Britannia, nessuno vuole essere civilizzato – Recensione Blu-ray

Britannia

Anno 43 d.C., Roma inizia la conquista della Britannia, terra di miti e leggende, sotto il volere dell’Imperatore Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico. Un’impresa quasi impossibile, già tentata anni prima (55/54 a.C.) da Giulio Cesare in persona, che non è mai stata compiuta: dal 43 d.C. fino ad oltre i 150 anni dopo, l’isola della Britannia non è stata mai conquistata del tutto. Le cause ovviamente erano molte e delle più svariate, che non staremo qui ad analizzare, ma una cosa è certa: era sicuramente un popolo che poteva permettersi di bloccare l’avanzata dell’Impero Romano. Questa è una delle caratteristiche fondamentali e principali che emergono dal nuovo adattamento seriale di Sky Atlantic in collaborazione con AmazonBritannia, ambientata proprio durante la conquista romana dell’isola.

Con ben 9 puntate, che compongono la prima stagione, la serie si vuole presentare sul mercato come una valida sostituta dell’ormai uscente, con la sua ultima ed ottava stagione, Game of Thrones. Ci è riuscita o ci riuscirà? Delusione incontrovertibile o si può salvare qualcosa, magari in vista di una stagione futura? Vediamo un po’ cosa ha da offrirci.

Come tutte le serie a sfondo storico, aleggia sempre quel pizzico di curiosità, forse perché la storia trova sempre un modo diverso per affascinarci o perché siamo sempre più interessati dal modo in cui il mondo cinematografico e televisivo adatti certi momenti storici in modo teatrale. La serie in questione però non è da considerarsi affatto una serie storica, come lo può essere pressappòco Vikings, giusto per citarne una del momento, ma non è da considerare neanche come una serie di genere prettamente fantasy: non vedremo mostri, draghi o quant’altro come in Game of Thrones. Ma andiamo con ordine.

La storia inizia con l’approdo sulle coste Britanniche dei Romani, sotto la guida del generale Aulo Plauzio (David Morrissey), inviati dall’Imperatore Claudio, che si trovano faccia a faccia con una guerra fratricida interna che dilaga in tutto il continente fra le varie tribù. Tra tutte però, quelle che prenderanno il focus in questa serie saranno i Regnensi, guidati dalla spietata regina Antedia (Zoë Wanamaker, Madama Bumb della saga di Harry Potter) e i Cantiaci, sotto le redini del Re Pellenor (Ian McDiarmin), i cui fili si intrecceranno fin dall’inizio con un classico matrimonio politico che si rivelerà essere la solita imboscata tattica.

Quindi si entra subito nel vivo della narrazione: non mancheranno quindi scontri violenti e braccia che salteranno, ma con il difetto di non essere ben orchestrati. Le riprese degli scontri infatti, che verranno riviste presto con l’approdo dei Romani e l’inizio dei saccheggi, sono molto veloci e non nitide, la scena quindi appare confusa e spesso non ben comprensibile. Complice il fatto che gli effetti speciali non sono il massimo e, per non mostrare troppa finzione, spesso si ricorre ad un’inquadratura sfocata, che sarà centrale in questa serie, e fin troppo dinamica. Continuando la storia, veniamo a conoscenza di due personaggi chiave della narrazione: i figli di Re Pellenor, il primogenito Phelan (Julian Rhind-Tutt) e la sorella Kerra (Kelly Reilly) indomita donna guerriera che si fa notare subito per la sua astuzia. A seguire ci vengono presentati altri personaggi, che faranno parte di due differenti cicli narrativi: i co-protagonisti Cait (Eleanor Worthington Cox) e Divis (Nicolaj Lie Kaas), e poi i Druidi, cui vi figura, come personaggio chiave, il potente druido Veran (Mackenzie Crook, conosciuto soprattutto per il franchise di Pirati dei Caraibi).

Il tutto quindi non è altro che una bella ricetta romanzata che non ha nulla di vicino ad una serie storica, da far quindi storcere il naso ai puristi della Storia. I riferimenti ad essa infatti sono pressoché basilari, giusto l’uso di qualche nome famoso e nulla di più, per non parlare delle varie “licenze poetiche” che si sono voluti prendere circa alcuni personaggi, scritturati veramente male. Ciò che pone la serie su un livello differente da Vikings (che al momento è quella di maggiore spicca per la sua maggiore attinenza alla storia), sono proprio i druidi, queste figure quasi mistiche, neutrali e al di sopra di tutti con il potere di parlare con gli dei e agire con le loro forze in modo quasi magico. Ciò che quindi in Vikings è semplicemente qualcosa di velato, misterioso e quasi fortuito, in Britannia invece c’è, esiste ed è un punto chiave della narrazione: i druidi prevedono, incantano, vanno nell’oltretomba e ruotano gli eventi a loro piacimento realmente. Da un altro lato però non è qualcosa di eccessivamente invasivo, ponendo dunque la serie, sì, come una di genere fantasy, ma che non ha comunque nulla a che vedere con elfi, draghi o comunque qualcosa di troppo fantasioso.

I personaggi d’altro canto, nonostante i vari intrecci e le storyline dedicate non hanno tutto questo spessore e carattere che avrebbero potuto avere. Togliendo Divis e Veran, tutti gli altri sono dei personaggi abbastanza stereotipati, senza carattere e con delle note di prevedibilità spesso presenti. Perché non ho voluto considerare i due personaggi tra tutti gli altri? Prima di tutto perché, nel contesto della serie in sé sono gli unici, a mio parere, ad accattivare maggiormente il pubblico: Divis è sì, il classico personaggio reietto dal suo popolo, senza meta e spesso anche senza ragione, ma riesce, con la sua narrazione ad inserire quel pizzico di pepe in più giusto per movimentare e rendere più interessante il tutto; dall’altra parte Veran, nonostante possa sembrare un personaggio inutile e spesso sottovalutato, riesce a nascondere qualcosa di più, qualcosa che potrebbe ribaltare le sorti dell’Impero Romano nella Gran Bretagna, con questo suo fare ed essere mistico che a volte si rivela essere una menzogna psicologica retta dalla sua funzione di interlocutore degli dei.

Purtroppo, non mancano i problemi tecnici: nonostante infatti, i produttori in campo, aspettandosi quindi un budget sostenuto che tappasse maggiormente vari dettagli visivi. Tralasciando gli effetti speciali splatter che lasciano molto a desiderare, soprattutto nelle scene da primo piano, gli errori principali sicuramente da poter e dover correggere sono: l’attinenza costumistica, poiché abiti dal taglio fantasy, troppi tatuaggi e conformazioni sembrano indirizzare la serie verso qualcosa di non professionale; le inquadrature, i filtri ottici e riprese in sé. Come detto prima infatti per quest’ultimo punto, spesso si ricorre ad un’inquadratura troppo dinamica o ad un’ottica sfocata che, seppur in alcuni momenti è perfettamente funzionante, per via di assuefazioni di personaggi derivanti da droghe o momenti di furia omicida, a lungo andare e soprattutto il cattivo e troppo uso, infastidiscono lo spettatore che prova difficoltà a collegare bene le sequenze narrative.

Sicuramente non riuscirà a sorreggere i vari errori, ma sicuramente non va tralasciata la fotografia della serie. Siamo in Repubblica Ceca e in Galles, ampie e maestose vedute sulle coste e sui territori interni boscosi, ricchi di colori e contrasti che arricchiscono di molto la scena e sicuramente l’epicità della narrazione. Narrazione che comunque purtroppo pecca di originalità. Come per i personaggi, non vi è carattere, sembra che si vuole prendere un pizzico da ogni serie simile, cercare di inserirli ed incollarli insieme in un qualcosa che alla fine risulta debole e fragile. Si sviluppano infatti varie linee narrative, ma in qualche modo la maggior parte di esse svaniscono in poco tempo, agglomerandosi verso due linee principali.

Veniamo ora all’analisi del disco che abbiamo potuto esaminare per la visione di Britannia. Tre dischi in una classica confezione amaray nel taglio Blu-ray in formato video panoramico in Full HD 1.78:1, rendendo i colori ed i contrasti dei maestosi paesaggi e dei costumi dei personaggi un punto forte dell’intera serie. Per quanto riguarda l’audio, il disco contiene diverse tracce multilingua, tra cui Italiano, Inglese e Tedesco DTS-HD MA 5.1.

Ogni puntata costa di circa 45 minuti, per un totale completo di 420 minuti circa. Per quanto riguarda i contenuti speciali, sono presenti due interessanti featurette che analizzano il dietro le quinte della serie con numerose curiosità e dettagli dietro il progetto e le idee che hanno portato alla realizzazione finale:

  • L’incubo pagano di Roma
  • Nascita sanguinosa della Gran Bretagna

CONCLUSIONE

Tirando le somme, è una serie che vi consiglio? Nonostante gli errori, nonostante una storyline debole, vi consiglio comunque Britannia, questo perché è ancora una serie in fase embrionale, come in tutte, la prima stagione è una sorta di spugna che serve ad accumulare tutto ciò che si può sistemare in una seconda futura stagione, già comunque confermata. Britannia vi trasporterà in un mondo mistico e diverso da ciò che siamo soliti a vedere, come già scritto precedentemente, non è nulla di estremamente fantasy, non è neanche nulla di stampo storico: quindi non aspettatevi Piero Angela come voce narrante, ma neanche nulla di “Jacksoniano”.

Britannia
Pros
Paesaggi visivamente maestosi
Un nuovo genere di serie tv fantasy/storica
Una serie ancora all'inizio che sembra comunque avere in mano le carte giuste per rialzarsi
Cons
Sceneggiatura e narrazione non proprio ben strutturate
Personaggi non troppo memorabili sullo schermo
Effetti visivi e tecnici che hanno bisogno ancora di qualche revisione
6.7
Voto