Skrein. La storia narra di Daisuke Ido, medico della Città di Ferro che, durante una sua visita alla discarica alla ricerca di rottami da poter utilizzare, si imbatte nel corpo devastato di una giovane cyborg. Come un futuristico Geppetto, Ido decide di mettere a nuovo il corpo della ragazza e di darle il nome di Alita, in memoria della propria defunta figlia. Alita, quindi, si trova senza memoria in un mondo che non riconosce, ma che comincia ad apprezzare sin da subito grazie all’incontro con Hugo, un giovane dalle grandi ambizioni e patito di Motorball, violento sport che tutti in città sembrano amare.

Siccome aggiungere ulteriori elementi alla trama sarebbe andare a danneggiare la visione a tutti coloro che non sono ancora riusciti ad andare in sala, vi basti sapere che Alita sarà costretta a far fronte ai numerosi pericoli che costellano la degradata Città di Ferro, nella speranza di scoprire qualcosa riguardo il proprio passato e, allo stesso tempo, di capire cosa riserva per lei il futuro.

James Cameron (con l’aiuto della sceneggiatrice Laeta Kalogridis) riesce nello straordinario intento di inserire una miriade di storyline all’interno dell’avventura di Alita, senza però mai perdere di vista il focus della storia: l’evoluzione psicologica della ragazza cyborg. Sia chiaro: non ci troviamo assolutamente davanti a un film introspettivo e/o psicologicamente approfondito, ma, pur facendo parte della categoria dei blockbuster, Alita riesce ad emozionare con sconcertante naturalezza. Nel corso del film, infatti, vengono messe in gioco molte tematiche importanti e, grazie a una scrittura precisa e mirata, gli sceneggiatori sono riusciti a trasmettere di momento in momento il loro messaggio, senza concentrarsi troppo su un singolo elemento per tutta la pellicola. Questo, per alcuni, potrebbe risultare come un aspetto negativo, mancando di un particolare approfondimento e/o tematica, ma per chi vi sta scrivendo si tratta di un elemento positivo, in quanto il bombardamento continuo d’informazioni lanciato dal film permette di mantenere un ritmo impeccabile per tutte le due ore di durata e di far riflettere sui molteplici messaggi solamente dopo essere usciti dalla sala. Molto interessante anche come, tramite l’utilizzo di stereotipi, il film riesca a sovvertire alcuni elementi portando a “colpi di scena” difficilmente prevedibili (non vi possiamo dire di più per evitare spoiler). Insomma: la sceneggiatura di Cameron e Kalogridis riesce a emozionare, pur rimanendo all’interno dei canoni proposti dai film d’azione più recenti e da quei film di origini che, ormai, abbiamo imparato a conoscere sin troppo bene grazie ai Marvel Studios.

Nonostante gran parte del cast si dimostri essere “solo” perfettamente integrato nella storia (da Christoph Waltz e Mahershala Ali potevamo aspettarci qualcosa di più), a far da padrona per tutta la pellicola è ancora una volta la nostra Alita. Rosa Salazar, nei panni digitali dell’Angelo della Battaglia, è splendida, emozionante, determinata, affascinante, carismatica e chi più ne ha più ne metta. Rimanere impassibili di fronte ai grandi occhioni di Alita è pressoché impossibile, come è altrettanto difficile non emozionarsi durante le molte sequenze d’azione esagerate (tipiche di Rodriguez) presenti nel corso del film.

Proprio le suddette scene d’azione, infatti, sono l’elemento meglio riuscito di tutta la produzione.

Ogni combattimento, gara e/o inseguimento che troverete all’interno della pellicola è diretto con innegabile maestria. Dimenticatevi le sequenze caotiche tipiche dei film di Michael Bay; Robert Rodriguez riesce nell’intento di realizzare situazioni estremamente caotiche con una chiarezza visiva a dir poco spettacolare e con delle coreografie da far invidia alla maggior parte dei registi di Hollywood. Il tutto, inoltre, è supportato da un lavoro di character design davvero riuscito, chiaramente rivolto a un pubblico mangofilo (evidenti alcuni topoi del genere), ma senza dimenticare una strizzata d’occhio alle ultime produzioni Sci-Fi americane.

In definitiva, Alita: Angelo della Battaglia è un film che tutti gli amanti del genere action dovrebbero andare a vedere. Una trama avvincente, una protagonista carismatica e un comparto tecnico di altissimo livello sono tutto quello che serve a un buon blockbuster per poter venire apprezzato e per meritarsi il prezzo dell’entrata in sala. Questa recensione, infatti, vuole non essere solamente un parere sulla pellicola di Rodriguez e Cameron, ma un vero e proprio messaggio a tutti voi: andate al cinema a vivere le avventure di Alita e non scaricatele da internet (vi vediamo, cosa credete). Il seguito del film, infatti, sarà messo in pre-produzione solamente se gli incassi lo permetteranno e fidatevi quando vi diciamo che, dopo aver visto il finale del film, vorrete tutti quanti vedere il secondo capitolo di questo nuovo, potenziale, franchise.

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